SESTRIERE – A settembre la Corte dei Conti deciderà, con sentenza, se il sindaco e presidente dell’Unione Montana Vialattea Valter Marin, il segretario comunale Diego Joannas, Mimmo Arcidiacono e gli altri amministratori dell’Agenzia Torino 2006 dovranno restituire di tasca loro la bellezza di 2 milioni di euro allo Stato, per la vicenda della maxi consulenza assegnata durante la gestione dei cantieri olimpici di Torino 2006. La sentenza di questo processo è attesa infatti dopo l’estate.
Questa mattina, presso la Corte dei Conti di Torino, c’è stata l’udienza dedicata alla difesa: gli avvocati del cda dell’Agenzia Torino 2006 hanno espresso i motivi per cui il presidente Arcidiacono, Marin e gli altri componenti del cda hanno scelto di spendere 2 milioni di euro per
un mega contratto affidato all’esterno, per controllare i progetti di realizzazione delle opere olimpiche.
La procura della Corte dei Conti ammette che il tutto avvenne attraverso una procedura ineccepibile, ma secondo la Procura l’organizzazione delle Olimpiadi aveva già al suo interno i professionisti necessari: per l’accusa, non era necessario spendere oltre due milioni di euro per seguire l’avanzamento dei cantieri, visto che quello era proprio il compito assegnato all’Agenzia 2006.
L’Agenzia olimpica stipulò nel 2001 il contratto per il project control, proprio con gli esperti che pochi mesi prima avevano organizzato le olimpiadi di Sydney, tenutesi l’anno precedente. Il loro lavoro era di supporto dei 12 tecnici che lavoravano nell’Agenzia, per controllare l’avanzamento di 65 opere, per le quali erano stati allestiti oltre 150 cantieri a Torino, Pinerolo e sulle montagne della Val Susa e Val Chisone.
“A nostra impressione, l’udienza di questa mattina è andata bene – spiega Marin a ValsusaOggi – quelle opere erano complesse nella realizzazione, ed è stato indispensabile farsi aiutare nel project control per consegnare i cantieri nei tempi necessari. Ricordo che le opere erano da terminare già nel 2005, per i Test Event delle Olimpiadi, e abbiamo fatto tutto in soli 4 anni”.
Ma era proprio necessario quest’appalto da 2 milioni? “In qualsiasi posto del mondo, per opere così urgenti, viene utilizzato lo strumento di controllo dei cantieri – risponde il sindaco – non potevamo permetterci di slittare e far ritardare i lavori, c’era una scadenza troppo importante. Se non avessimo attuato il controllo puntuale dei cantieri, non ci saremmo riusciti ad avere tutte le opere pronte. Non potevamo aggrapparci solo all’applicazione delle penali per le ditte in ritardo, ci voleva un controllo capillare, per finire tutto entro gennaio 2005”.
Ora si attende la sentenza di settembre: seppur con prudenza, Marin si dice “fiducioso, in quanto gli avvocati hanno illustrato tutte le nostre motivazioni e la buona fede nelle scelte. Soprattutto perché il nostro modello di gestione ha fatto scuola, era dal 1960 che le Olimpiadi non si tenevano in Italia. Il nostro modello è stato utilizzato anche da Expo2015 a Milano e da altri Paesi. Il controllo continuo dei cantieri ci ha permesso anche di evitare infiltrazioni mafiose e malavitose”.
beh…..l’ultima frase dice tutto: “Il nostro modello è stato utilizzato anche da Expo2015 a Milano e da altri Paesi. Il controllo continuo dei cantieri ci ha permesso anche di evitare infiltrazioni mafiose e malavitose”.
Ma per favore!
Forse il sindaco non ha ben presente la situazione economica e giudiziaria di Expo 2015….