OULX / TORINO – L’idea di avvicinare i giovani all’economia di montagna è alla base dell’indagine terri-toriale condotta nell’Alta Val di Susa dall’Istituto di Istruzione Superiore Statale Luigi Des Ambrois di Oulx e realizzata con il contributo della Camera di commercio di Torino. Lo studio evidenzia l’urgenza di cogliere la sfida di riavvicinare i giovani e “i mestieri di montagna”, con il duplice obiettivo di contenere il fenomeno NEET (giovani che non studiano e non lavorano) nelle “terre alte” e favorire l’occupazione e il ricambio generazionale presso le imprese montane, contribuendo alla costruzione di un futuro economicamente e demograficamente sostenibile per contesti come l’alta Valsusa.
L’indagine
Lo studio dell’Istituto Des Ambrois si è basato su un’indagine qualitativa realizzata da dicembre 2023 ad aprile 2024 mediante interviste a piccoli e grandi imprenditori dell’Alta Valle di Susa e laboratori che hanno coinvolto alcune classi dell’istituto di Oulx. I risultati confermano la distanza tra giovani e imprese dell’economia montana in un contesto che presenta aziende in difficoltà nel reperire lavoratori e Under 29 che né studiano né lavorano.
Facendo luce sulle cause, emerge però una realtà valligiana dinamica e aperta alle sfide con le imprese chiamate ad aprirsi a nuovi contesti imprenditoriali, sociali e ambientali (destagionalizzazione, inclusione di stranieri, digitalizzazione), e giovani pronti a smentire i luoghi comuni che li descrivono poco invogliati a realizzarsi pro-fessionalmente.
Da questa analisi e dalla sperimentazione laboratoriale nasce un progetto formativo improntato all’acquisizione di competenze sul campo che sarà avviato nel prossimo autunno. In particolare, si realizzeranno due percorsi pilota in aziende locali di cui beneficeranno 20 giovani di età 18-24 anni, ma l’obiettivo è di poter replicare il modello anche su altre aziende e territori. Nello studio ampia considerazione è stata riservata alla dimensione territoriale dell’alta Valsusa, dalla stagionalità del turismo al cambiamento climatico e all’attenzione alla tutela ambientale, passando per i fenomeni di spopolamento e la necessità di sostegno alle comunità locali. E proprio in quest’ottica, si è prodotto un piano di fattibilità che dimostra come le proposte siano sostenibili sotto vari punti di vista: legislativo, economico e comunitario. Le prime esperienze lavorative hanno coinvolto gli studenti dell’Istituto Des Ambrois, in particolare nella realizzazione del video promozionale prodotto dalla classe 5BM dell’indirizzo professionale multimediale.
“Crediamo fortemente che le sinergie tra piccole imprese, scuola e formazione pro-fessionale siano indispensabili per sviluppare nuovi modelli di permanenza e valoriz-zazione della residenzialità nelle aree montane del nostro territorio. Ci auguriamo che, grazie al-lo studio di fattibilità finanziato e ai progetti pilota successivi, nascano concrete op-portunità lavorative per i giovani usciti dal sistema scolastico non solo in alta Valsusa, ma anche come modello e stimolo in altre aree fragili del territorio regionale e nazio-nale” – spiega il segretario generale della Camera di commercio di Torino.
I Neet, un fenomeno in espansione
In Italia la disoccupazione nella fascia 15-24 anni si aggira intorno al 23% (Istat, 2023). Un valore superiore rispetto alla media europea: i Neet in fascia 15-29 nel 2022 in Italia sono il 21%, quasi il doppio della media europea ferma all’11% (Eurostat, 2023). Dal punto di vista della nazionalità un cittadino straniero su tre non studia e non lavora (Istat, 2022) e i Neet rappresentavano il 35% della popolazione straniera in Italia (Ir-Vapp, 2022). In Valsusa le statistiche fornite dal Centro per l’Impiego di Susa riportano un nu-mero di disoccupati pari a quasi 4mila nel 2022, stabili negli ultimi cinque anni. Di questi, quasi 1.500 sono giovani fino ai 29 anni, in crescita del 5,7% rispetto al 2022.
I risultati dell’indagine
Dal laboratorio e dalle interviste emerge che nel rapporto con il mercato del lavoro i giovani:
- Hanno scarsa conoscenza delle opportunità lavorative che la montagna offre.
- Sono privi di approccio pragmatico alla montagna, da intendersi come contesto so-cioeconomico in continua evoluzione.
- Si polarizzano fra chi manifesta una sorta di “restanza” eroica e chi ha un rigetto aprioristico.
Secondo le imprese nei giovani:
- Sussiste una disaffezione verso i mestieri di montagna che richiedono la permanen-za per lunghi periodi lontano dalla città, alta flessibilità oraria e lavoro nei fine settimana.
- Permane l’associazione del lavoro di montagna a fatica, sacrificio e stagionalità, intesa come precarietà e sfruttamento.
- C’è un cambiamento di priorità nell’approcciarsi al lavoro: salario e realizzazione personale non sono più in cima.
Rispetto al recruiting, i dati confermano che la selezione viene svolta principalmente da grandi realtà imprenditoriali della Valsusa ed è un’attività quasi totalmen-te lasciata all’iniziativa privata. Una difficile inclusione lavorativa di giovani stranieri è emersa, poi, come centrale. Gli aspetti da migliorare riguardano varie dimensioni, da quella burocratica a quella delle politiche pubbliche, fino alle competenze di base necessarie per un duraturo e sostenibile inserimento di giovani stranieri. Una competenza di base necessaria per la buona riuscita dell’inserimento lavorativo è la conoscenza della lingua italiana oltre al mantenimento di condizioni di sicurezza nei posti di lavoro. Nelle piccole imprese le difficoltà comunicative hanno spesso determinato la fine del rapporto di lavoro. Le grandi imprese rinunciano direttamente a reclutare giovani lavoratori non autonomi da un punto di vista della comprensione dell’italiano.
Nelle sue conclusioni lo studio mostra che, nonostante i presupposti iniziali di lonta-nanza, sussistono svariati punti di incontro tra giovani e imprese e che quindi il gap si può ridurre: dall’analisi di queste problematiche, infatti, si è sviluppato un lavoro traversale di ricerca di soluzioni e sono state delineate concrete linee di intervento (vedi grafico). Tra queste, sono emersi modelli innovativi in grado di rappresentare valide opportunità per destagionalizzare e diversificare le attività turistiche e per rac-cogliere le sfide poste dalla vicinanza a Torino sia come pericolo di “mordi e fuggi” che come bacino strategico di utenza turistica.
I percorsi formativi
Alla luce dell’indagine realizzata, lo studio di fattibilità propone due proposte pilo-ta di formazione-lavoro, ideate con il prezioso supporto degli enti di formazione pro-fessionale Formont e CAA ed entrambe progettate attraverso un percorso agile e orientato alla manualità, in linea con il paradigma dell’imparare facendo”.
Riparto dall’alto
La proposta riguarda il coinvolgimento di dieci giovani abili nella lingua italiana in una progettualità di sei settimane per un monte totale di duecento ore. Si ricorda che ntrambi i percorsi inizieranno nel mese di novembre. I beneficiari ricevono una prima formazione teorica ed una successiva formazione pratica tipo stage attinente a due profili professionali, da selezionarsi in tre opzioni individuate sulla base dell’offerta di lavoro in alta Valsusa:
- Agente di rinvio e manutentore generico di impianto di risalita.
- Manutentore del verde.
- Manutentore di biciclette.
Ricette per l’inclusione
Si tratta di percorsi formativi nella ristorazione e si rivolge a un gruppo di 10 stranie-ri con necessità di consolidamento linguistico. Alla formazione teorica e pratica, questa proposta affianca:
- Una formazione di tipo linguistico di 60 ore
- Un corso sulla sicurezza
- La copertura dei costi di mobilità
- Il conferimento di una borsa di studio a completamento del percorso tenendo conto del modello delle Unioni Montane.
Tutti al lavoro nel tunnel, con pala e picco. Precedenza ai residenti.
Pochissimo lavoro nella valle soprattutto di tipo impiegatizio
Crediamoci… la verità è che la maggior parte delle offerte di lavoro arriva da persone a cui poco interessa l’economia montana. Il vero motivo della disoccupazione giovanile è motivato sia dal fatto che non ci siano possibilità lavorative concrete in ambito valsusino (vuoi raccomandazioni e simili) e poi perché alcune realtà sfruttano sia abitanti della Valle che stranieri per pochi euro al mese.
I valsusini non hanno né voglia, né bisogno di lavorare.
Sono valsusino docg, non sapevo di avere queste caratteristiche nel dna. Fortunatamente c’è gente che nelle pieghe del duro lavoro ha tempo per ricordarcelo. Grazie Chiamare.
Con una banda di falliti che gira per le strade della valle è normale non sono in grado di mettere una vite.
Per fortuna lei si difende bene con la sintassi quindi . . .