di ARIANNA COUTANDIN
AVIGLIANA – Sono molte le famiglie che, domenica 12 settembre, nell’arco della giornata hanno voluto partecipare ai festeggiamenti per l’importante anniversario dell’asilo Picco di Avigliana. Ben 150 anni fa, nell’affascinante centro storico del paese, ai piedi del castello, nasceva infatti una scuola materna con l’obbiettivo di “offrire e procurare l’educazione religiosa e civile dei fanciulli che gli sono affidati” ed aiutare così le famiglie più bisognose e, in generale, la popolazione del territorio.
Dal 1871, questo è un luogo dove i piccoli allievi hanno trovato la possibilità di esprimere e di esprimersi, di imparare, crescendo, e diventare parte di una comunità. Negli anni, la scuola si è ovviamente trasformata accompagnando gli sviluppi della storia, ma sempre mantenendo la sua funzione originaria.
La giornata si è aperta con una Messa, nella Chiesa di San Giovanni, in memoria dei vecchi amministratori dell’istituto. Al termine della funzione, emozionati dal suono della straordinaria Filarmonica “Santa Cecilia”, i presenti si sono diretti verso l’ingresso della scuola. Nelle menti di molti, ronzava ancora una domanda che il parroco don Ugo aveva suggerito poco prima: “cos’è, per te, l’Asilo Picco?”
Una domanda complessa, lasciata aperta. Eppure ognuno, entrando nello storico cortile, aveva in sé una risposta. C’ è chi vive o ha vissuto la piccola scuola come allievo, chi come volontario, lavoratore, genitore, o addirittura con più di un solo ruolo… nel cuore di ciascuno, essa ha un posto assai speciale.
Per il consigliere comunale Arnaldo Reviglio e, come lui, molti altri ex allievi, “varcare quel portone è stato come tornare indietro negli anni e rivivere un passato mai dimenticato”. Il ricordo del tempo qui trascorso sotto la cura delle suore, maestre fino al 1981, evoca forti emozioni in coloro che sono oggi tornati come adulti, magari perfino genitori.
Ci sono anche i ragazzi e le ragazze che solo pochi anni fa si divertivano rincorrendosi in questi corridoi. Ora rivedono i compagni di allora, rimpiangono con loro le impareggiabili polpette della cuoca (erano davvero squisite!) e rimangono meravigliati di fronte a come i giocattoli sembrano essersi drasticamente rimpiccioliti. Poi però riconoscono le loro maestre, vengono riconosciuti, ed è come se quel tempo non fosse mai passato.
Le maestre ed il personale hanno gli occhi che brillano di orgoglio e felicità. Sonia, Tonina, Ofelia, Paola, Sabrina, Cinzia e Maddalena… vengono chiamate per nome nei ringraziamenti, sono di famiglia. Grazie a loro e a chi le ha precedute, oggi si vedono i frutti della loro grande dedizione e del loro amore immenso.
Un grazie particolare deve però essere rivolto ad Alberto Mattioli, presidente del Consiglio Direttivo dal 1981, e a sua moglie, Mirella Rosa Clot perché, animati dallo stesso spirito e dall’amore che portano per questo bellissimo paese, hanno permesso a questa realtà di continuare ad esistere e di essere ciò che fa la differenza. Per loro, l’asilo Picco è il sogno/l’amore di una vita, la battaglia di ogni giorno.
A conclusione del suo intervento, Mattioli riprende il discorso di inaugurazione che 150 anni fa pronunciò il primo presidente della Picco, il Cavalier Tetti, e, con le parole di quest’ultimo, si augura che “l’asilo continuerà a restare aperto a vantaggio della presente e successiva popolazione di Avigliana.”
L’istituzione è infatti anche un pilastro fondamentale della storia di Avigliana e dei suoi cittadini, i quali, rappresentati dal sindaco Andrea Archinà, oggi hanno nuovamente suggellato un patto di comunità, ringraziandolo inoltre per l’attività educativa svolta da sempre con impegno e dedizione.
Infine però, non si possono dimenticare i bambini, veri protagonisti della festa di oggi. Con allegra spensieratezza, ci hanno accolto nel loro regno, mostrandoci nuovamente la gioia che ne è propria.
I loro sorrisi, un po’ nascosti dai simpatici cappellini verdi che portano in testa, raccontano che, anche in questi ultimi e difficili anni, segnati dalla pandemia, l’asilo c’è sempre stato. E così, ci guidano alla ricerca delle loro foto e di quelle dei loro nonni nella mostra “Per non dimenticare”, allestita per l’occasione con foto, oggetti e documenti che raccontano la storia di questi 150 anni.
Eppure, passeggiando lungo il percorso dell’esposizione, si comprende che l’elemento chiave per completare quella mostra, siamo proprio noi. Noi che ci incantiamo davanti ai giocattoli di una volta, ai disegni dei nostri bambini, noi che abbiamo questo magico posto nel cuore e vogliamo tenerlo stretto anche negli anni futuri.
Legati da questo forte sentimento, insieme, un po’ come una grande famiglia dai mille colori, festeggiamo i 150 anni di storia e di storie, le nostre, che sono passate di qui.