di PAOLA TESIO
GIAVENO – Negli anni sessanta Adriano Celentano cantava “Il ragazzo delle via Gluck” le cui strofe si snodavano al ritmo della metafora di “uno di noi” costretto a lasciare il luogo natale in cui era cresciuto in cerca di nuove possibilità e tenendo però sempre nel cuore quella vita semplice e felice ormai viva solo nei ricordi perchè “Là dove c’era l’erba ora c’è una città e quella casa in mezzo al verde ormai, dove sarà?’’.
Ricalcava un sentimento analogo anche il brano “Che sarà” esordito al Festival di Sanremo del 1971 classificandosi secondo nella doppia interpretazione di José Feliciano e dei Ricchi e Poveri che narrava con altrettanta nostalgia del paesello situato su una collina, disteso come un vecchio addormentato: “Paese mio, ti lascio io vado via”.
Ironica è invece la canzone “Sangon Blues” del 1965 cantata da Gipo Farassino nel periodo in cui la vita frenetica della metropoli operaia era crocevia di persone che migravano lasciando le campagne, abbandonando le montagne e i luoghi rurali. Dopo una settimana di duro lavoro passata nelle fabbriche molte persone trascorrevano i weekend sulle sponde del Sangone, vere e proprie spiagge che si snodavano sul corso del fiume e costituivano delle vacanze a costo zero infondendo dei momenti di tranquillità lontano dai rumori della città. Scritta in dialetto piemontese narrava le vicende del giovane Berto che si abbronzava su quelle sponde dove si potevano incontrare le belle ragazze. Il lunedì il ritorno in fabbrica era sempre difficile: “Al lun-es l’è dura E ‘l cap officina ‘m dis sempre: “Ma Berto còsa ‘t fas?” I svaso le stafe e sbalo ij bolon ma penso sempre a Sangon’”.
Ancora oggi, nonostante i tempi siano mutati, i paesi natali restano sempre vividi come i ricordi trascorsi nella spensierata gioventù. Mario Iannone, che ha vissuto a Giaveno per quarantacinque anni, non riesce a dimenticare la sua amata Giaveno, anche se da sei anni si è trasferito per lavoro in Germania a Stoccarda, definita “città verde” in virtù dei suoi numerosi parchi, dei vigneti e delle colline che la circondano, della vicinanza con la Foresta Nera e delle rive del fiume Neckar, senza dimenticare le storiche e tipiche architetture.
“Ho trascorso la mia infanzia e la mia giovinezza a Giaveno, da piccoli correvamo felici sulle pietre del Sangone, oppure giocavamo per le strade a nascondino o al salto dell’elastico. Da ragazzo ricordo le passeggiate in montagna e le serate al fresco con gli amici, oltre agli allenamenti per le gare di running. Non ho mai dimenticato la mia adorata Giaveno, i luoghi e i volti delle persone che ho incontrato”.
Cosi anche Mario Iannone, che da qualche tempo a livello amatoriale si dedica al canto, ha deciso di scrivere e cantare delle strofe sul paese natale che lui, come tanti, per lavoro è stato costretto ad abbandonare: “L’intento è di rivivere quei momenti con felicità e freschezza e rendere omaggio alla cittadina, ho giocato sul nome Giaveno e alla rima con la parola Arcobaleno, perché se dovessi dipingere quei ricordi lo farei con i colori del suo spettro che rappresentano emozioni positive. Ho assistito tante volte a questo fenomeno quando abitavo lì: dopo i temporali sprigionava allegria e serenità ed è questo l’intento della mia canzone”.
Dal titolo “Giaveno io”, pubblicata recentemente su Spotify narra la sua sua stroria: “Sono nato in un Paese di provincia che porta il nome dell’arcobaleno si chiama Giaveno. Ma è un ricordo un ricordo ormai lontano. Ho visto amici che sono andati via .… Ricordo ancora come se fosse oggi tutti insieme in piazza San Lorenzo …. è un ricordo di quando ero ragazzino .… si giocava tutti quanti a nascondino. Ora che i tempi son cambiati e noi siamo tutti invecchiati abbiamo ancora nel cuore la nostra Giaveno, con i colori dell’arcobaleno”.
Complimenti!!! Molto bella musica e parole bravooooo
Bellissima canzone sarebbe bello se ogni paese della Valle di Susa avesse la sua canzone. Forza maestri di musica e poeti fateci sentire le vostre molteplici doti.
Bellissima canzone. Sarebbe bello se ogni paese della nostra bella Valle di Susa avesse la sua canzone. Forza maestri di musica e poeti, fateci sentire le vostre molteplici doti.
Ciao Simonetta . Grazie mille. Per me è stato un piacere.