IL SALVATAGGIO DI UN CANE ABBANDONATO: LA STORIA DI ANSELMO

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di ERIKA FONTANEL (RESPONSABILE DEL CANILE “100 CODE” DI SANT’ANTONINO)

SANT’ANTONINO – Venerdì sera 29 dicembre, nel canile c’è stata la riunione di fine anno dei volontari di “100 Code” di Sant’Antonino. Oltre che per tirare le fila del lavoro svolto fino ad ora, ne abbiamo approfittato anche per scambiarci gli auguri e con i bicchieri in alto qualcuno di noi ha silenziosamente mandato un pensiero al mucchietto di ossa ricoverato qualche box più in là, finalmente al caldo avvolto in una grossa coperta e con il pancino finalmente sazio.

Nessuno ha fatto parola quella sera di quanto era successo nei due giorni precedenti, perché seppure sia stata una storia al limite dell’estremo, non aveva nulla di strano, nel senso che per chi ama gli animali in modo speciale quello che è successo è normale routine e non un fatto straordinario. Eppure per me qualcosa di straordinario è in effetti successo.

Mercoledì 27 dicembre abbiamo ricevuto una segnalazione di un cane in evidente stato di sofferenza in una borgata sopra Vaie, precisamente alla Mura. Da subito si è capito che il recupero sarebbe stato difficile e improbabile, sia perché il cane risultava libero, inavvicinabile e terrorizzato dalle persone, sia perché le condizioni del tempo e delle strade non permettevano alle macchine di salire causa ghiaccio e neve. Per un giorno e mezzo abbiamo chiamato ogni corpo dello Stato che ci sembrava potesse aiutarci a raggiungere il posto con un mezzo adeguato e in fretta. Ma per svariati motivi nessuno ha potuto o voluto farlo.

A pensare a quel povero cane abbandonato a se stesso lassù però, nessuno si dava pace.
Il mondo si sa che è pieno di dolore e si sa che non è possibile salvare tutti. Ma quando sai esattamente dove il dolore sta di casa e questa è vicino alla tua, non puoi rimanere indifferente. Alle 13 del 28 dicembre ancora nulla. Alle 14.30 siamo partite io e Lara con Maya, il suo cane. Zaini in spalla pieni di coperte, scatolette e crocchette. Un po’ troppe effettivamente! Gli scarponi tolti dalla scatola ricoperta di polvere mi guardavano come intendere un leggero segno di ammonimento!

L’ho capito circa dopo due ore di camminata su una mulattiera viscida e piena di neve quando ho rivissuto misteriosamente alcune delle mie vite precedenti! Il sentiero arriva finalmente alla strada ricoperta di neve. Tutt’attorno un silenzio innaturale, un silenzio che solo il paesaggio innevato ti concede. Al nostro arrivo, riconosciamo il luogo dove ci avevano detto che il cane dormiva. Ma del cane nessuna traccia, se non quelle evidenti lasciate sulla neve. Lasciamo una coperta nel nascondiglio e una ciotola piena di crocchette e umido e ad un certo punto dalla strada vediamo aprirsi una finestra in una casa e conosciamo Federico e la fidanzata, che ci dicono che hanno in effetti visto il cane, che era scappato vedendoli arrivare e che avrebbero passato la notte li. Ci scambiamo i telefoni. Saranno loro che il giorno dopo lasceranno altro cibo per consentire al cane di cibarsi e di rimanere ancora nella borgata e mi manderanno delle foto. Un fantasma bianco, appunto il fantasma di quello che una volta era un cane.

Siamo scese con il buio e la neve che ha finito di inzuppare quello che era rimasto asciutto. Noi due, una torcia elettrica, un cane elettrizzato per la meravigliosa passeggiata sulla neve… gratis, la consolazione di aver lasciato all’altro cane più morto che vivo del cibo, la speranza di poterlo prendere chissà come l’indomani, la promessa di fumare di meno.

Il mattino dopo, sapendo che il cane quel giorno avrebbe comunque mangiato, non potendo non siamo saliti, ma siamo stati tutto il giorno al telefono per trovare qualcuno che sapendo che il cane era lì e che era in evidente stato di difficoltà, ci potesse aiutare. La PM di Vaie ha contattato il signore che aveva fatto la segnalazione e gli ha chiesto se ci poteva accompagnare li il mattino seguente. Grazia e Lia, due volontarie del canile, di buon’ora sono partite e accompagnate da Davide di Giaveno hanno raggiunto le pendici della borgata e poi a piedi fino al piazzale, dove si nascondeva il cane.

Il lavoro di avvicinamento richiedeva parecchio tempo, per cui sono state lasciate lì da Davide che è dovuto rientrare. Dopo circa quattro ore, il cane è stato finalmente preso. Quattro ore sulla neve. Quattro ore in un posto dove il sole nemmeno arriva a scaldarti quel poco che ti serve per non patire il freddo. È terrorizzato e ha solo più la pelle sulle ossa. Non cammina al guinzaglio e di certo emaciato come è non può ne essere trascinato giù per il collo ne abbiamo la certezza che poi ci arrivi vivo. Deve essere recuperato con un mezzo li alla borgata. Mi avvisano, ed io avviso la PM di Vaie nella persona di Roberto Bugnone che, dopo nemmeno 15 minuti, ci trova un esperto conoscitore della zona che con il suo mezzo mi viene a prendere in canile e guida tra neve e ghiaccio fin su alla Mura. È un volontario degli AIB di Vaie e si chiama Roberto Cantore. E comparirà tra i nomi dei Santi che ci hanno aiutato a compiere le “belle gesta” che ogni canile vanta.

Arriviamo e il cane è li. Arrotolato dentro ad una coperta come sa fare solo un cane che ha dovuto imparare a scaldarsi. È giovane, anzi giovanissimo. Sembra più piccolo di quanto appariva nelle foto, ma forse è diventato piccolo dalla paura. È sfinito. Ed è apparentemente calmo, anzi meravigliosamente tranquillo. Aspetto un po’ prima di avvicinarmi, mi chino e lo carezzo su una guancia, gli parlo e lui ha degli occhi dolcissimi. Gli metto comunque un laccio sul muso e poi una museruola perché la sicurezza di tutti è sempre importante e lo prendo in braccio. Non pesa niente. Grazia mi tiene per la giacca mentre scendo lungo il sentiero. Roberto ci aiuta a raggiungere il portellone del Defender. Lia salta subito dietro e si mette Hansel tra le ginocchia convinta a stare con lui fino all’arrivo in canile.

Io e Grazia raggiungiamo una delle macchine lasciate lungo il percorso al mattino e rientriamo dietro agli altri in canile. La fatica è dimenticata (al momento) e la rabbia per non essere riusciti a far muovere il sistema per salvare un cane più morto che vivo è cancellata. Dopo qualche imprevisto dovuto a vari movimenti intestinali dati dal freddo e dall’agitazione Hansel (così chiamato perché ha seguito come l’Hansel delle fiabe le briciole di pane lasciate sul sentiero da Grazia e Lia), è stato ricoverato in canile. Non ha microchip e sembra un giovane esemplare di incrocio con un probabile Dogo Argentino.

Sta bene ed è sottopeso di un bel po’ ma mangia con la determinazione di chi vuole rimettersi presto in forma. A breve sarà adottabile previa sistemazione in una famiglia ovviamente specialissima.

Ringraziamo Davide di Giaveno perché senza di lui Anselmo sarebbe sicuramente morto.
Ringraziamo gli AIB di Sant’Antonino e Vaie per aver provato comunque ad aiutarci prima ed a interessarsi poi alle condizioni di salute di Anselmo.

Ringrazio Lara Guglielminotti che oltre che una amica è stata insieme al suo prodigo cane Maya, una coraggiosa e ottima guida.

Ringrazio Federico e la sua fidanzata per la loro gentilezza.

Ringraziamo la polizia municipale ed il Comune di Vaie per aver dimostrato sensibilità e tempestività nell’intervento e averci dato al possibilità così, di portare Anselmo a “casa”.

Ringraziamo infinitamente Roberto Cantore, appassionato ed innamorato cinofilo che privatamente ha messo a disposizione il suo mezzo, il suo tempo, la sua pazienza e non ha voluto nemmeno essere rimborsato della benzina.

Ringrazio Tiziana Berno, la mia responsabile in Enpa per aver creduto in noi e averci dato carta bianca. Speriamo di non doverla mai deludere.

Ringraziamo i volontari del canile, la mia collega Silvana Accardi perché senza il loro tifo, appoggio e aiuto nulla di ciò che è stato fatto sarebbe stato possibile.

Ringrazio Anselmo, anima innocente dal cuore troppo buono che nonostante sia stato condannato a morte certa dall’essere umano, trova ancora la forza di muovere quel che resta di una coda tutte le volte che ci vede arrivare al suo box con una bella ciotola fumante.

Ringrazio Lia e Grazia per aver messo alla prova oltre che la loro competenza, quel dono che solo le persone che aiutano gli animali a ritrovare la fiducia tradita, posseggono. Hanno compiuto un miracolo ed io non so se ne sarei stata altrettanto capace.

Ringrazio il fato perché nessun regalo così speciale e misteriosamente giunto alla fine di questo anno, poteva essere rappresentativo nell’esempio di un povero cane bianco dimenticato a morire di fame in una sperduta borgata di montagna che ha unito così tante persone, che pensando di salvarlo in realtà, hanno salvato ancora una volta la parte migliore di se stessi.

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3 COMMENTI

  1. Veramente una vergogna lasciare un cane indifeso a morire di fame in montagna, ma d’altro canto non c’è più vergogna nemmeno di fare morire gli esseri umani di freddo e di fame. Bravi a tutti coloro che hanno fatto qualcosa per portarlo al caldo e dargli qualcosa da mangiare.

  2. È bello sapere che l amore nn ha confini perché vi sono persone speciali che con i loro gesti ce lo ricordano.grazie

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