ADDIO AL LUPO CHE ERA STATO INVESTITO A BORGONE: NONOSTANTE LE CURE WOLVERINE NON CE L’HA FATTA

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Wolverine, il lupo investito a Borgone e in cura da alcuni mesi a Grugliasco

DAL CENTRO ANIMALI NON CONVENZIONALI DI GRUGLIASCO

GRUGLIASCO – La peggior vigilia di Pasqua che il CANC potesse avere….alla radiografia di controllo fatta martedì a Wolverine i nostri ortopedici hanno rilevato un brutto aspetto delle ossa e dopo lunghe riunioni tra loro e con noi, hanno deciso di rimuovere le placche. Oggi l’intervento….l’osso era peggio del previsto…un disastro. Un lupo è un animale selvatico e deve essere libero e non lo si può immaginare vivere da ” diversamente abile”. È una questione di dignità e Wolverine di dignità e fierezza ce ne ha sempre dimostrata tanta. Amare vuol anche saper dire “addio” perché un lupo non si può amputare. Addio fiero vecchietto, buon ponte, sei di nuovo libero!

 

L'immagine può contenere: cane

DALL’UFFICIO STAMPA DELLA CITTÀ METROPOLITANA

Stamani i sanitari del CANC, il Centro Animali Non Convenzionali della Facoltà di Medicina Veterinaria di Torino, hanno dovuto prendere una difficile decisione: quella di procedere all’eutanasia di Wolverine, l’anziano Lupo maschio che era stato recuperato ferito il 22 dicembre scorso a Borgone di Susa dagli agenti del Servizio Tutela Fauna e Flora della città Metropolitana di Torino.
L’animale era stato segnalato da alcuni cittadini mentre si aggirava nei pressi dell’abitato della località Costa ed era stato recuperato dagli agenti faunistico-ambientali, con un laccio da accalappiacani in loro dotazione. Era poi stato trasportato nella clinica veterinaria universitaria di Grugliasco, dove le radiografie avevano evidenziato due fratture, una all’anca e una alla zampa anteriore destra. L’esemplare anziano, del peso di 24 Kg, era probabilmente errante perché scacciato dal branco. Le radiografie avevano confermato che un impatto con un’autovettura aveva provocato le fratture. La riduzione chirurgica, immediatamente effettuata, aveva avuto buon esito sulla frattura all’anca, mentre quella all’arto anteriore, a causa di un accanimento dell’animale sui punti di sutura, era rimasta esposta. Le continue e attente cure del team universitario – sia clinici che ortopedici – coadiuvato dagli agenti del Servizio Tutela Fauna e Flora della Città metropolitana, hanno consentito di far procedere la rimarginazione dei tessuti. Purtroppo l’ultima radiografia ha evidenziato la necrosi dell’osso, il che ha indotto i medici a prendere una decisione sempre difficile.

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