di IVO BLANDINO
SAUZE DI CESANA / VALLE ARGENTERA – Il sindaco di Sauze di Cesana, Maurizio Beria D’Argentina replica sull’appello degli allevatori della Valle Argentera, che hanno chiesto al Comune di far riaprire la strada: “Per i lavoratori della Valle Argentera si intendono i 4 alpeggiatori. Che gli alpeggiatori dicano di sentirsi soli lo smentisco, ne ho la dimostrazione anche solo guardando l’elenco delle chiamate sul mio telefonino in entrata ed uscita. Sono chiamate quotidiane, interventi che facciamo come Comune, gli allevatori lo sanno che possono utilizzare la strada della Valle Argentera, in deroga all’ordinanza di chiusura che permane ancora. Giovedì scorso c’è stato un nuovo distacco di massi, che fortunatamente non ha raggiunto la strada. Gli allevatori possono arrivare fino all’inizio della strada, di questo ne abbiamo già parlato con le associazioni di categoria. Inoltre se vengono dimostrati dei mancati incassi a causa della frana, è previsto il rimborso delle somme non incassate, con l’assessorato all’Agricoltura della Regione. Il suggerimento che io do agli allevatori della Valle Argentera, per quanto riguarda i cali di vendita dei formaggi e altri prodotti che normalmente venivano venduti sul posto, è quello di organizzarsi per portare i loro prodotti in una zona sicura: un conto è far passare in strada un solo mezzo che porta 20 tome, diverso che far passare 200 macchine che vanno ad acquistare un quarto di toma”. Qual è la situazione della strada? “Tra Sauze di Cesana verso Sestriere, in un tratto di 3 chilometri si sono verificate cinque colate di fango, ed ancora oggi la strada non è in condizione di sicurezza. La zona è stata ispezionata dai geologi del consorzio forestale, e martedì scorso sono venuti sul posto esperti che hanno suggerito di mantenere la strada chiusa. Anche se non ha fatto brutto tempo, lo scorso giovedì si sono comunque verificate delle frane. Ma proprio per questo il comune non può garantire la sicurezza al transito sulla strada della Valle Argentera. Ma in vista di casi eccezionali, come per i lavoratori, il transito è consentito”. Il sindaco Beria specifica che per i turisti è severamente vietato l’utilizzo della strada e andare in Valle Argentera, mentre per gli alpeggiatori è possibile, ma solo per i casi di stretta necessità.
Un sindaco che ha il senso pratico di uno che vive su Marte. L’alpeggiatore dovrebbe scendere a valle e portare i propri prodotti in un luogo sicuro. Belle parole, se non fosse che: l’alpeggiatore deve organizzarsi con banchetto per la vendita, magari con l’ombrellone per riparare dal sole sé stesso e i prodotti e, mentre attende i clienti, sta lì a girarsi i pollici. Inoltre, potrebbe essergli necessario il registratore di cassa portatile e forse anche la licenza per la vendita ambulante.
Nel mentre, deve trascurare il proprio lavoro all’alpeggio, lavoro che poteva svolgere tra l’arrivo di un cliente e l’altro.
Signor Sindaco, si tolga la giacchetta, la cravatta e quel sorrisetto antipatico. Indossi la camicia a scacchi, i pantaloni di velluto a coste, gli scarponi e vada nelle stalle a fare il lavoro serio, perché quello che svolge in comune pare che sia piuttosto inutile.
Risposta pacata e giustamente ferma.
La richiesta di riaprire la valle a frotte di turisti domenicali per poter concludere qualche buon affare è priva di buon senso, a maggior ragione se formulata proprio da chi l’evento alluvionale lo ha vissuto in prima persona, sperimentandone la portata e l’intrinseca pericolosità.
Se questa lamentata solitudine fosse, come pare evidente, dovuta alla temporanea mancanza di clienti, inviterei gli appellanti a chiedere scusa alle Istituzioni (tutte) che non li hanno lasciati affatto soli.
Concludere qualche buon affare??? Ma ha presente la vita dei margari quanto sia faticosa e richieda spirito di sacrificio? Se non vendono i prodotti non campano mica, muoiono di fame, perché é quello il loro lavoro, non hanno altre entrate…
Bisognerebbe aiutarli con un mercatino apposito almeno nei weekend a Sauze di Cesana o a Cesana, senza fare pagare loro plateatico, in modo che i loro prodotti non vadano a finire nell’immondizia,sarebbe un vero peccato dopo tanto lavoro…
Il margaro ha sempre ul alibi per beccare aiuti e contributi. Si dice che quello che ” mangia ” se ne sia ” abbuffato “
Neanche a piedi?
Basta guardarlo in faccia…. Si tratta del solito sindaco che ha paura della propria ombra…… Forse nel 2024 riapre la strada…… Forse…..
Gli ” allevatori” hanno sempre un alibi per chiedere contriburi e/o risorse tramite le loro O S ! Parola di chi viene invitato a pranzo ogni volta che beccano un ” bel contributo “
Allora da colluso farebbe bene a tacere…
Muuuuu! Muu, muuu, mu mu MÚ!!!!
Gent.ma Gwen,
ogni situazione ha il suo lato romantico ma occorre non esagerare.
Non esistono margari ridotti alla fame per un imprevisto in tutta la stagione come non esistono tome gettate nei cassonetti.
Esistono quelle vendute in stock ai grossisti a 6/8 euro al Kg anziché a 24 euro ai turisti (dette anche buon affare) come esistono margherie affidate a etiopi, senegalesi, bengalesi e altre etnie afro-orientali con zero sacrifici dei padroni italiani.
Si è mai sentita in dovere di aiutare imprenditori, spesso piccoli, colpiti dalla perdita di crediti di migliaia di euro per il fallimento di un loro cliente?
Ha idea di quanto costi una giornata di plateatico?
Si consoli constatando lo speco di quadrotti di toma avanzata su migliaia di taglieri alla fine di ogni apericena (tome quantomeno pagate, ma non a prezzi da gioielleria).