di ANDREA MUSACCHIO, ANGELO FRANCO e IVO BLANDINO
Il grande malcontento dei commercianti. Con il decreto legge varato domenica 26 aprile, sono state posticipate al 1° di giugno le riaperture di parrucchieri, centri estetici, bar e ristoranti. Per i commercianti della Val di Susa si tratta chiaramente della settimana più difficile. In pochi pensavano di ripartire così tardi.
“Sicuramente sto provando un’infinita tristezza che si basa sul periodo attuale. Mi sento di dire che noi parrucchieri non abbiamo una stella in cielo – afferma Marianna Giarratano, proprietaria del salone I Giarratano Parrucchieri a Sant’Ambrogio di Torino – Riapriranno tutti, meno che noi. Le misure altamente restrittive le avremmo sicuramente rispettate e ci saremmo adeguati a qualsiasi cosa. A me sta benissimo rimanere chiusi, comprendo che la situazione sia grave e difficile. Però abbiamo bisogno di aiuti. Noi dobbiamo essere aiutati. Non devono farci riaprire per forza, però che ci vengano incontro. Magari sospendendo il pagamento delle utenze. Chiediamo che ci vengano incontro a livello economico con un piano d’aiuti, cosa che purtroppo non è stata fatta o pensata. Questo è quello che preoccupa di più. Noi rimaniamo chiusi, ma cosa ci sarà? Ci sarà il lavoro nero. Persone disperate che andranno a casa della gente, perché non ricevono la disoccupazione. Oppure titolari al quale non arrivano i 600 euro, e hanno bollette e affitti da pagare. Il virus non si fermerà e verrà portato casa per casa, questa volta senza precauzioni. È giusto rimanere chiusi e quindi rispettare le regole. Però ci devono aiutare, altrimenti affondiamo tutti”.
Dello stesso avviso Giusy Guida, titolare del centro estetico Althea a Villar Dora: “La stiamo vivendo male. Siamo chiusi da 3 mesi ormai – spiega Guida – Bisogna pagare l’affitto, i fornitori e le utenze. Lo stato ci dà 600 euro, ma non bastano nemmeno a pagare l’affitto. Io pago 1800 euro al mese per il centro estetico. Poi abbiamo le ragazze a casa in cassa integrazione. Purtroppo non prendono ancora i soldi, quindi si lamentano con noi titolari, anche se non c’entriamo nulla. Abbiamo comprato tutti i dispositivi di protezione individuale richiesti (mascherine in plexiglass, camice monouso, calzari, guanti ecc.) eppure non possiamo lavorare. Certo, non speravo di aprire il 4 maggio, però l’11 o il 18 sì. Io mi metto nei panni degli imprenditori, di parrucchieri, estetiste… tutte quelle persone che alla sera non dormono. Non sarà facile uscirne fuori. Anche se qualcuno ci definisce “non indispensabili” e delle “strappa peli”, siamo delle persone. Siamo delle persone a casa senza soldi, che chiedono soltanto di lavorare. Però siamo positivi. In tantissime hanno preso appuntamento in vista della riapertura. Le persone, con le dovute precauzioni, hanno voglia di ritornare a vivere”.
C’è qualcuno con la pancia (e il portafoglio) piena e non ne vuole sentir parlare di ripartire.
E c’è chi a tirare cinghia non ce la fa più.
Ma i soldi non sono andati distrutti, è solo che invece di circolare nelle mani di tutti, si sono fermati nelle tasche di qualcuno che in questa sitazione non sta pagando nulla.
Allora bisognerebbe andarli a prendere da quelle tasche per rimetterli in circolazione: un bel contributo di solidarietà del 30% a carico di politici, statali, burocrati e pensionati, per dare i soldi a tutti quelli che adesso non possono lavorare: vedi che nel giro di mezza giornata farebbero riaprire tutto.
visto che parli di prendere il 30% dei soldi ai pensionati,………….. allora cattiveria per cattiveria ti scrivo prendiamoli da quelle categorie che non hanno e non fanno gli scontrini fiscali……………….capisciamme’. ciao
Da parte mia nessuna cattiveria, semplicemente equità nel condividere i sacrifici