GIAVENO – Daniele Ughetto Pianpaschet è stato condannato dalla Corte d’Appello a 25 anni e mezzo di carcere, per aver ucciso la prostituta nigeriana Anthonia Ogbuna. In primo grado l’uomo di Giaveno (difeso dall’avvocato Stefani Tizzani) era stato assolto, ma in appello è arrivata la condanna: “Sono innocente. Questa sentenza tutela una banda di mafiosi”, ha commentato Ughetto lasciando il palazzo di giustizia di Torino, accompagnato dai parenti, dopo la sentenza di condanna. Il condannato afferma che a uccidere la donna siano stati alcuni criminali che sfruttano la prostituzione a Torino e provincia. Secondo i giudici è stato lui ad aver ucciso a coltellate la ragazza, e dopo l’ha buttata nel Po. Il caso del giovane di Giaveno ha fatto molto parlare, perché la descrizione di un analogo delitto era stata pubblicata su un libro scritto dallo stesso assassino. La ragazza nigeriana venne uccisa quattro anni fa, nel novembre 2011. Il corpo venne ritrovato solo a febbraio 2012, mentre scendeva lungo il fiume Po. Solo grazie alle indagini della procura si appurò che la donna era stata uccisa. Secondo gli inquirenti, Anthonia è stata ammazzata il 28 novembre 2011, giorno in cui cessarono le comunicazioni dal suo telefono cellulare. Al quale, fino a quel momento, Piampaschet telefonava di continuo.
Le prove della colpevolezza sono state tre: 1) il termine delle telefonate tra l’assassino e la prostituta coincide proprio con il giorno dell’omicidio; 2) sul sedile dell’auto del ragazzo sono state ritrovate gocce di sangue proprio della vittima; 3) i due libri del giavanese sono di fatto una confessione del delitto (i titoli sono «La rosa e il leone» e “Il braccialetto di corallo”). Piampaschet in primo grado era stato assolto, perché i tabulati telefonici avrebbero provato che il 28 novembre era a Giaveno, lontano dalla “cella” dove era stato agganciato il cellulare della vittima.