VALSUSA, CORONAVIRUS: LA BATTAGLIA DI GIUSY E DELLA SUA FAMIGLIA: “CE LA FAREMO”

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Giusy Previti abita a Bardonecchia

Pubblichiamo l’intervento che Giusy Previsti ha scritto per ValsusaOggi questa mattina. Giusy sta combattendo con la sua famiglia contro il Coronavirus e vive a Bardonecchia. 

di GIUSY PREVITI

BARDONECCHIA – Buongiorno a tutti, mai avrei pensato di scrivere una lettera rivolta a tante persone che, probabilmente, nemmeno conosco personalmente.
Il chiacchiericcio che si è creato attorno a questa vicenda lo trovo al quanto fuori luogo.
Molti invece di essere solidali in un momento come questo, hanno pensato che la cosa più giusta fosse criticare. Ma criticare cosa? Questo maledetto virus è entrato nella vita di noi italiani, facendosi man mano conoscere e temere, durante le vacanze di carnevale.

Ricordo che i primi giorni se ne parlava ovunque come se si trattasse di qualcosa di lontano da noi, dai nostri paeselli e dalle nostre famiglie. Nonostante ciò la gravità della situazione non tardava a palesarsi. Dio solo può sapere quanto terrore io avessi nell’animo ogni qual volta mio marito si recava presso la propria postazione lavorativa, ma sposare un camice bianco comporta anche questo, e chi decide di farlo sa di dovere imparare ad amare e rispettare quella professione tanto quanto il proprio coniuge.

Il 26 marzo il Covid-19 ha deciso di presentarsi con spavalderia ed arroganza alla nostra porta. Era lì, stava entrando nella nostra vita e nella nostra casa correndo alla velocità della luce.

Tempestivamente ci siamo adoperati per metterlo con le spalle al muro, ma non è stata cosa facile. Pochi giorni dopo, il virus ha dimostrato di non essere uscito da casa nostra con il ricovero del primo contagiato in famiglia, ma di essersi nascosto con dovizia per non farsi vedere. Col trascorrere dei giorni uno alla volta abbiamo manifestato i sintomi tipici.
Mi preme sottolineare come il personale dell’ospedale di Susa sia stato determinante in questa battaglia!

Tutti gli operatori hanno dimostrato gentilezza, professionalità e tanta umanità nell’assisterci, curarci e dedicarci anche un sorriso di conforto con quegli occhi stanchi, ma carichi di speranza, che si intravedevano dietro i Dpi. Troppo spesso i medici e gli infermieri vengono demonizzati e considerati untori.

Anche nel nostro caso sono stati in molti quelli a sostenere che la nostra situazione fosse stata dettata dalla professione di mio marito. Ma volete sapere una cosa? Sono fermamente convinta che NON sia stato così.
Colgo l’occasione per ringraziare personalmente il dottor Paolo GALIZIA, responsabile del servizio di continuità assistenziale della Val di Susa che, con immenso senso del dovere, ha sempre provveduto a sincerarsi che il suo staff fosse provvisto di mascherine e guanti.
Attualmente le condizioni di salute di buona parte della nostra famiglia sono in netto miglioramento, e per quanto riguarda i due che si trovano ancora ricoverati, sono certa che presto sarà lo stesso.

Grazie all’aiuto di Dio e dei sanitari, la nostra famiglia potrà abbracciarsi nuovamente e piangere di gioia questa volta! Credo che questa sia stata una grande occasione per unirci ancora di più!
Fortunatamente la nostra realtà non è fatta solo di persone che criticano e parlano senza cognizione di causa, ma è costellata anche di magnifici soggetti che hanno dimostrato di conoscere il valore dell’amicizia e dell’amore altrui con messaggini, chiamate e gesti di grande solidarietà che riempiono il cuore.
Permettetemi dunque di ringraziare pubblicamente tre care amiche che si sono dimostrate angeli custodi: Marilena, Sylva ed Enza.

Marilena, amica di sempre, che in ogni momento buio della mia vita è stata una seconda mamma. Sylva che con i suoi preziosi insegnamenti mi dà sempre la forza di guardare al futuro.
Ed infine, ma non meno importante, Enza… sorella di cuore ma non di sangue, che giorno e notte è stata al telefono con me per accertarsi delle condizioni di salute mie e dei miei cari, cercando di strapparmi un sorriso anche quando di sorridere non ne avevo né la voglia e né la forza. Grazie di cuore, sono fiera ed onorata di avervi nella mia vita!

Un’altra persona essenziale in questa vicenda è stata Martina, volontaria della Croce Rossa di Susa che, senza avermi mai vista, si è adoperata in tutti i modi possibili per rendere questa sofferenza il meno pesante possibile.

Concludo invitando l’intera popolazione Bardonecchiese ad adottare la massima attenzione e a non abbassare la guardia. Solo così si potrà sconfiggere questo maledetto virus nel minor tempo possibile. Vi prego, non sprecate energie preziose a parlar male gli uni degli altri, ma fate di questo periodo un’opportunità di riflessione e di miglioramento personale.

Un caro saluto a tutti ed in particolare ai “miei” ragazzi della scuola media di Bardonecchia!
A presto.

 

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6 COMMENTI

  1. Non ho letto molto non conosco il suo caso spero comunque vada tutto.bene.Aime’ pero’ a Susa si trovano bravi dottori e un po’ meno bravi come ovunque.Io lo so perche’ per un caso di una parente abbiamo fatto intervenire anche altre persone e trasferita la persona a TO non adesso ma l’ anno scorso….e dalle mie parti problemi col P.S. per cui e’ partita un’ inchiesta.Io per i medici di Susa problemi personalmente non ne ho avuti, nemmeno a Rivoli….ma non e’ il nome dell’ ospedale che fa il medico.Anzi ringrazio pubblicamente con questo messaggio l’ infermiera di Susa che nel 2017 mi ha incoraggiata dopo 4 dolorose perdite e mi ha dato un consiglio col cuore ,cosi’ e’ nato il mio primo figlio. Ci sono bravi o meno bravi in tutti i settori…sono certa che in questo periodo facciano tutti o quasi il massimo….I MIEI PIÙ SINCERI DI PRONTA GUARIGIONE…Forza !

  2. Non si curi di chi parla male… fosse ben vero che suo marito avesse contratto il virus al lavoro, e allora?? se non esistessero medici, infermieri, oss, volontari etc… nessuno dei contagiati potrebbe essere curato… tanto di cappello a chi con la cura diretta dei pazienti o con la ricerca sta cercando di sconfiggere il nemico, che è il virus, non l’eventuale paesano malato, e i più singeri auguri di buona guarigione a lei e a tutta la sua famiglia.

  3. Con tutto il cuore faccio i migliori auguri di pronta guarigione a tutti voi! Purtroppo siamo tutti giudici quando riguarda la vita degli altri… Se solo imparassimo a riflettere prima di dar fiato alla bocca!

  4. Non so cosa ci possa essere da criticare. Dobbiamo essere grati a tutti i medici, gli infermieri, i volontari che in questo periodo stanno mettendo a rischio la loro vita e quella dei loro cari per sconfiggere il Covid-19 e non dimentichiamoci dell’altissimo tributo che stanno pagando in termini di vite umane. C’è solo da esserne fieri. Oggi, in questa società senza valori, sono il nostro fiore all’occhiello. Ammiro il coraggio di Giusy che con schiettezza si è “autodenunciata” ed ha “autodenunciato” i suoi familiari. Personalmente trovo assurda la privacy intorno ai nomi dei contagiati. La salute pubblica dovrebbe venire prima della privacy. Privacy per che cosa? Per permettere al virus di propagarsi in sordina? Conoscere il nome di chi ha contratto il virus può essere d’aiuto ad evitare che si propaghi, poichè il contagiato, che già sta vivendo il suo dramma, difficilmente può ricordare tutte le persone con cui ha avuto contatti, mentre il processo inverso è molto più semplice. Auguro a Giusy e alla sua famiglia di ritornare presto alla vita normale. FORZA CHE CE LA FATE.

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