di IVO BLANDINO
SUSA – Nella serata di ieri, giovedì 15 ottobre, è stata celebrata una messa nella cattedrale di Susa nel ricordo di tutti gli alpini che, durante il periodo di emergenza sanitaria nazionale, sono mancati senza ricevere una degna sepoltura. Inoltre, è stato celebrato il 148° anniversario di fondazione del Corpo degli Alpini con la successiva premiazione del concorso “Penna al Merito”.
La messa è stata presieduta dal vescovo di Susa Cesare Nosiglia, insieme ad altri quattro sacerdoti della Valle. Alla funzione religiosa erano presenti i gagliardetti di tutte le sezioni della Val di Susa, molti sindaci in fascia tricolore, le forze dell’ordine, autorità politiche, militari e civili. Nella sua omelia Nosiglia ha elogiato il grande lavoro che gli Alpini hanno sempre fatto durante le calamità naturali e anche per il loro lodevole impegno nella società.
Al termine della celebrazione, è stato consegnato il premio “Penna d’oro” a don Roberto. Visibilmente commosso, il parrocco ha ricordato che anche lui è stato figlio di un Alpino e ha ringraziato tutti per questo “inaspettato segno di riconoscenza e gratitudine nei suoi confronti“.
Gli Alpini hanno voluto consegnare il premio a don Roberto Bertolo, in quanto si è distinto per i suoi impegni verso la montagna. Questo premio viene consegnato alle persone che hanno compiuto gesti riconducibili ad attività nel sociale, solidarietà, soccorso e salvaguardia delle tradizioni nonché nella difesa del territorio, arte, cultura, sport e servizi per la comunità nel territorio della valle.
Il premio Ana Valsusa “Penna al Merito” significa vivere con parsimonia e don Roberto si è affidato ad una terra spesso poco generosa, vincendo e condividendo con sacrifici dei genitori, le vite grame che la vita imponeva. Ha perso la mamma ancora giovane e ne rimase molto provato da questa vita difficile, voleva portare Cristo davvero ai semplici, agli ultimi.
LA STORIA DI DON ROBERTO
Don Roberto, sacerdote schivo e silenzioso, più incline al fare che al parlare, ha sempre trovato il tempo per visitare le famiglie che ancora vivono stabilmente in montagna, portando il conforto agli ammalati, visitandoli in ospedale con discrezione e grande impegno. In passato, durante i lunghi e rigidi inverni e con le abbondanti nevicate, riusciva a raggiungere, con i soli scarponi ai piedi, le persone che vivevano isolate nelle borgate alpine.
Il suo amore per il prossimo lo ha indotto ad essere donatore di sangue ed a visitare assiduamente le persone più bisognose, accompagnando sempre le sue visite con un presente, che poteva essere anche solo un barattolo di miele autoprodotto. Don Roberto è stato ordinato sacerdote il 19 novembre del 1967.
È stato vice parroco a Condove, Sant’Ambrogio di Torino, Villar Dora e parroco a Mocchie. Oggi è parroco della borgata Layetto, dove è responsabile del santuario del Collombardo, e dal 1989 di Vaie. Si è dedicato con impegno al restauro e al decoro di tante chiese di borgata; si è occupato anche manualmente della sistemazione del Santuario del Collombardo avvenuta nel 1979, e la scorsa estate; del rifacimento del tetto della chiesa del Layetto e del recupero della cappella di Pratobotrile. Infine, Don Roberto si è reso protagonista della messa in sicurezza, del rifacimento del tetto e del restauro della facciata della chiesa di Vaie. Oltre alle varie manutenzioni nelle chiese delle Borgate Folatone e della Mura.
Don Roberto è figlio di un Alpino, e in virtù delle sue origini montanare, l’intesa con i gruppi di Condove e Vaie è stata immediata. Tuttora non perde mai l’occasione quando parla pubblicamente di ringraziare ed elogiare gli Alpini, sempre presenti quando occorre.