TUNNEL DEL FREJUS, CON LA SECONDA CANNA ADDIO AI PRESIDI ANTICENDIO / LAVORATORI TEMOMO LICENZIAMENTI, LA SITAF RASSICURA 

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Con la messa in funzione della seconda canna, quasi sicuramente saranno aboliti i 4 presidi antincendio alla galleria autostradale del Frejus. Tra cui quelli di Bardonecchia, dove oggi lavorano circa 50 persone: tutti dipendenti della società che gestisce A32 e Traforo, abilitati con apposito patentino ad occuparsi di sicurezza, come dei veri e propri vigili del fuoco. È la notizia che in questi giorni sta circolando all’interno della Sitaf, e che crea malcontento e preoccupazione tra i lavoratori. “Sarà il Comitato di Sicurezza di Italia e Francia a decidere – risponde piccato l’amministratore della Sitaf, Gianni Luciani – non è una scelta di Sitaf, ma di fatto è ragionevole che con due canne di traffico separato, dal 2019 il Frejus sia più sicuro e non necessiti più di tale servizio”. “Sia in Italia che in Europa non esistono doppie gallerie che hanno anche i presidi antincendio con il personale, così come invece noi abbiamo oggi  – aggiunge il direttore del traforo, Salvatore Sergi – è un fatto di normative. Le legge dice che non è obbligatoria, perché due canne separate garantiscono molta più sicurezza, senza l’intervento umano”. I lavoratori del Frejus sono però molto preoccupati, e temono che dal 2019 possano essere licenziamenti: già dal prossimo anno in 15 andranno via, proprio perché entreranno in funzione i nuovi rifugi della seconda canna, e non sarà più necessario il trasporto con le navette. “La Sitaf non ha mai licenziato nessuno – replica Sergi – stiamo facendo di tutto, anche oltre le nostre competenze, per preservare i posti di lavoro. Abbiamo tempo tre anni, ma bisogn esser  collaborativi”. Al Frejus ci sono 4 basi: due all’ingresso del traforo, sui lati italiani e francese, e due all’interno della galleria, poste entrambe a circa quattromila metri dagli imbocchi. La scelta di attivare i presidi di sicurezza con le quattro equipe,  era stata imposta dai ministeri dopo l’incendio che scoppiò dentro il Frejus nel 2005, in cui persero la vita due camionisti. 

Per l’azienda e il comitato di sicurezza, grazie alle due canne separate, non sarebbe più necessario avere sul posto le squadre di pronto intervento antincendio, ma se i numeri dei tir aumenteranno di nuovo? Non a caso, c’è un’apposita direttiva ministeriale che prevede dal 2019 al Frejus l’innalzamento dei passaggi a 1 milione di mezzi pesanti annui (circa 4400 al giorno), come avveniva anni fa, mentre oggi sono 600mila passaggi. “Non si possono associare le due cose, il tema della sicurezza non è in discussione –  replica Luciani – oggi abbiamo il 24% del traffico in meno rispetto al 2007”.

Sempre in tema di posti di lavoro, c’è un’altra questione in ballo, ma che stavolta riguarda tutta la società con i suoi circa 600 dipendenti: l’azienda ha deciso che, da gennaio, sarà disdetto il contratto di secondo livello, che prevede le varie indennità per i lavoratori. Così da rinegoziare tutti i vari bonus previsti per i dipendenti e acquisiti negli anni: il contratto di secondo livello prevedeva bonus, premi di produzione e indennità varie (dai rischi sul posto di lavoro ai turni sfalsati o spezzati, fino agli incentivi alla produttività, ecc.).. “Alcune voci sono ormai superate, ma non intendiamo cancellarle tutte – spiega l’ad Gianni Luciani – la nostra volontà è quella di trattare con i rappresentanti dei lavoratori per arrivare ad un’intesa”.  

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