VALSUSA, ANZIANA DI 95 ANNI IN BARELLA DA 6 GIORNI AL PRONTO SOCCORSO DI SUSA: L’ASL INTERVENGA

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di FABIO TANZILLI

SUSA – All’età di 95 anni, una donna che ha la polmonite Covid è costretta da sei giorni a stare su una barella del Pronto Soccorso di Susa. È la brutta vicenda che sta vivendo la signora Lidia (nome di fantasia). Da giovedì 9 novembre (dalle ore 10 del mattino) Lidia è al Pronto Soccorso di Susa per polmonite da Covid. Ma non è stata mai trasferita nell’apposita sala del reparto Covid dell’Ospedale di Rivoli, perché non c’era posto. Ancora oggi la signora Lidia è ferma al pronto soccorso, su una barella, posizionata in un corridoio di “isolamento” rispetto agli altri pazienti. A lanciare l’allarme e la richiesta di aiuto é il Nursind Asl To3, sindacato degli infermieri, sempre attenti alle dinamiche organizzative ed alla dignità di cura. “In un pronto soccorso diventa impossibile, con solo tre infermieri per turno, riuscire a dare un’assistenza adeguata ai degenti fragili – spiega Giovanni Marino, operatore sanitario e dirigente sindacale Nursind – Proprio loro richiedono una assistenza che va oltre l’emergenza/urgenza. Ì tempi di attesa per un ricovero non possono dilungarsi a giorni e qui siamo arrivati a 6. “Da Rivoli non si hanno ancora notizie per poter trasferire la signora in un reparto che garantisca efficienza di cura ed isolamento per la paziente”. Entrambi gli ospedali sono saturi di pazienti e non si parla ancora di picco influenzale, occorrono rimedi immediati. “A Susa ci sarebbe una zona destinata all’isolamento Covid ma diventa impossibile da gestire con pazienti non autosufficienti – aggiunge Marino – manca un infermiere dedicato ed i tre in turno non possono garantire assistenza sia in pronto che nella stanza di isolamento, la signora sarebbe completamente isolata ed impossibilitata a richiedere aiuto anche solo per semplici esigenze”. Chiediamo che l’Asl To3 intervenga immediatamente per trovare una soluzione adeguata. Si tratta di un’azione di rispetto e dignità, per una donna che ha quasi raggiunto il secolo di vita.

LA REPLICA DELL’ASL TO3

La paziente, arrivata in pronto soccorso a Susa per motivi non correlati alla positività Covid, non è su una barella, ma in un letto dotato di materasso anti decubito, che si trova nell’area covid del pronto soccorso e nulla varia rispetto ad un ricovero vero e proprio se non per quanto riguarda aspetti burocratici-amministrativi. Non appena possibile sarà trasferita in reparto, ma cambierà solo il luogo fisico e non le prestazioni necessarie alla sua cura e assistenza che le sono già assicurate presso il pronto soccorso. Per quanto riguarda le considerazioni sulla disponibilità di personale espresse dal sindacato Nursind Asl To3, singolarmente a mezzo stampa e non attraverso i più opportuni canali aziendali, questo risulta adeguato secondo i carichi di lavoro. Il turno prevede la presenza sia del personale infermieristico che di personale di supporto. Si aggiunga che è costante la ricerca di nuove risorse per le esigenze del Presidio di Susa e che è in corso l’inserimento di nuove risorse come previsto dal piano di gestione sovraffollamento aziendale.

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16 COMMENTI

  1. grazie NATO e UE, i prossimi miliardi per l’ Ucraina che avete richiesto tramite la serva von der leyen votata da nessuno prendiamoli ancora da sanità e istruzione mi raccomando raschiamo bene il fondo del barile chiudiamo ancora qualche ospedale o reparto. Qui la gente gradualmente si sta abituando a follie ed usa spesso termini come “osceno” o “vergogna” ormai con rassegnata indignazione, purtroppo tutto ciò non è accettabile , non si può continuare a pensare “tanto va così” questo schifo bisogna legarselo al dito ed al momento opportuno bisogna ricordarsi di tutto quello che negli ultimi decenni ci stanno facendo ed agire di conseguenza, REAGIRE, se mai sarà possibile in questo mondo ormai di controllo totale.

  2. Visto il perdurare della totale indifferenza dei vertici ASL ci rimangono solo più gli scongiuri per noi utenti e augurare un trattamento almeno di pari esecrabile livello a loro.

  3. Voglio solo replicare a chi tra i commenti offende l’ospedale di Rivoli e il personale che ci lavora: anche a me hanno salvato la vita pochi mesi fa. Con una professionalità e umanità encomiabili di cui conserverò per sempre il ricordo e gratitudine.

  4. Come mai però per gli invasori di ogni dove, per i tossici Italiani, per i motociclisti criminali, gli sciatori incapaci e per quelli che vanno al Pronto Soccorso per passare il tempo e farsi fare gli esami gratis, il posto lo trovano sempre?

  5. Se tutti noi fossimo capaci di essere empatici verso i nostri fratelli capiremmo che stiamo sprecando le nostre vite ad imprecare verso eventi creati da noi stessi e dalla nostra incapacità di coesistere e condividere uno spazio vitale che potremmo chiamare paradiso… Ma invece stiamo creando l’INFERNO, con le nostre stesse mani.

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