di FABIO TANZILLI
OULX / MONCALIERI – Non c’è un senso, non c’è un destino ragionevole, non c’è nessun angelo custode o un minimo di giustizia in questo mondo, se accadono fatti tragici come quello di ieri sera a Oulx, in borgata Vazon.
Irene aveva degli splendidi occhi chiari: era solare, i suoi giorni erano un inno alla vita.
“Forse è tutto qui
Che cosa vuoi che dica
Forse è proprio questo
Il bello della vita”.
Irene Bertello aveva 25 anni, viveva a Moncalieri, era bella come il sole e aveva tutta la vita davanti: una carriera promettente nel settore della moda come fashion designer, una laurea magistrale in direzione d’impresa, marketing e strategia appena conquistata a luglio, tanti amici e un amore.
“So live a life you will remember” era il suo motto, citando una canzone di Avicii.
Scriveva così a luglio, accanto a una sua foto:
“Che tanto tutto scorre e un attimo dura una vita.
Si fa male solo chi non cade.
E a non buttarsi si butta una vita. Sei libera”.
La sua vita era simile a quella di tante ragazze: fiori che nascono e colorano le nostre vite, grazie anche solo al fatto di conoscerle.
Tre giorni fa aveva postato la sua ultima foto, dove traspare la sua gioia di vivere, il suo sorriso. Le ultime immagini la ritraggono proprio tra le nevi che tanto amava:
“Tienila stretta questa felicità”
scriveva Irene, con il palloncino rosso.
I suoi giorni irripetibili raccontava attraverso i social, dove postava le foto delle sue giornate: prima la passione per gli studi, poi la festa di laurea con la ola al 110 e lode con successivo tuffo in piscina, le giornate tra le nevi sulle montagne che tanto amava insieme agli amici e alle amiche.
Il giorno della sua laurea viene descritto così: “Sentire “110 e Lode” dopo aver lavorato e studiato contemporaneamente, per tutta la magistrale, è stata una delle frasi che più mi ha gratificato. Ma vedere tutte le persone che amo gioire e urlare per questo traguardo come se fosse il loro, mi ha fatto sentire amata. E devo ringraziarli perché in questi anni hanno fatto i salti mortali per farmi sentire la loro vicinanza, anche quando io di tempo per loro non ne avevo. Mangiavano con me alle 11 di sera perché prima studiavo. Venivano a trovarmi in pausa pranzo anche se avevo solo un’ora libera per loro. Ascoltavano tutti i miei “sono stanca” rispondendomi sempre che ci sarei riuscita. Passavano con me i pomeriggi dopo gli esami, perché erano gli unici giorni in cui prendevo permesso da lavoro. Facevano le 4 del mattino con me il venerdì o sabato sera, perché erano i miei unici momenti di svago, anche quando erano stanchi o lavoravano il giorno dopo. Sono fortunata ad avere nella mia vita persone che mi amano così tanto e che mi hanno regalato momenti di spensieratezza e felicità. Grazie”.
Irene raccontava la passione per il suo lavoro, che aveva iniziato a svolgere già da alcuni anni, ancor prima di conquistare la laurea. Lavorava anche fino a tardi, senza sosta, e con orgoglio postava le immagini al pc con le sue ultime creazioni di moda.
Aveva passione per i risultati che stava raggiungendo giorno dopo giorno, accomunando la fatica dello studio a quella del lavoro. Aveva dentro di sé un’energia incredibile che trasmetteva agli amici e alle amiche, correndo felici sotto la pioggia o sedute sulle panchine giganti di Montoso. Sempre con il sorriso sulle labbra.
Questo ultimo weekend l’aveva passato a Vazon, frazione montana appena sopra Oulx, insieme al fidanzato.
Una vita che è stata spezzata all’improvviso, in una tragica domenica sera: Irene è morta così, travolta dal suv che, insieme al fidanzato, stava cercando di far uscire dalla neve. Capita a tanti di rimanere impantanati nella neve, in alta Valsusa come in altre zone montane. Irene in mezzo a quel pantano di neve ha trovato la morte.
E’ bastata una fatalità, pare l’inserimento della retromarcia del cambio automatico con il suv del suo ragazzo che è ripartito all’improvviso…e non c’è stato scampo, non c’è stata fortuna, non c’è stata pietà: Irene è morta molto probabilmente sul colpo, schiacciata dal peso del veicolo. Il suo ragazzo, che stava spingendo dall’esterno la vettura per farla uscire dalla neve, è sotto choc: un trauma impossibile da dimenticare.
E così ancora una volta ci rendiamo conto di quanto sia ingiusta questa vita, di quanto sia dolorosa, senza un senso logico per una morte assurda di una ragazza speciale:
“Che tanto tutto scorre e un attimo dura una vita.
Si fa male solo chi non cade.
E a non buttarsi si butta una vita. Sei libera”.
In effetti la vita non è giusta (equa): c’è chi nasce sano, bello, in gamba, intelligente, in una bella famiglia, in una nazione progredita, … e chi NO.
Forse sta a noi cercare di renderla meno iniqua.
Cmq io l’angelo custode ce l’ho, e me lo tengo ben stretto.
Esprimo le più sentite condoglianze.
Ditelo ai vostri ragazzi: “Allacciatevi sempre”. Slacciate solo a motore spento e freno a mano tirato. Se poi state manovrando sul ciglio della strada, anche da quasi fermi, l’incidente può capitare… se cappottate allacciati e non prende fuoco l’auto, non succederà nulla. Le forze in gioco sono enormi: non potete tenervi al volante, le porte si aprono…
Ditelo ai vostri ragazzi.
Enrico Incarbone, Torino.
Su quella strada c’è il divieto di transito durante l’inverno, con tanto di cartello e transenna. chissà perchè lo avevano messo….