di FEDERICA GUIDI(Da Genova)
ZENA Città regale e misteriosa la mia,
la Superba, cosi imponente e popolare al tempo stesso
“la città dei bei palazzi”, dove si respira Mare,
e voci e profumi che si rincorrono nei caruggi
e un via vai di genti tra l’azzurro del mare e il verde dei monti.
Città colorata e vivace la mia,
ed è cosi difficile vederti piegata, in ginocchio, ancora.
Tu cosi bella e maestosa che piangi
ora come tre anni fa i tuoi morti, e quanti ancora!?
Sorrisi strappati alla vita, senza alcun un senso, senza preavviso, travolti da pioggia e fango.
Stesso problema che si ripete ogni volta quando il cielo piange, i fiumi esplodono portando via tutto,
speranze, lavoro, fatiche di una vita e sorrisi, come quelli di Shpresa con le piccole Gioia e Janissa, Angela, Evelina serena e Antonio oggi.
Città curiosa la mia,
cantata da tutti, amata da molti, mistrattata da pochi, i soliti, che sempre agiscono in conseguenza all’emergenza e, in preda al panico, per risollevarti dal crollo.
Tu li spaventi!
Tu violentata da acqua e fango che inesorabili e potenti avanzano travolgendo tutto,ogni cosa, ogni via, ogni vita, ogni tuo tesoro, ma nessuno che si preoccupi di curarti, rispettarti davvero e amarti giorno per giorno.
Oggi come ieri solo gli angeli del fango, gente semplice che ama questa terra come fosse un po’ casa sua, si rimbocca e maniche e ti ripulisce.
Genova…
Genova d’anima forte, come dice Guccini.
Genova che non si arrende,
Genova che combatte, che si unisce e vince!
Ora basta!
Non è possibile attuare sempre strategie di emergenza dal momento che emergenza non è, evidentemente, se a storia si ripete dal ’70 e negli ultimi anni sempre più spesso.
Genova la Superba nuovamente colpita e in ginocchio, deturpata dalle frane, sempre più frequenti, invasa da acqua e fango ancora, violentata dall’immobilismo delle politiche ecologiche e sociali di questo territorio ad alto rischio di alluvione, perchè evidentemente i sei morti, di soltanto tre anni fa, tra cui due bambine, non sono bastati.e oggi un altro sorriso va via, ma per colpa d chi?
Di tutti noi,senza distinzione di sorta, colori, partiti e bandiere.
Noi che mistrattiamo questa città invece di amarla e rispettarla ogni giorno. Noi che ci ostiniamo a criticare,ma restiamo inerti, senza cercare di cambiarla, di salvarla, di proteggerla. E intanto la pioggia cade, il fango avanza e i fiumi esplodono, portandosi via speranze, il lavoro e fatiche di una vita e sorrisi che mai più torneranno.
In quel preciso istante in cui ti rendi conto che tutto sta accadendo adesso, sotto i tuoi occhi e non puoi far niente per impedirlo, ripensi che la fuori in mezzo alle macchine o travolta,, vinta dalla forza del torrente straripato e senza via di scampo potevi essere tu, se solo avessi tardato il rientro a casa di poco.
E’ li che poi si vedono gli angeli del fango e gente di ogni dove e di ogni età che ama questa terra come fosse casa sua, che affonda le mani nella fanghiglia e con fatica cerca di ripulirla.
Ci si tende la mano e si lavora insieme fianco a fianco senza sosta e con la voglia di fare, di risistemare il nostro angolo di paradiso, la nostra città, la Superba!
Un po’ come avviene nei piccoli paesi e io, valsusina d’adozione la conosco bene, quella forza che ti sale dentro quando sai che devi salvare la tia città a tutti i costi, perchè lei ti ha cullato, tra i suoi profumi, i suoi caruggi, quell’aria di mare che ti invade e ti fa innamorare, tra i colori delle case a strapiombo schiacciate tra l’azzurro del mare e il verde dei monti, tra il chiacchiericcio delle comari, dei marinai, piazze colme di viandanti curiosi e l’allegria e la forza d’animo di questa gente.
Genova ora piange, bloccata da una classe che non considera tecniche preventive di tutela, per poi scongiurare il disastro che lento avanza e operare in extremis col doppio dei costi in termini economici e di vittime e di cuori che vedono questa città “dai bei palazzi” morire.
Genova in ginocchio che trema, che affoga, ancora.
Genova la Superba, d’anima forte per Guccini.
Forza Genova, signora del mare! (Petrarca)