SAN GIORIO DI SUSA – Dopo l’annullamento della Via Crucis di Bussoleno e, recentemente, di altre sagre paesane presenti da tempo sul territorio, un’altra importante manifestazione valsusina appare a forte rischio. La Pro Loco di San Giorio difatti rende noto, in un comunicato sulla sua pagina Facebook, che sono stati annullati i tradizionali festeggiamenti per la festa patronale del paese, a meno di una settimana dal loro inizio.
Dunque niente soppressione del feudatario sulle alture del fosco maniero che ancor oggi domina sull’abitato di San Giorio?
A quanto pare è proprio così, dal momento che la presidente della Pro Loco, Monica Bar, a nome di tutto il Consiglio Direttivo, comunica con rammarico in un post la decisione irrevocabile di annullare in toto e in ogni sua forma la manifestazione, a causa dell’inasprirsi delle normative vigenti in fatto di sicurezza e dei conseguenti ostacoli nella realizzazione di iniziative pubbliche, ostacoli che non consentirebbero agli organizzatori di portare a compimento con successo i festeggiamenti previsti.
A quanto sembra ad un’attenta lettura, non si tratterebbe soltanto della circolare Gabrielli, che di fatto sarebbe stata superata, ma di altri fattori non specificati, che sarebbero stati determinanti nella scelta di rinunciare non solo all’allestimento del palatenda (sede dei tradizionali intrattenimenti musicali e eno-gastronomici), ma anche alla consueta rievocazione storica della soppressione del feroce conte Bertrandi, alla danza delle spade, all’esibizione della banda e alla sfilata dei figuranti per le vie del paese.
Dai commenti raccolti appare chiaro che non tutti i sangioriesi stanno accogliendo bene la cosa, tanto che vi è la richiesta che venga almeno “salvata” la soppressione del feudatario, dato il grande successo che, ormai da quasi 90 anni, essa riscuote in Valle e non solo, attirando per l’occasione un folto pubblico da ogni dove, e dato l’enorme impegno profuso dai volontari che preparano la festa sin dall’autunno precedente.
Da più parti vi è l’auspicio che, prima della data fatidica del 22 aprile, si riesca a trovare una soluzione che consenta di non cancellare con un tratto di spugna una delle rievocazioni più preziose del territorio valsusino e un simbolo significativo della cultura e delle tradizioni alpine, riecheggiante un Medioevo lontano ed espressione, con gli spadonari dai costumi e dai copricapi variopinti, di quelle antiche feste celtiche della primavera e della rinascita della terra che sono alla radice della civiltà montanara.
Chissà, forse in un momento conviviale, di fronte ad un buon bicchiere di vino nostrano, magari servito tra le suggestive mura del castello, le varie anime della festa riusciranno a, come si dice in questo caso, “trovare la quadra” e superare le difficoltà burocratiche e non; si sa, i sangioriesi sanno essere uniti e sanno difendere e portare avanti le tradizioni.
G.G.
A forza di riempirci di risorse boldriniane , adesso c’è la paura dello sgozza-sgozza . Bravi! Continuate a fere i buonisti del c…!
Tra un futuro non molto lontano dopo una grande invasione sottomessi avremmo difficoltà a farci anche il segno della croce altro che feste patronali e commemorazioni della nostra storia
Beghe locali strapaesane ma è sempre colpa dello straniero.
In un futuro non molto lontano sarò probabilmente molto imbarazzato e a disagio nel dover ammettere di essere piemontese.
Esclusivamente per colpa di questa dilagante deriva di troppi piemontesi.
I numeri dicono che in un futuro non molto lontano i piemontesi saranno estinti (salvo 1).
Concordo in pieno… cosa c’entrano gli stranieri se le varie pro loco non sono in grado di gestire la sicurezza delle feste che organizzano, per es. non lasciando entrare le persone con delle bottiglie di vetro etc…? Solo che per qualcuno, ogni occasione è buona per inneggiare al razzismo… che tristezza!!