SUSA / GIAVENO – Considerando il periodo di emergenza sanitaria nazionale e per una maggior tutela della salute, lo studio fisioterapico Fisiocare ci tiene a fare alcune delucidazioni sulla riabilitazione e la fisioterapia. A causa di legislative, è purtroppo presente e assai ramificato, nel settore della riabilitazione, il fenomeno dell’abusivismo.
Come riporta il documento dell’Associazione Italiana Terapisti della Riabilitazione, “a fronte di circa 40.000 fisioterapisti /terapisti della riabilitazione abilitati ad esercitare la professione, ci sono in Italia almeno 100.000 personaggi, non altrimenti definibili che con il nome di millantatori, che senza essere edotti di cosa sia la riabilitazione, né possedere titoli e prerogative per esercitarla, disinvoltamente praticano le loro sciagurate ‘manipolazioni’ su sprovveduti quanto inconsapevoli cittadini”. Il fenomeno è preoccupante, perché “almeno il 5% degli italiani che giornalmente si affidano a interventi di riabilitazione, incappando in sedicenti riabilitatori, subiscono danni gravi, talvolta addirittura irreversibili. La falsa riabilitazione non si annida solo presso compiacenti cliniche o studi privati, ma prospera spesso anche presso pubbliche strutture nosocomiali, create, invece, per salvaguardare al meglio la salute del cittadino”.
Sono inoltre da considerare abusivi della riabilitazione, quegli operatori, del comparto sanità e non, che in possesso di altre competenze e formati per altre attività, si “autopromuovono” fisioterapisti/terapisti della riabilitazione ed “esercitano” la professione. Non rientrano quindi in questa categoria i professori di educazione fisica, i cosiddetti Isef, laureati in scienze motorie, in quanto operatori formati per il settore dell’istruzione e dello sport, o, al massimo, per l’area “della prevenzione e dell’educazione (non riabilitazione) motoria adattata, finalizzata a soggetti di diversa età e a soggetti disabili”.
La recente Legge istitutiva della “Laurea in Scienze Motorie” (D.L. 8 maggio 1998 n.178, pubblicato sulla G.U. n.131 dell’8.6.’98) che riguarda tali operatori, stabilisce infatti testualmente, al punto 7 dell’art.2 che: “Il Diploma di laurea in scienze motorie non abilita all’esercizio delle attività professionali sanitarie di competenza dei laureati in medicina e chirurgia e di quelle di cui ai profili professionali disciplinati ai sensi dell’articolo 6, comma 3 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n.502, e successive modificazioni e integrazioni”, fra cui, appunto, si trova il Profilo del Fisioterapista/Terapista della Riabilitazione. Non sono da considerare Fisioterapisti/Terapisti della Riabilitazione neppure i cosiddetti cinesiologi.
La “cinesiologia”, cioè lo studio del movimento, è una disciplina comune sia ai laureati in scienze motorie che ai fisioterapisti, ma curare il movimento o con il movimento, spetta esclusivamente a chi svolge un’attività sanitaria abilitata. Non sono da considerare fisioterapisti/terapisti della riabilitazione neppure i cultori di quelle che vengono definite “medicine naturali” o “terapie non convenzionali”, come l’osteopatia (sistema terapeutico basato sulle manipolazioni), la chiropratica (metodo terapeutico consistente in manipolazioni delle vertebre, sia con massaggi, sia con colpi diretti ed indiretti), lo schiatzu, il micromassaggio estremo-orientale, l’auricoloterapia, altre discipline della Medicina Orientale, ecc.
L’efficacia terapeutica di molte medicine naturali e terapie non convenzionali è ampiamente dimostrata, ma, poiché esse intervengono nella sfera della salute e della patologia, il loro esercizio e la loro pratica si ritiene debbano essere di esclusiva pertinenza delle professioni sanitarie abilitate alla pratica terapeutica (come il fisioterapista/terapista della riabilitazione) e non di operatori (o individui) privi di formazione di base specifica (vedasi a questo proposito la voce “Chi è il Fisioterapista/Terapista della Riabilitazione). Non devono essere confusi terapia e soggetto di chi la pratica.
Anche l’Aitr ha espresso un suo pensiero al riguardo: “L’esistenza di una terapia o di una metodica terapeutica, non individua necessariamente una professione (ovvero un profilo professionale). Ogni terapia o metodica terapeutica costituisce solamente uno strumento a disposizione del professionista sanitario, deputato al suo utilizzo, che la applicherà in scienza e coscienza, a seconda dell’opportunità o della effettiva necessità della persona assistita”.
In altre parole, non possono essere considerati fisioterapisti/terapisti della riabilitazione l’osteopata, il chiropratico, lo schiatzuterapista, l’auricoloterapista, ecc., perché la conoscenza della terapia non abilita automaticamente al suo esercizio e non denomina un operatore sanitario specifico. L’abusivismo in riabilitazione produce anche un danno economico, sia all’utente (in termini di tariffe spesso esagerate, non giustificate dalla necessaria professionalità e sovente neppure fatturate), sia agli Enti legalmente preposti all’erogazione di simili prestazioni (che si vedono sottrarre pazienti), sia allo Stato (in termini di evasione fiscale). Tale attività illegale può configurarsi come vera e propria truffa e, opportunamente sensibilizzati al riguardo dalle Associazioni di categoria e dalle Associazioni dei consumatori, se ne stanno occupando con sempre maggior frequenza i Nuclei Antisofisticazioni (N.A.S.), che hanno intensificato i controlli su tutto il territorio nazionale.
A ribadire ulteriormente la diffusione e la pericolosità del fenomeno dell’abusivismo in riabilitazione, sta anche il fatto che nel 1997 è stata fondata, a Trento, l’Associazione Nazionale Vittime dell’Abusivismo in Riabilitazione (A.N.V.A.R.), con lo scopo di tutelare ed informare pazienti ed operatori del settore. Fondatrice una giovane signora trentina, vittima di gravi lesioni fisiche permanenti, causate da un “riabilitatore” a cui si era con fiducia (e poca informazione) affidata.
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