di NORMA RAIMONDO
CAPRIE – Infortunarsi, nel periodo delle festività, è vietato. Lo ha sperimentato sulla sua pelle Anna Rocci, 65 anni di Caprie, che lo scorso 8 dicembre, mentre si trovava in Sicilia in visita ad alcuni parenti, ha subito una caduta che ha reso necessario un intervento ospedaliero per l’applicazione di una protesi al femore.
A ripercorrere la travagliata vicenda è la figlia, Cinzia Hosquet, che in questi giorni sta combattendo una battaglia con la sanità pubblica simile a quella di Don Chisciotte della Mancha contro i mulini a vento. “Mia mamma è stata operata il 9 dicembre all’ospedale di Marsala (Trapani) e fin da subito ci siamo attivati per garantirle la necessaria assistenza. Purtroppo, non essendo residente in Sicilia, non era possibile trasferirla in una struttura operativa convenzionata con la regione“. La signora è quindi stata ricoverata nel nosocomio marsalese fino a che non ha avuto modo di sopportare un volo di rientro stando seduta più di un’ora in aereo. “Il 19 dicembre mia mamma è tornata a casa. Nel frattempo, io avevo già contattato il suo medico curante, che aveva ricevuto dall’ospedale siciliano la prescrizione del piano riabilitativo individuale che prevedeva tre sedute di fisioterapia settimanali per tre mesi. Il medico curante della signora Rocci già il 15 dicembre aveva inoltrato la richiesta all’Asl di zona, affinchè venisse incaricato il fisiatra territoriale competente. Il giorno stesso il fisiatra dell’Asl TO3 aveva dato il suo assenso per la terapia, riducendola da tre a due sedute settimanali“.
Complice l’arrivo delle festività, però, la pratica ha iniziato a rallentare il suo iter burocratico. “Oggi, 4 gennaio – lamenta Cinzia – ho perso due ore e mezza in giro per uffici dell’Asl a Susa ed ho visto con i miei occhi il documento con cui lo scorso 20 dicembre il responsabile Asl di Susa dava l’ok all’avvio della pratica. Documento inoltrato il giorno stesso all’Asl di Avigliana, competente di zona, ed alla cooperativa Frassati per la presa in carico della cartella della paziente“.
Il percorso di assistenza domiciliare prevede che la paziente venga visitata da un team composto dal suo medico curante, dal personale dell’Asl e dal fisiatra, dopodichè la cura riabilitativa può avere inizio. “Ho telefonato più volte alla cooperativa Frassati per avere notizie – prosegue Cinzia – e mi hanno sempre rassicurata dicendo che entro Natale tutto sarebbe iniziato, ma non ci contattava mai nessuno. Li ho tempestati di chiamate, il 22 dicembre mi hanno detto che sarebbero passati in giornata, di pazientare, che c’era il Natale di mezzo, che non avevano personale e che abitualmente per queste pratiche ci volevano due mesi, che noi eravamo già stati fortunati fosse stato tutto così veloce“.
Cinzia e sua mamma aspettano, ma la signora ha seguito il trattamento fisioterapico soltanto per cinque giorni in ospedale in Sicilia. “Alla lunga i muscoli se non sollecitati perdono tonicità, c’è decadenza, deve esserci buona calcificazione tra osso e protesi. Io non so che esercizi farle fare e come muovere mia mamma, deve farlo personale esperto, non posso certo affidarmi al caso“. Cinzia si attacca al telefono e non demorde. “Sollecito, di continuo, la Frassati. Non m’importa essere insistente e pedante, voglio una risposta ed anche in tempi rapidi“. Nel frattempo, tuttavia, dato il perdurare dell’attesa, la famiglia provvede a contattare un fisioterapista privato, per evitare che l’eccessiva attesa possa nuocere alla situazione. “Dalla cooperativa mi rispondevano che la gente aspetta anche due mesi“. Mi dicevano “eh..sa..è il periodo di Natale, siamo sottodimensionati!!“. Io rispondevo che “i malati non possono scegliere il momento migliore per chiedere le cure, che una situazione del genere non è normale per un paese civile“.
Intanto, la famiglia paga di tasca sua la fisioterapia privata. “Ce lo siamo potuti permettere, ma non è normale dover optare per il privato perchè il pubblico non funziona. E non tutti possono ricorrere a questa soluzione“. Quello che da il la a Cinzia per contattare i media e denunciare il disservizio sanitario è lo scoprire, soltanto oggi, 4 gennaio, che in realtà la cartella tanto attesa non sia ancora stata istruita.
“Ieri ho nuovamente telefonato alla Frassati ed un ragazzo giovane, tale Simone, mi ha detto che la collega gli aveva assicurato che ci avrebbe chiamati. In effetti, dopo soli cinque minuti dall’avere riagganciato, la fisioterapista mi ha comunicato che sarebbe venuta da noi domani (ndr. oggi 4 gennaio) alle ore 16“. La sorpresa arriva stamattina verso le 10, quando Cinzia riceve nuovamente una telefonata da Simone, che con grande imbarazzo le comunica che la cartella non è stata istruita e che nessuno farà loro visita. “Mi ha detto che il prossimo 12 gennaio dovrebbero venire a casa il medico di base di mia mamma, il personale dell’Asl e la fisioterapista per aprire la cartella di assistenza domiciliare e far partire il tutto“.
Praticamente, fino ad oggi, la cooperativa Frassati ha temporeggiato, senza mai dire la verità. “Ciò che mi fa più rabbia – conclude Cinzia – è che il medico di base di mia mamma, nonostante fosse in ferie la scorsa settimana, aveva garantito comunque la sua disponibilità per la visita. L’Asl aveva dato l’ok, la cooperativa Frassati ha scaricato la responsabilità sull’Asl ma non è assolutamente vero. Sono loro che hanno perso tempo, perchè avevano personale in ferie. Credo dovrebbero vergognarsi. Prendono i soldi dallo Stato per farsi pagare l’assistenza che non danno. Se non sono in grado di gestire gli incarichi lascino perdere, non ne facciano pagare le spese all’utenza“.
Il medico di base della signora Rocci ha sollecitato il 19 e 22 dicembre ed ancora soltanto pochi giorni fa l’attivazione dell’assistenza. “Ha fatto tutto quel che poteva fare, è stato molto disponibile. So che ha anche scritto al responsabile di Susa per lamentare il totale disservizio riservatoci“. Ma non è finita qui, perchè c’è un’ulteriore beffa. Il prossimo 12 gennaio la signora Rocci dovrà andare all’ospedale di Susa per essere sottoposta a radiografia e visita ortopedica.
L’appuntamento è fissato poco dopo le 11. “La cooperativa Frassati – conclude Cinzia – mi ha comunicato oggi che lo stesso giorno loro verranno a casa nostra per le ore 14. Ho detto che non sono certa che per quell’ora saremo rientrate, magari sarebbe meglio posticipare l’appuntamento. Sa che cosa mi hanno risposto? Sposti la radiografia e la visita ad altra data“.
Tutta la vicenda è una vergogna per un Paese civile. Le consiglio, se riesce tramite il Suo medico, di ricoverare Sua mamma presso una struttura convenzionata come quella di Buttigliera Alta. Ce n’è una di ottima qualità a Moncrivello, vicino al santuario del Trompone. Se riuscisse a farsi prendere lì per 20 giorni, farebbe la ginnastica apposita quotidianamente e tornerebbe a casa in grado di camminare, solo che questa procedura avrebbe dovuto farla l’ospedale dove è stata operata, in modo che una volta dimessa andasse direttamente nella struttura senza rientrare a casa. Ora come esterna non so se sia possibile farla accettare, ma vale la pena provare. Auguri per sua mamma.
Grazie.Purtroppo a dimissioni avvenute ricovero in struttura riabilitativa fattibile solo privatamente.
Tutta L’Italia e piazzata così nessuna novita