MONCENISIO (MERCOLEDÌ 15 NOVEMBRE) – È stato ritrovato questa mattina, in territorio francese, il corpo senza vita del giovane escursionista valsusino Roberto Neglia, 38 anni.
Le ricerche erano iniziate dalla notte di domenica, quando Neglia aveva lasciato l’auto a San Nicolao senza dare più notizie.
Il corpo dell’escursionista è stato ritrovato pochi minuti fa tra la strada statale e il bordo del lago del Moncenisio, a monte della diga in territorio francese.
Le operazioni di questi giorni sono state condotte dal Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS Piemonte), Soccorso Alpino della Guardia di Finanza, Vigili del Fuoco, Croce Rossa Italiana, Peloton de la Gendarmerie de Haute Montagne (PGHM) e Polizia francese.
Neglia si era recato in zona per un’escursione nella giornata di domenica e in serata aveva richiesto l’intervento dei soccorsi, senza riuscire a fornire indicazioni precise sulla sua ubicazione. Già nella notte tra domenica e lunedì una squadra erano iniziate le ricerche nonostante la bufera di neve e vento che imperversava.
In seguito, nella giornata di lunedì erano proseguite le ricerche interforze con l’utilizzo di 4 unità cinofile e di 2 elicotteri.
Martedì è stata ulteriormente ampliata l’area di ricerca, a valle della diga, grazie alla presenza di un massiccio dispiegamento di personale, finché questa mattina si è deciso di spostare il raggio d’azione a monte dell’invaso, dove è avvenuto il ritrovamento.
Mi spiace moltissimo, e se era tra la statale e il lago mi chiedo come abbiano fatto a non trovarlo prima, possibile che la gendarmerie francese non abbia fatto un giro attorno al lago, a piedi per vedere se l’escursionista fosse andato verso la Francia? Mi fa ancora più impressione leggere nell’articolo che aveva chiesto aiuto, mi sembra impossibile che nel 2017 non si riesca a stabilire da dove provenga una chiamata. Condoglianze alla famiglia.
Se una chiamata viene fatta da un satellitare si può stabilire il punto pressoché esatto dal quale proviene ma se viene fatta da un cellulare normale si può stabilire solamente quale cella lo ha agganciato ed il telefono può trovarsi anche nel raggio di due chilometri. Prima di muovere critiche accendere il cervello.
Antonio, la geolocalizzazione di un cellulare è cosa fattibilissima, fatti un giro su internet e lo capirai da solo.
Dove ti sei sognato i due km di raggio mi piacerebbe saperlo…..
Comunque, nel caso specifico se la chiamata è finita su un centralino francese è evidente che la cellula telefonica fosse francese, di conseguenza le ricerche andavano fatte sull’area di copertura della cella, che non poteva che essere sul versante francese del Moncenisio e non su quello italiano data l’orografia del luogo.
Non lo avrebbero trovato vivo in ogni caso, ma almeno i soccorritori si sarebbero risparmiati due giorni al gelo.
Saluti
Ha ragione Antonio, anzi, sono ben più di 2km quando si è agganciati ad una sola cella (in questo caso quella del Pampalù). La precisione metrica la si ha con triangolazione, quindi con 3 ripetitori a vista in contemporanea, non certo in montagna.
Probabilmente quella zona vede anche solo un ripetitore francese quindi il discorso è analogo anche per loro.
No, Antonio sostiene che la geolocalizzazione si può fare solo con satellitari, mentre non è vero.
Ho contestato la cella con raggio di copertura a due Km, può essere molto di meno in ambito urbano e molto di più in ambito rurale.
Il povero Roberto non era agganciato al Pampalù, per il semplice fatto che la sua chiamata è arrivata ad un centralino Francese (a Chambery per la precisione) quindi ha agganciato una cella Francese.
Senz’altro serve una triangolazione per la localizzazione, ma quando non è possibile ti devi basare sull’area di copertura della cella da cui hai ricevuto l’ultima chiamata.
Le ricerche, da subito andavano fatte a monte della diga e non a valle come invece è successo.
Saluti
Sarà anche così, ma mi sembra che si possa percorrere un raggio di due chilometri per salvare una vita umana. Oltre tutto dall’articolo non mi pare di capire che fosse in un punto nascosto, visto che dice che era tra la strada statale e il bordo del lago, mi stupisce che la gendarmerie francese non sia riuscito a localizzarlo prima, magari in tempo per salvarlo, perché morire di freddo in queste notti è una sofferenza che nessuno di noi può capire.
Comunque, con il maltempo è proprio meglio non andarci in montagna, è troppo pericoloso.
Ma quante ne sai….!! Sssss…
idem per il Rocciamelone anche sotto la Protezione di Maria Vergine e degli Angeli Custodi! Non credo che bisogna essere particolarmente scaltri per valutare i rischi senza ………il senno del poi.
R.I.P.
mi dispiace moltissimo, sei volato in cielo in un posto così bello, col vento che soffiava con violenza…. Sarai sempre lassù al Monce, sarai con i fiori e con le marmotte, con i colori che solo in quel posto sono così belli.
Tutto strano,il malore? La chiamata? Aspettiamo l’Autopsia per capire meglio le cause.
Condolianze alla famiglia.