ECCO IL RENDICONTO DEL PROGETTO DI TUTELA DEL LUPO “WOLFALPS”
Rendiconto progetto lupo 1di MAURO DEIDIER (Presidente del Parco Alpi Cozie)
Ill.mo Dr. Canavese,
con riferimento alla mia richiesta di trasmissione della rendicontazione finale del progetto Wolfalps 1, La ringrazio sentitamente per la documentazione ricevuta e per l’informazione sulle molteplici attività previste dal progetto di cui l’Ente da lei diretto è capofila, attività davvero consistenti che peraltro avevo già avuto modo di visionare.
Comprendo bene il fatto che la necessità di tutela del predatore sull’intero arco alpino imponga uno sforzo rilevante, ma è al contempo proprio ciò che mi preoccupa: mi paiono davvero eccessive le forze ed anche le risorse economiche messe in campo che a prescindere dal soggetto erogatore sono pur sempre risorse pubbliche: stiamo parlando
nelle due fasi, di un progetto lupo dal valore di oltre 20 milioni di euro a cui si aggiungono ulteriori rilevanti costi indiretti sostenuti dai molteplici enti partner.
Ad esempio nel nostro ente Parchi Alpi Cozie, il tempo e le attività dedicate al progetto Wolfalps, rischiano di pregiudicare la possibilità di svolgere anche tutte le altre attività in programma, in anni di drastica riduzione del personale per pensionamento (10 dipendenti in meno in due anni).
La stessa Project manager del Wolfsalps ha dichiarato che ormai di tratta di un progetto mastodontico, con 516 operatori finora formati alla ricerca, con il coinvolgimento
di un “esercito di istituzioni”.
L’ANALISI DEI COSTI DEL PROGETTO WOLFALPS – Come Lei può verificare disponendo dei resoconti, nella sola prima fase del progetto Wolfalps 1 il solo Parco Alpi Cozie, nel suo piccolo, aveva rendicontato il coinvolgimento nel progetto lupo a vario titolo, di 18 dipendenti su 50, una spesa di 150.000 euro in consulenze professionali esterne, 453 giornate di lavoro del personale dedicate al lupo, 6.500 euro di missioni per la partecipazione a 119 meeting e convegni sul lupo in Italia ed all’estero, ecc.
La necessità di ridurre progressivamente l’impegno del personale nel progetto Wolfalps nel
rispetto degli impegni minimi di progetto, l’ho relazionato ai sindaci ed ai Presidenti delle
unioni montane del nostro territorio nel corso della Comunità delle aree protette il 21 dicembre scorso, anche per dare seguito a indicazioni in tal senso pervenute precedentemente da diversi sindaci.
Nei giorni scorsi ho comunicato al nostro Direttore la necessità di ridurre progressivamente il tempo dedicato al progetto Wolfalps che pervade tutte le attività ed i media dell’ente al fine di incrementare anche altre attività previste nel programma dell’ente stesso, ottemperando comunque al minimo richiesto per restare regolarmente nel progetto, ma nella risposta una qualsivoglia riduzione del lavoro non sarebbe fattibile per il rispetto degli impegni assunti e per non vederci comminare penali e ritirare i finanziamenti attuali e pregressi.
Nonostante ciò Le comunico che intendo operare per la riduzione del tempo e degli sforzi dedicati, pur nel pieno rispetto degli impegni progettuali.
Sempre con riferimento al progetto in questione, analizzando le voci di spesa, si evince una sproporzione rilevante fra risorse dedicate a costi di progetto, studi con moltissime consulenze professionali che riempiono decine di pagine rispetto a quelle messe in campo per il sostegno effettivo alle attività pastorali; tali attività pastorali andranno coinvolte maggiormente nel prosieguo del progetto medesimo, non essendo sufficientemente rappresentate come voce diretta nei contenuti e nelle iniziative di comunicazione del progetto.
Verrebbe da dire, meno consulenze e più affiancamento reale nel lavoro aggiuntivo che i pastori sono costretti a fare per la loro protezione.
Analizzando le 152 pagine di rendicontazione della sola prima fase del progetto lupo, si evincono fra gli altri 2,6 milioni di euro di costi del personale dedicato, 131.000 euro spesi per meeting, hotel, benzina e pedaggi, 1.740.000 euro di consulenze e servizi commissionati all’esterno, 550.000 euro per espositori, fototrappole, videoproiettori ed altre attrezzature ed altri 350.000 euro per materiali vari di consumo: sinceramente tutto ciò mi pare davvero eccessivo e si parla solo della prima fase del progetto lupo; analizzando il dettaglio delle spese si ha la percezione che venga cercata ogni minima possibilità per riuscire ad investire le ingenti risorse disponibili.
Il 10 settembre 2019 è pervenuta l’approvazione della seconda fase del progetto dall’Unione Europea che aumenta ulteriormente i costi previsti per i 5 anni successivi a ben 11.939.000 euro , sui quali l’Unione europea stanzierà oltre 7 milioni di euro.
Mi è stata posta la domanda perché, dopo 5 anni di azioni del progetto Wolfalps fase 1, finalizzate alla tutela ed alla convivenza della cui efficacia vi ritenete soddisfatti, continui a sussistere e ad aumentare la forte avversione nei confronti del progetto e delle strategie poste in essere per il Lupo a tutti i livelli economici ed istituzionali (pastori nelle aree del progetto, sindaci, amministratori locali).
I messaggi celebrativi sul ritorno del predatore , con numerose iniziative intitolate non a caso “dalla parte del Lupo” “Viva il Lupo” ecc. che pullulano anche nell’ambito del progetto Wolfalps sono inondate da elogi riconducibili ad una platea di persone alle quali non importa nulla dell’impatto sulle attività pastorali con insulti pesanti e continui anche solo se qualcuno si azzarda a mettere in forse tali celebrazioni per i danni che arreca in talune aree la presenza eccessiva del predatore.
Lei giustamente afferma che il lavoro di progetto deve essere obiettivo e non viziato da interessi di parte e dunque non dovrebbe neppure essere monopolizzato da coloro che, lavorando dentro al progetto, a mio parere hanno a cuore prioritariamente la funzione di conservazione e di tutela che è pur sempre un interesse di parte.
TRASPARENZA DEL PROGETTO ED OBIETTIVITA’ – Restando nel campo della obiettività e trasparenza del progetto, valori a Lei (ed a me) molto cari, nel progetto la comunicazione riveste una valenza giustamente primaria (glielo dice il sottoscritto che
per 40 anni si è professionalmente occupato di comunicazione pubblica).
A Sua firma sono stati recentemente affidati alcuni incarichi professionali esterni inerenti il progetto lupo Wolfalps fase 2 Alpi Marittime: l’incarico di Project manager da 232.000 euro (4.000 euro al mese ovvero 218 euro lorde per ogni giorno di lavoro), l’incarico di Technical manager da 165.000 euro, l’incarico da Comunication manager da 171.000 euro (3.000 euro mensili), l’incarico da Collaboratore Amm.vo da 143.000 euro, l’incarico di Veterinario da 84.000 euro, ecc.
Tali incarichi sono solo una parte minima di tutti gli incarichi professionali che i singoli enti partner del progetto stanno affidando in capo al proprio ente: ad esempio nel solo Parco Alpi Cozie ancor prima del mio arrivo sono stati diramati bandi per la gestione Lupo per oltre 120.000 euro fra addetti alla comunicazione , veterinario (80 mila euro) ecc.
Come ente partner del progetto, essendo gli incarichi di cui sopra anche a valenza di coordinamento ritengo di aver titolo ad esprimere una considerazione: sinceramente mi sarei aspettato che per l’incarico di Project manager della comunicazione affidato dalle alpi marittime come soggetto capofila, venisse almeno richiesta la Laurea in scienza della comunicazione o equipollente anziché una laurea generica od almeno l’iscrizione all’albo dei giornalisti/ pubblicisti che non viene richiesta, per contro viene chiesta una “precedente esperienza professionale di almeno 2 anni nell’ambito del programma europeo di finanziamento LIFE, con mansioni analoghe a quelle di cui al presente avviso” circostanza che ovviamente riduce le possibilità di candidature a chi già svolgeva tale incarico precedentemente, pregiudicando la scelta dei candidati ad una rosa limitatissima come in effetti è avvenuto. Peraltro gli stessi requisiti di aver già svolto quello specifico incarico sono stati richiesti ancor prima per la figura più rilevante, quella del project manager: al riguardo infatti è successo che su 3 domande pervenute, 2 sono state ritenute inammissibili per carenza di requisiti ed una sola ammessa, ovvero la persona che aveva già precedentemente l’incarico di che trattasi la quale ha facilmente ottenuto il reincarico.
Ciò rappresenta una questione di metodo che ovviamente prescinde dalla validità professionale del soggetto vincitore.
Quanto sopra non significa assolutamente ipotizzare alcuna irregolarità o illegittimità nei bandi, né che i bandi stessi siano cuciti su misura dei possibili vincitori, ma unicamente che siamo in presenza di una estrema selezione nelle candidature che riduce le possibilità di scelta. Lo rilevo come Presidente di un ente partner del progetto che dovrà fruire e/o collaborare anche con quelle professionalità nella speranza che se ne tenga conto nei bandi futuri.
Ancora, sempre restando nel campo della obiettività e trasparenza della comunicazione avrà certamente ascoltato la importante relazione finale del gruppo di comunicazione Wolfalps 1 (svolta presso MUSE).
Io ho ascoltato con attenzione gli interventi ed ho percepito l’assoluta volontà di manipolare l’informazione e la comunicazione verso il solo obiettivo di creare a tutti i costi consenso attorno al progetto al fine di proteggerlo da opinioni difformi (ad es. articoli che vengono
definiti antagonisti del progetto) con l’obiettivo di plasmare i media cercando di aumentare gli articoli di supporto del lupo e contrastare quelli critici.
La relatrice del gruppo di comunicazione Irene Borgna ha specificato che quando esce il pasticcio (ovvero articoli che mettono in discussione la funzione di tutela o che danno voce alla protesta degli allevatori ) il gruppo mette in campo immediatamente “uno squadrone super efficace della comunicazione” e “paff si rimedia subito”; spiega che nelle strategie di comunicazione sul lupo occorre al contempo ostentare un “candore di colomba” facendo percepire ai giornalisti oggettività e trasparenza ma nel contempo essere “astuti come serpenti” nel manipolare l’informazione segmentando il pubblico dei destinatari, citando poi come buone pratiche l’affermazione del guardiaparco Luca Giunti sulla necessità di “coccolarsi i giornalisti ed quando hai una buona notizia la diffondi” e passa più facilmente.
Ancora prosegue la relatrice del gruppo di comunicazione: “Ci siamo dispersi nelle scuole come cani da guardiania o cani antiveleno ed abbiamo insegnato ai ragazzi ad avere le antenne dritte quando si parla del lupo segnalando ciò che va contro la conservazione” spiega inoltre candidamente e testualmente la relatrice Wolfalps che “mentre ai ragazzi della scuole dell’obbligo riusciamo agevolmente a fare il lavaggio del cervello, ci è più difficile raggiungere quelli delle superiori”; continua dicendo che “anche se gli allevatori sembravano i più difficili da maneggiare invece sta cambiando la loro posizione anche grazie alle campagne di comunicazione di Wolfalps.
Nel dibattito viene chiesto alla relatrice un parere sul ruolo degli amministratori pubblici e su chi ha responsabilità di gestione e afferma che “con chi ha responsabilità politiche la scena è desolante, peggio di così non si può” sghignazzando e ricevendo gli applausi della sala. In quella relazione si è perfino beccato degli insulti l’alpinista Messner reo di essersela presa con il lupo per avergli sbranato le sue care pecore, definito fra l’altro persona imborghesita e disinformata.
ALTRE PROBLEMATICHE DA TENERE IN CONSIDERAZIONE – La Direzione dei Parchi Alpi Cozie, che presiedo da qualche mese, alla luce dei numerosi investimenti stradali di lupi anche nei centri abitati si è preoccupata, con un comunicato che non mi ha convinto per nulla, di tranquillizzare tutti smentendo che ciò derivi da un incremento di esemplari e riconducendo i molti incidenti ed avvistamenti all’ordinarietà del periodo di dispersione: “Non si tratta del segno di un aumento spropositato della popolazione del lupo nelle nostre montagne”, tale affermazione non è basata su dati a valenza scientifica, essendo risalenti al 2018 le ultime stime ufficiali ; si riporta infatti che entro l’estate 2021 saranno disponibili dati aggiornati; solo tali dati indicheranno se è in corso un aumento spropositato o meno.
Ritengo in ogni caso probabile che la stima del 2018 dei 200 lupi in Piemonte verrà ritoccata notevolmente al rialzo: la comparsa di lupi nelle borgate e dentro i paesi
(solo io sono a conoscenza di almeno 25 avvistamenti ravvicinati spesso filmati), unitamente alla cinquantina di esemplari trovati morti nell’ultimo anno, forniscono
indicazioni di cui tenere conto.
Hanno recentemente fatto notizia da altre parti i lupi sulle spiagge dell’argentario
(dove fra l’altro dei 3 lupi tipizzati solo uno era tale e gli altri due erano ibridi) e dove è
nato il Comitato Argentario Sicuro “che mette insieme oltre 500 persone incalzando
chiunque possa far qualcosa per ‘bonificare’ l’area dai predatori. Perché lupi o ibridi che
siano, sempre di predatori si tratta”) e quelli che, vicino all’aeroporto di Fiumicino, hanno
sbranato un vitellino di 15 giorni e 6 manze.
Senza sviluppare il delicato tasto dei notevoli rischi da ibridazione che preoccupano parecchio: in una recente conferenza tenutasi il 2 dicembre 2020 la Project manager del wolfalps Francesca Marucco ha affermato che sulle ibridazioni occorre “tenere le orecchie drittissime” citando l’esempio della vicina Slovenia che pur fa parte del Wolfalps dove una femmina di lupo nata nel 2017 si è accoppata nel 2019 con un cane domestico nero con la nascita di 5 cuccioli di cui 3 neri e 2 grigi , tutti ibridi di lupo, in quel caso si è deciso di abbattere 4 su 5 animali, compreso il cane nero.
Peraltro sono noti lo stesso Piemonte non è certo esente dalla presenza delle prime ibridazioni come noto nei casi in provincia di Alessandria, situazioni nelle quali viene proposta la sterilizzazione o la riduzione in cattività. Nelle conclusioni del progetto Ibriwolf presso la Provincia di Grosseto si afferma: ”I risultati ottenuti durante la valutazione ex post della presenza di ibridi rivelano un quadro particolarmente critico, in cui il fenomeno della ibridazione cane lupo risulta essere decisamente diffuso…il dato preoccupante che emerge dallo studio condotto nel 2014, è la presenza di almeno 4 nuclei riproduttivi caratterizzati sia dalla esistenza di evidenze genetiche che fenotipiche di ibridazione, ed un quinto branco in cui gli esemplari, sebbene non siano state rilevate evidenze genetiche di ibridazione, presentavano caratteristiche fenotipiche anomale rispetto allo standard selvatico del lupo. Tale dato porta a supporre che il fenomeno della ibridazione cane lupo potrebbe ulteriormente espandersi spazialmente nei prossimi anni, non appena i cuccioli si
sposteranno in altri territori per costituire nuovi branchi“.
Detto quanto sopra la Dr.ssa Marucco si è detta oggi preoccupata per i “forti
cluster di ibridazione riscontrati nel lupo in Toscana; sarà una sfida difficile, uno dei
problemi principali” per i prossimi anni.
Sul tema ibridazione occorre mettere in conto anche eventi infausti come il caso
dei 7 lupi neri canadesi, più grandi ed aggressivi dei nostri, scappati a causa dell’alluvione
dell’ottobre scorso dal recinto alpha nel vicino Mercantur, solo in parte recuperati e di cui
uno è già stato avvistato al Colle di tenda, situazione definita dalla Project manager di
wolfalps. Nella sua relazione “un bel pasticcio ed un problema enorme considerata
l’abitudine di tali esemplari in cattività al consumo di pollame”.
Ma, restando ancora nel campo dei rischi da ibridazione, non mi è piaciuto per
nulla ascoltare la Dr.ssa Marucco affermare nella sua relazione al MUSE il 2 dicembre 2020 ( che chiunque può ascoltare) che il problema delle ibridazioni non è fra quelli di
competenza primaria del progetto LIFE (“ non arriviamo fino lì, non compete al life
tocca ai Sindaci ed ai Comuni gestire singoli casi” a cui garantiremo la necessaria
collaborazione. (sic!). Quindi con circa 12 milioni di euro in 5 anni e 10 negli anni
precedenti non rientra la gestione di uno dei problemi più preoccupanti, quello delle
ibridazioni. Dichiarazioni che comunque contrastano con quanto scritto nel progetto di
candidatura e di attività del Wolfalps laddove si cita espressamente la necessità di
affrontare il tema delle ibridazioni come parte del progetto.
Ascoltavo un paio di sere fa il nostro guardiaparco esperto Luca Giunti nella interessante conferenza della LAV dal titolo “Dalla parte del lupo” sulla non pericolosità
del lupo medesimo per l’uomo: “I lupi non vanno a caccia di uomini perché sono sazi per
la ricchezza di ungulati”, si , va bene, ma la storia insegna che finiti caprioli e cervi nonché
ridotte le greggi estive come accadrà per l’esasperazione dei pastori, chissà che non
capiti il fattaccio; quando ero giovane andavo a dormire in tenda canadese all’Assietta;
ora non mi fiderei più. Turisti ed escursionisti iniziano ad avere preoccupazioni ed al di là
del pericolo reale già solo la preoccupazione di non essere al sicuro in montagna è un
valore perso, tenuto conto già il fatto di dover avere timore di incontrare le greggi per
passare alla larga dai cani maremmani lasciando il sentiero o prendendo la bici a spalle
E’ chiaro che i cani maremmani proteggono, ma sappiamo benissimo che sono
tendenzialmente aggressivi e rappresentano un fardello di cui i pastori avrebbero
volentieri fatto a meno. Sono di grande pezzatura e pesano anche 38/40 kg. e mangiano
ogni giorno chili di cibo (vanno mantenuti tutto l’anno e non solo in estate) a volte le
crocchette sono disponibili dal progetto Wolfalps ma spesso vengono acquistate in proprio
come mi dicono nostri allevatori con costi rilevanti qualora sia necessario averne piu di
uno, come pure la costosa assicurazione verso terzi da stipulare per i rischi di
aggressione da parte dei maremmani.
Senza contare che i maremmani sono cani da difesa e guardiania ma per
gestire e guidare il gregge agli ordini del pastore ci vogliono ulteriori efficienti cani pastori
(es. Border Collie) aggiuntivi . Vedremo che esito avrà la creazione di squadre di
prevenzione e pronto intervento immediato per assistenza agli allevatori prevista dal
Wolfalps 2 Eu.
Si può comunque dar corso alla normativa di tutela del lupo ma senza porre in
essere azioni per una sua ulteriore implementazione visto che non sussiste più il
rischio di estinzione: come nel caso del cosiddetto asilo dei lupi ovvero nel nostro caso
dell’area sopra Fenestrelle interdetta in autunno 2020 dalla Direzione del Parco Alpi Cozie
appena prima del mio arrivo per proteggere da occhi e fotografi indiscreti lo svezzamento
dei cuccioli in un’area già notevolmente popolata dal predatore e con continue tensioni con
il mondo rurale che a questo punto si sente preso in giro.
In tutti i documenti di progetto Wolfalps si rileva l’auspicio della colonizzazione
anche nelle aree alpine dove finora la presenza è stata nulla o insignificante; ad esempio
nella candidatura del progetto presentata in Europa per il finanziamento, c’è il confronto fra
l’attuale distribuzione del predatore sulle alpi ( 2018) e quella potenzialmente raggiungibile con l’immagine della colonizzazione da parte del predatore delle intere alpi e prealpi
(pag. 138).
Gran parte dei piccoli allevamenti ovicaprini stanno abbandonando l’attività ;
giustamente Lei Direttore dice che il lupo è la goccia che ha fatto traboccare il vaso, i
grandi allevamenti professionali in grado di proteggersi meglio, coprono solo in parte il
territorio lasciando enormi aree nelle fasce altimetriche 1000/1500 msl in preda a rovi e
degrado. In ogni caso l’estate scorsa all’Assietta ho avuto modo di accertare
personalmente con il pastore quanto in gran parte delle aree pascolive scoscese fosse
pressoché impossibile l’utilizzo e lo spostamento continuo di recinzioni ( fra l’altro il grande
gregge era diviso in tre diverse aree di pascolamento) , reti che fra l’altro capita spesso
che vengano superate dal predatore anche a causa delle irregolarità del terreno ancorché
posizionate correttamente.
Tenga conto che mentre con il progetto Wolfalps l’obiettivo principale che viene
dichiarato è quello della convivenza ma a mio avviso quello reale è la tutela, la
conservazione e l’implementazione della specie, contemporaneamente sulle alpi ci sono
anche progetti della serie LIFE “Eurolargescarnivores” sempre a valenza europea, che al
contrario hanno come unico obiettivo quello di ridurre le difficoltà per le attività
zootecniche derivanti da possibili incursioni dei grandi predatori: è per esempio il
progetto PASTURS promosso dalla Coldiretti di Bergamo con il WWF che fra l’altro ha
proposto in questi anni sperimentazioni non calate dall’alto ma organizzate dai pastori
stessi, come il progetto “un estate da pastore” con gruppi di giovani volontari che “
affiancano i pastori nel lavoro pratico di ogni giorno nel montaggio e smontaggio
recinti, nella sorveglianza delle greggi, nella gestione dei cani da pastore con
stages da una settimana a 2 mesi validati anche tirocini universitari con relativi
crediti formativi”, il tutto guardando avanti in quanto in quelle zone la presenza del
predatore oggi non è ancora rilevante.
Un guardiaparco delle Alpi Cozie ha scritto “Il lupo arriva, e da professionista
aggiusta i guasti causati dall’inesperienza o dalla imperizia di altri di solito, umani.
costringe a migliorare i comportamenti di tutti gli utilizzatori del territorio, si tratti di pastori, cacciatori, escursionisti, ciclisti, guide alpine, operatori forestali, amministratori, guardie. Nulla è più come prima, quando torna il lupo “.
Un prezzo da pagare molto elevato.
Ho chiesto al Prof. Luca Battaglini, autorevole docente di Scienze forestali e
ambientali presso l’Università di Torino, un parere sul discorso arricchimento biodiversità
in una situazione di ritorno del predatore e di contestuale contrazione della pastorizia e mi
ha scritto “ Che il lupo arricchisca di biodiversità la montagna non è dimostrato, ma
grazie all’abbandono della montagna si affermerà sempre di più. Perderemo prati,
pascoli (quei pochi che restano) e avremo boschi ingestibili. E’ questa la
biodiversità che cerchiamo grazie alla difesa dei cromosomi del lupo (che peraltro
perderemo pure…a forza di incroci e indebolimento della specie). La biodiversità si
riduce enormemente in assenza della pastorizia. Dimostratissimo. Fra l’altro
perdiamo da decenni razze preziose, a limitata diffusione. Animali resilienti. Il lupo
aiuta…Non è anche questa biodiversità? Lo sappiamo bene. I servizi eco-sistemici
(produzione, difesa habitat, biodiversità, socio-culturali…) che offre il lupo sono di
gran lunga inferiori a quelli offerti dall’allevatore pastore e dai suoi animali.
Quando arriveremo a quantificare (monetizzare) il valore per riconoscere il giusto a chi
esercita il mestiere di allevatore in montagna? Mi preoccupa che fin dalle scuole si
ignori la dimensione agropastorale. Anche nei territori montani. Impoverimento
socio-culturale (perdita di servizi ecosistemici anche questa). I bambini non sanno
più disegnare un paesaggio alpestre. Lupi e selvatici sono entrati nell’immaginario
e non si recupera più. Aiutare i pastori a montare e smontare recinti, tenere i cani,
forse è qualcosa, per lo meno per arrivare a capire cosa vuol dire vivere in questo
contesto, ma resta segno di una limitazione di libertà con perdita di benessere
animale (dimostrato) e qualità della vita degli allevatori (evidente). Il rimborso dei
danni agli allevatori, quando avviene, è anche avvilente perché non considera la
dignità di chi alleva ed il valore dell’animale non è solo monetario, ci sono danni
materiali ed immateriali. Il senso di questa iperprotezione lo si trova solo nella
volontà di desertificare la montagna.
E’ un disegno più ampio. Non si compensa certo il malessere che genera
questo stato delle cose. Ma ci sono progetti milionari e tutto diventa relativo e si
perde di vista il valore umano di questo mondo. Anzi meglio cancellarlo.”
Restando comunque in un’ottica di tutela del predatore da ogni possibile rischio
di estinzione, sono però convinto che occorrerà che Stato e Regione si pongano a breve
il problema di analizzare la situazione ed attivare tutti gli interventi possibili per assicurare
una gestione numerica sostenibile del predatore ad iniziare dalle aree in cui si
determinano i maggiori conflitti dovuti ai danni al sistema pastorale.
D’altra parte la Francia insegna, attraverso l’esperienza di contenimento,
attuata da un paio di anni, con i primi 98 esemplari di lupo abbattuti nelle aree di maggiori
danni alle greggi, avendo applicato semplicemente le deroghe previste dalla direttiva
habitat.
Su tale posizione sono sempre più numerosi i Sindaci, le Amministrazioni
pubbliche ed anche le Amministrazioni delle aree protette (specie in Piemonte) che
segnalano alle Regioni la necessità di analizzare la problematica in un’ottica non solo
rispettosa della conservazione ma anche di una maggiore tutela delle attività in conflitto
con la eccessiva diffusione della specie.
Ed in tal senso risulta sensibile ad affrontare le necessità espresse dal territorio
anche l’attuale Assessore alla Montagna ed ai Parchi del Piemonte.
Come Le avevo indicato, informerò i sindaci e le istituzioni del nostro territorio in
merito alle modalità di utilizzo delle notevoli risorse previste per il progetto. Auspicando
che si tenga conto delle indicazioni suesposte , accolgo volentieri e La ringrazio per
l’invito a partecipare a futuri incontri sul progetto, allorquando la situazione sanitaria
correlata al COVID 19 lo consentirà.
Un cordiale saluto.
Il Presidente
Deidier Mauro
Il classico sperpero di soldi pubblici
La politica genera lavoro, agli addetti ed agli amici dei miei amici. Chi non ha santi in paradiso subisce e tace, tace perché nessuno divulga i fatti realmente successi ma distorti con la lente della distorsione favorevole all’interessato di turno, dei veri problemi pochi ne parlano e ancor meno ne divulgano le soluzioni.
Se ci sono ibridi vanno abbattuti e là dove le recinzioni elettrificate non sono utilizzabili in un modo accettabile vanno aiutati economicamente i pastori ad acquisire un numero congruo di cani per una difesa efficace .
Abbattere è una parola orribile. Vanno aiutati i pastori con recinzioni elettrificate e maremmani, ma lo spreco di soldi lo fanno gli esseri umani, non lo fanno nè i lupi, nè gli ibridi, nè i maremmani, nè le pecore
Si portate un po di orsi bruni, leoni,tigri coccodrilli anche qualche elefante . Spreco in modo stupido…..
Classico esempio della miopia di molti progetti europei, che arrecano più danni dei problemi che vorrebbero risolvere. Progetti di tutela di un predatore che collidono con altrettanti progetti di tutela della pastorizia, dell’agricoltura, del turismo e dei lavoratori “deboli” (leggi: pastori). Unici elementi in comune: l’altissimo costo per le casse pubbliche, l’altissimo costo per le economie fragili, l’altissimo costo per l’ecosistema montano in generale. Unici beneficiari: i predatori (lupi, burocrati e consulenti).
La montagna come nuovo territorio di colonizzazione per i parassiti della politica, che dietro superficiali buone intenzioni, si lanciano all’assalto della preda di turno, difesi da politici in caccia di notorietà, giornalisti manipolati, burocrati miopi e ignoranti.
Questo aspetto della politica europea fa veramente rabbrividire. Ma sono molto contento che finalmente ci siano persone come il Sig. Deidier che hanno il coraggio di aprire gli occhi alle troppe perone assopite e ipnotizzate dalla retorica europeista.
Rendetevi conto che i politici europei sono per la maggior parte manipolati dalle lobby economiche che, se non riescono a mettere le mani su qualcosa, preferiscono distruggerla, potendo così indirizzare le scelte dei cittadini sui “territori” e sui consumi di loro interesse.
Una montagna “ostile” per i turisti a causa dei lupi, li dirotta nei villaggi turistici si proprietà delle lobby economiche; una montagna ostile che non permette l’allevamento e la produzione di eccellenze locali (carne, formaggio, miele, etc.) toglie la concorrenza ai prodotti industriali di bassa qualità, a totale favore delle lobby economiche.
Riflettete su questo e svegliatevi!
Come han già fatto coi cinghiali (e le vipere?)
Che devastano l’humus dei posti migliori
Non diciamo fesserie, le vipere qui ci sono sempre state, o è anche lei uno dei complottisti che credono alle vipere lanciate dagli elicotteri??
È bello leggere commenti intelligenti ogni tanto.
Riferito a Emanuele
La montagna ostile a causa dei lupi dove l’hai vista? Io faccio escursioni in lungo e in largo per la valle tutto l’anno, e non ho mai avuto la fortuna nemmeno di vederne uno da lontano di lupo. Al massimo mi è capitato di vedere qualche impronta sulla neve. Chi scrive certi commenti, in realtà non sa nemmeno dove stia di casa la montagna.
Proprio così… nel parco nazionale di Abruzzo, Lazio e Molise, con paesaggi stupendi, convivono lupi, orsi, linci, cervi e pure le pecore debitamente sorvegliate da pastori abruzzesi e recinti elettrificati…hanno sviluppato un turismo ecosostenibile che ha portato sviluppo rispettando la natura, si viene ospitati in antichi casolari di montagna e non in ammassi di cemento stile Bardonecchia o Sauze d’Oulx o Sestriere, e in campeggi a contatto con la natura, in paesini splendidi quali Barrea, Villetta Barrea, Civitella Alfedena… E i pastori continuano a fare il loro lavoro indisturbati, perchè sono stati istruiti su come non fare attaccare i greggi dai lupi… ma il magna magna lo fanno gli umani, qua nella nostra zona, non gli animali…
Ma quante parole..milioni di euro per il Lupo..ma per far che??sono sempre esistiti sul territorio..in piccoli branche indipendenti.A voi si deve l importazione di altri capi per studiarli.e ora??vi siete stufati??sono troppi??sedateli e portate su un altro territorio..il Lupo vive meglio senza l uomo che lo studia e lo controlla..spendete meglio quei soldi
Analisi lucida e concreta. Il lupo non è quel solutore di problemi che ci viene propinato. È piuttosto il simbolo dell’abbandono della montagna. In montagna non solo rovi, ma pascoli e pastori. Ripopolare la montagna con forme eco sostenibili di attività, che valorizzino il governo e la manutenzione dei territori. Anche il lupo, a quel punto, avrà il suo giusto spazio senza dover scorrazzare nei paesi o divorare le greggi. Una montagna curata e manutenzionata, con la giusta alternanza di pascoli e foreste, con recupero mulattiere e muretti. Amare la natura non vuol dire abbandonare tutto ai rovi.
Infatti, gentile escursionista, la pensiamo esattamente come te.La montagna è stata lasciata in balia di un incuria, in tutti i sensi, vanno solamente bene le seconde case, gli impianti sciistici, e tutto ciò che produce denaro. Ma il lupo lasciatelo in pace, andrebbero dati ai pastori i cani che difendono il gregge, maremmani, e impegnare il denaro in maniera più sensata, i lupi da che mondo è mondo è sempre esistito, sarebbe bello invece vedere gente che capisce il ritmo della vita, della natura, ma visto che la tecnologia imperversa drasticamente è allora vai……
Per taluni la montagna e solamente un business invernale…..un business di caccia..ma mai l uomo ha tentato di creare un ecosistema adatto a loro..a noi….nessun lupi ha mai aggredito l uomo…mentre i cani del paese lo fanno..e che si fa????abbiamo bisogno di credere ancora in madre natura….abbiamo bisogno di poterli cacciare con le macchine fotografiche….e ammirare quello che ci concedono.
Concordo… solo che bisognerebbe avere il coraggio di abbattere i condomini di Bardonecchia, Sauze d’Oulx, Sestriere e dintorni, bonificare i territori dal cemento armato, e ricostruire in pietra e legno come dovrebbero essere i veri paesi di montagna, invece purtroppo in epoche più o meno recenti si è voluto ricostruire Torino in montagna, un obbrobrio, altro che lupi!!
Chi è questo Dr. Canavese ? Da dove arriva? E i Manager superpagati ? Chi sono?
Mauro sei un grande!! hai fatto un’analisi perfetta!.
Gli allevatori che passano tutta l’estate in montagna andrebbero tutelati ed aiutati maggiormente, non con il semplice rimborso del costo del capo.
Avete mai provato a vivere tutta l’estate a 2000mt con il minimo indispensabile? Se non sei più che innamorato del mestiere che fai non puoi resistere, se abbiamo ancora prati da pascolo lo dobbiamo a loro, alla loro grande passione.
In tutti quei posti dove non si montica più la natura si è ripresa il prato ed è diventato bosco.
Il lupo non ha più nemici naturali, è in cima alla catena alimentare, ( sono spariti i dinosauri ed il mondo è andato avanti, se sparisce il lupo si ferma il mondo?)
Mauro sei il miglior presidente che il parco abbia mai avuto, (ma, mi sa che con quelle idee la tua direzione sara breve.)
troppe domande scomode
Esistono cani che Bracciano il lupo e proteggono le greggi…le greggi vanno protette con reti anti lupo se di pochi capi…esiste e deve esistere un ecosistema….la regione ha importato i lupi in val susa..quando già ce n’erano si ripaghi della perdita del bestiame..ma che le pecore vengano protette adeguatamente….senno e un cane che si morde la coda….
Anche se sparissi tu il mondo non si fermerebbe.
Rispetto per tutti gli esseri viventi, l’uomo non è il dominatore della natura, ne fa solo parte; purtroppo è la parte marcia che sta distruggendo tutto solo per il denaro ed il potere.
Un grazie al presidente Deidier per la trasparenza coraggiosa oggi non di moda e soprattutto per il buon senso! Per chi, come me, ama la montagna, vedere certe cifre è come ricevere un altro schiaffo per la gestione dei soldi pubblici: perché i boschi sono quasi impraticabili per l’enormità di tronchi, rami secchi e via dicendo,pericolosi per possibili incendi; perché non vengono più puliti i sentieri; perché si è permesso che enormi aree pascolo venissero lasciate all’avanzata( naturale!) dei boschi, senza pensare ad un possibile piano di utilizzo; perché i giovani non vengono avvicinati alla montagna sia dai genitori ( meglio il computer o il centro commerciale)che dalla scuola; perché per troppi giorni all’anno andar per boschi e per monti è un azzardo vista la presenza dei cacciatori( mi sono sempre stupita dell’enorme potere ” politico” di questa categoria); infine perché ci si preoccupa tanto degli animali( ed è giusto, nella giusta proporzione) e poco dei bambini( il loro futuro, il diritto sacrosanto di nascere, le scuole), degli ospedali tanto ridimensionati da chi preferisce la sanità privata, dei paesini che muoiono, degli sperperi per infrastrutture che non porteranno lavoro, ma malattie ( che ne facciamo della radioattività?), della mancanza di lavoro per i giovani in una Valle ormai abbandonata… come tante altre…tutti quei soldi per un progetto lupo? Mi chiedo se Chi preposto e collaboratori vari, abbiano un minimo di coscienza( grande parola ora in disuso): perché oltre a ciò che incassano di stipendio, anche ciò che spendono è denaro d’altri, non guadagnato da loro stessi e di cui dovrebbero render conto! Quanto farebbe bene una gestione dei fondi pubblici sul modello di quella famigliare che ogni genitore mette in atto: prima le necessità basilari, poi quelle secondarie, quindi un aiuto a chi più sfortunato, poi il risparmio e, se rimane qualcosa…evviva!!!
Credo che ogni proprietario terreno sia responsabile del suo territorio..nei paesotti siamo obbligati giustamente ad abbattere alberi che possono arrecare danni…e in montagna??non esiste legge???solo la legge del selvaggio??vorrei sapere i milioni di euro spesi per il lupo in val susa…..
Queste tonnellate di valutazioni cambieranno qualcosa nello sperpero (generalizzato) di soldi pubblici ?
Faceteci poi sapere !
Nella maggior parte dei commenti c’è molta ignoranza e soprattutto scarsa conoscenza del tema. A partire innanzitutto dal fatto che il Lupo in Italia non è mai stato “reintrodotto” in modo artificiale. Il Lupo si è semplicemente ristabilito in Italia in seguito a normali migrazioni animali. E questi progetti sono semplicemente volti a studiare e preservare, non ad alterare la normale evoluzione naturale. Peraltro gente che si definisce “escursionista” che non comprende l’importanza dell’esistenza di predatori naturali dovrebbe definirsi “escursionista della Domenica”, perché sicuramente più che amare la montagna ama il proprio desiderio di utilizzarla a proprio uso e consumo.
Per amante della montagna : impari ad accettare le altrui opinioni, senza ricorrere al consueto gioco di schernire chi non la pensa come lei. Se ne faccia una ragione, non tutti possono avere lo stesso punto di vista. Per il resto ben venga chi pone l’attenzione su determinati usi delle risorse economiche pubbliche ancorché erogate dall’Europa. Lo stato d’abbandono dei territori montani é, purtroppo, visibile a tutti. Pochi, sul tema, comprendono le difficoltà dei pastori e i loro maggiori costi costi.
Esistono i fatti, e poi ci sono le opinioni. Quando le seconde cozzano con le prime, il loro valore è zero. Fermo restando il fatto lei può continuare ad esprimere le sue opinioni basate sul niente, e io a scrivere che sono aria fritta da escursionista della domenica.