VALSUSA, LA TRUFFA DELLE PECORE SCOMPARSE PER INCASSARE MILIONI DI EURO: INDAGATE SEI PERSONE

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Pecore al pascolo nelle oasi xerotermiche della Valsusa (Foto di Andrea Scagliotti per il Parco Alpi Cozie)

VALSUSA – Sei imprenditori sono indagati per truffa ai danni dell’Unione Europea: secondo l’inchiesta, fingevano compravendite di greggi per ottenere grossi finanziamenti dall’Unione Europea, ma dopo avere ricevuto i soldi, gli animali venivano restituiti. Ma non solo: è stato accertato che centinaia di pecore che facevano parte di questi progetti europei sono scomparse, alcune erano state ritrovate morte. L’indagine è iniziata nel 2021: è stato scoperto che gli animali venivano caricati sui camion da Torino e scaricati in Valle d’Aosta: il tutto per nascondere la truffa ai danni dell’Unione Europea (e quindi di tutti noi cittadini contribuenti), e non solo per pascolare in alpeggi dove non avrebbero potuto stare. Grazie alle false cessioni, questi sei imprenditori senza titoli hanno incassato centinaia di milioni di euro. L’inchiesta è emersa grazie al lavoro della Procura Europea (Eppo): l’indagine riguarda i reati a danno del bilancio della Ue. Sono due i principali filoni dell’inchiesta: riguardano i greggi di pecore prestati e poi riconsegnati ai proprietari non appena ottenuti i soldi, oltre ad animali scomparsi, morti negli alpeggi, mandati al macello o spariti. Una delle parti lese di questa maxi truffa è l’ente parco Alpi Cozie della Valsusa. Il parco aveva acquistato per la cifra di 30.000 € un gregge di pecore con fondi erogati dall’Unione Europea all’interno del progetto Life Xero-Grazing. L’obiettivo dell’azione era l’utilizzo degli ovini con una funzione di servizio per la conservazione e il ripristino degli habitat naturali prioritari delle praterie xeriche, ricche di fioriture di orchidee, nei comuni di Bussoleno e Mompantero. Dopo la sparizione delle 150 pecore, il progetto avviato dall’Ente Parchi delle Alpi Cozie era proseguito tramite affidamento dell’incarico a un’altra azienda, purtroppo senza poter più contare sulle pecore di proprietà del parco. “C’è la speranza che gli organi competenti possano individuare eventuali comportamenti fraudolenti e provvedere con il risarcimento dei danni arrecati” spiegano dal parco.

Pecore al pascolo nelle oasi xerotermiche della Valsusa (Foto di Andrea Scagliotti per il Parco Alpi Cozie)
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13 COMMENTI

  1. Dopo le vacche di Moncenisio, memoria. Ora è la volta delle pecore, anche ai valsusini piacciono i soldi senza gocce di sudore.

  2. Mi PIACE QUANDO IN ALTRI ARTICOLI VENGANO DEFINITI … COLORO CHE MANTENGONO VIVE LE NOSTRE MONTAGNE … DI CUI SONO I CUSTODI ecc ecc.
    Nella realtà sono questo che c’è scritto ma non solo loro basterebbe controllarli tutti e NE VEDREMO DELLE BELLI :)))))

  3. Se la truffa esiste, non ci sono parole per definire i truffatori! VERGOGNA! ladri dei poveri che veramente hanno avuto danni!

  4. I truffatori pecorelle smarrite…..le truffe non sono colpevoli ma hanno perso la giusta direzione , perdoniamo la loro confusione….

  5. Sono talmente stupido che scrivo commenti a volte diffamatori, senza sapere che il mio indirizzo ip è perfettamente individuabile (e forse già individuato dal webmaster). Sono proprio un idiota.

    • 150 pecore per 30.000,00 euro fanno 200,00 euro a pecora.
      Se la truffa fosse stata, ad esempio, da due centinaia di milioni di euro, 200.000.000,00 di euro, significherebbe che sono state movimentate, avanti e indietro, un milione, 1.000.000, di pecore.
      A volte sono distratto ma, se tutto questo fosse avvenuto in Valle, confesso che non me ne sono accorto.

  6. Soldi nostri anche no, l’euro è una moneta privata emessa a debito. Le nostre tasse ripagano a malapena gli interessi che quegli strozzini privati hanno contratto grazie a politici venduti

  7. Ma chi scrive ha idea della differenza tra milioni di euro e migliaia di euro, detto che anche migliaia di euro sono truffa. Consiglio di rileggere prima di pubblicare

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