BUSSOLENO – “Acque senza veleni in Valsusa” è il titolo dell’incontro che si svolgerà a Bussoleno, organizzato da Greenpeace e dal Comitato “L’acqua SiCura”, allo scopo di informare gli abitanti del paese e di tutta la Valsusa rispetto al tema dell’inquinamento delle acque e dei possibili rischi per la salute umana. Si terrà mercoledì 25 settembre alle ore 20.45 presso la sala consiliare del Comune di Bussoleno, in via Traforo 62 L’obiettivo principale è quello di prendersi cura in prima persona come abitanti di una problematica emergente e spesso scarsamente considerata dalle istituzioni. All’incontro interverranno i rappresentanti del Comitato L’Acqua Sicura, trattando del tema “I PFAS nelle acque della Valsusa: aggiornamenti”. Poi Giuseppe Ungherese (Greenpeace), che presenterà la campagna “Acque senza veleni”, il dott. Marco Tomalino, che parlerà di “PFAS e salute umana”, e Simona Bombieri (Comitato Acqua Pubblica Torino) che affronterà il tema del “Risparmio idrico e protezione delle fonti”.
In un’inchiesta pubblicata all’inizio del mese di febbraio, Greenpeace Italia ha portato alla luce un’allarmante contaminazione da sostanze PFAS, di origine industriale, nelle acque potabili del Piemonte. I dati, ottenuti tramite una richiesta di accesso agli atti al gestore delle acque potabili Smat, hanno rivelato una diffusa presenza di queste sostanze in oltre settanta comuni nell’area metropolitana di Torino, di cui ben diciannove situati in Valsusa, con le più alte concentrazioni nei comuni di Chiomonte e Gravere. L’obiettivo di Greenpeace è oggi quello di realizzare la prima mappatura indipendente della contaminazione a livello nazionale, prelevando campioni da analizzare anche nei comuni valsusini.
Una volta dispersi nell’ambiente, i PFAS si degradano in tempi lunghissimi e possono inquinare fonti d’acqua, aria e coltivazioni. Attraverso l’acqua e gli alimenti, queste molecole possono quindi diffondersi nel nostro sangue, con gravi rischi per la salute. Una di queste sostanze, il PFOA, ritrovato in diversi comuni della Valsusa ad elevate concentrazioni, è stato ad esempio classificato come cancerogeno per le persone, mentre l’esposizione a diverse molecole PFAS può causare problemi alla tiroide, diabete, danni al fegato e al sistema immunitario, cancro al rene e ai testicoli e impatti negativi sulla fertilità.
Mentre in altre aree montane si registrano livelli bassi oppure nulli di PFAS nelle acque potabili, in Valsusa la contaminazione si rivela molto più diffusa e preoccupante. Questo confronto solleva interrogativi sulle cause specifiche di questa situazione e sottolinea l’importanza di indagini approfondite e di strategie preventive per preservare la qualità dell’acqua. Di fronte a questa allarmante situazione, molti abitanti della Valsusa hanno deciso di riunirsi per capirne di più con l’aiuto di esperti e di ricercatori, ma soprattutto far sentire la propria voce chiedendo alle istituzioni responsabili della salute pubblica, di indagare sulle cause di questo inquinamento.
È nato così il comitato “L’Acqua SiCura”: gli obiettivi sono semplici ed efficaci e si basano su una richiesta di chiarezza nelle informazioni date da Arpa, Asl To3, Smat e sindaci dei comuni valsusini, su una necessità di ampliare il numero e la frequenza delle analisi, e soprattutto sull’individuazione ed eliminazione delle fonti inquinanti che si trovano alla base di questo specifico inquinamento, che dati i livelli riscontrati non può essere casuale, tantomeno in un territorio montano dove non sono presenti siti produttivi di queste sostanze. Fino ad arrivare alla richiesta di salvaguardia assoluta della salute dei cittadini e del territorio valsusino, passando attraverso la pretesa imprescindibile del livello ZERO di PFAS nelle acque.