VALSUSA, I VANDALI DANNEGGIANO LE FOTO DELLA MOSTRA DEGLI STUDENTI

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di PAOLA TESIO

AVIGLIANA – Le fotografie della mostra “Body of Water”, recensita su Valsusaoggi, sono state sfregiate durante l’esposizione presso la Fabrica di Avigliana tenutasi dal 27 maggio al 10 giugno, oltre al costo materiale della stampa questo gesto ha portato a una riflessione profonda dell’accaduto come dichiara la psicologa Simona Giovanditti facilitatrice del metodo Spex® (The Self-Portrait Experience) ideato dall’artista Cristina Nuñez realizzato durante il  workshop con gli studenti dell’Istituto Des Ambrois di Oulx e organizzato in collaborazione con  la docente di fotografia Claudia Lo Stimolo: “Queste fotografie sono il risultato di un processo introspettivo, in cui i soggetti autoritratti hanno esplorato ed espresso emozioni difficili, come rabbia, paura, tristezza, e potenziali aspetti della propria personalità. Per emozioni “difficili” si intendono quelle emozioni che di solito nella nostra società vengono negate, represse, stigmatizzate, oppure semplicemente ignorate. Tollerate se espresse in forma privata, difficilmente accettate se manifestate in pubblico, diventano un tabù. Durante il workshop  Spex® i ragazzi hanno utilizzato la pratica dell’autoritratto per esprimere ciò che avevano dentro ed hanno condiviso queste immagini prima nel gruppo dei pari e poi con il resto del mondo, con lo scopo di stimolare nello spettatore un processo di identificazione e richiamare l’attenzione della società sui bisogni più autentici degli esseri umani. Che reazione abbiamo di fronte all’espressione così manifesta del dolore e della vulnerabilità? Possiamo scappare o lasciare che ci tocchi profondamente; alcuni vengono toccati, ma hanno difficoltà a stare in contatto con la propria vulnerabilità e se la prendono con quella degli altri, hanno reazioni aggressive. Il danneggiamento di queste foto sembra un tentativo di “distruggere” la fonte di queste emozioni che non riescono a gestire. Un gesto estremo, emblematico, doloroso per chi lo subisce (le ragazze autoritratte, ma anche tutti gli altri partecipanti, comprese l’insegnante e la psicologa che hanno condotto il workshop, sentono di aver subito questo gesto), ma anche per chi lo ha commesso, un grido di aiuto che non deve essere ignorato”.

Dopo aver riflettuto a lungo su questo inaspettato gesto la docente e la psicologa hanno comunque deciso di esporre le immagini solcate dallo sfregio, nella continuità del tour espositivo che era stato organizzato in  più location proprio per sensibilizzare all’ascolto e comprensione dei tali emozioni, come sottolinea la docente Claudia Lo Stimolo: “Una studentessa che doveva illustrare il progetto in mostra ad una classe delle primarie si è accorta del danneggiamento delle foto e di un pannello esplicativo che è stato rotto. Domenica allestiremo al castello di Susa, abbiamo deciso di lasciare le fotografie con impresso l’atto vandalico a cui sarà aggiunta una didascalia per spiegare quanto accaduto, gesto che diventa simbolo di emozioni forti in altre persone anche se purtroppo espresse in modo negativo, e che ci fa comprendere come sia  importante indagare le emozioni, conoscerle, per evitare che sentimenti repressi possano sfociare in reazioni che possano deteriorare il proprio sé e ripercuotersi sugli altri”.

Un’azione, incisa in modo permanente nel graffio sulle immagini, che evidenzia  la disgregazione del proprio sé di fronte al mondo, nel mancato riconoscimento degli altri, e che aggiunge alla riflessione dell’intenso lavoro di introspezione impresso sulle foto realizzate dai ragazzi  il bisogno quanto mai impellente di mettersi in ascolto delle emozioni, di saper ascoltarsi ed ascoltare. Scriveva l’artista Lucio Fontana: “Più in là della prospettiva …. la scoperta del cosmo è una dimensione nuova, è l’infinito, allora buco questa tela, che era alla base di tutte le arti e creo una dimensione infinita”.

Per l’artista l’atto di incidere la tela, che avrebbe fatto storia, incarnava l’apertura verso una ulteriore dimensione non ancora sondata e conosciuta: l’opera si svincolava dalla bidimensionalità e si vivificava in una terza dimensione, propagandosi attraverso quel varco, nel tempo e nello spazio.

L’atto vandalico invece rappresenta una lacerazione, uno sfregio, ma allo stesso tempo è una finestra sul mondo della realtà emozionale negativa e distruttiva che andrebbe comunque indagata a dimostrazione di quanto il progetto “Body Of Water” possa essere indispensabile all’introspezione, indicando appunto cosa possa succedere  quando ci troviamo davanti ad uno specchio d’acqua, in questo caso incrinato da un comportamento deprecabile che riflette inevitabilmente un malessere interiore. Ricordano le parole dell’artista Cristina Nuñez: “Se sopprimiamo le nostre emozioni, non sapremo mai di cosa abbiamo bisogno veramente, dato che le emozioni dolorose ci comunicano la presenza di bisogni insoddisfatti che richiedono la nostra attenzione. Trasformare queste emozioni in arte ci permette di guardarle, riconoscerle, capire questi bisogni insoddisfatti e condividere le nostre opere d’arte con gli altri, per favorire l’identificazione invece del giudizio, della dissociazione e dell’alienazione”.

La mostra di “Body of Water” sarà visibile presso il castello di Susa dal 12 giugno fino al 3 luglio.

 

 

 

 

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8 COMMENTI

  1. Il grido d’aiuto di chi ha commesso questo sfregio sicuramente lo lancerebbe se viene beccato dai ragazzi che hanno predisposto questa mostra .

  2. I soliti imbecilli crescono.
    Magari più avanti si uniranno agli imbecilli che da decenni sfregiano muri (delle stazioni e non solo),montagne e cartelli stradali con le loro deliranti scritte.

  3. Per quanto si faccia una riflessione profonda dell’accaduto, lo sfregio (materiale e non) è simbolo dei nostri tempi e fa parte della vita così come il vandalo che lo ha fatto. Secondo me vanno esposti così e, per quanto la mia prima reazione sia stata di odio verso chi ha compiuto il gesto, in realtà i vandali hanno solo (involontariamente) arricchito l’opera.

  4. Riflettendo , non tutte le istituzioni del passato , rimosse in nome di una modernità e civiltà che non siamo capaci di meritare ; quella più importante e necessaria è la patria potestà dove un minore che commetteva reato o dimostrava maleducazione , finiva al RIFORMATORIO e il padre o chi per esso finiva in GALERA . ricordiamoci che la prima responsabilità dell’educazione dei ragazzi è e deve essere la FAMIGLIA

  5. Scusate, ma non ho capito, il tuo dubbio è più che giusto. La risposta è che “opera d’arte” e atto vandalico si confondono e forse equivalgono.

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