VALSUSA, L’ODISSEA DI UN COMMERCIANTE MALATO DI TUMORE, TRA BANCHE E ASSICURAZIONI

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LETTERA FIRMATA

Cara ValsusaOggi, la storia che mi è accaduta potrebbe succedere a chiunque.
Una storia di banche e assicurazioni, di difficoltà molto personali come malattie e di questo connubio che serve per la maggior parte delle volte a spennare letteralmente il cliente.
Tutti abbiamo bisogno di essere assicurati e di avere appoggio bancario.
Ma se questa pratica rasenta l’inganno e il ricatto, allora è meglio aprire gli occhi.
Quindi ecco la mia storia, iniziata nell’agosto 2019.
Mi reco in una banca. Mi servivano 10.000 € per acquistare e pagare anticipatamente dei registratori di cassa in quanto in quel periodo venivano cambiati tutti i registratori per via delle nuove normative della Agenzia delle Entrate. Parlo con il direttore che, vista la mia posizione aziendale non ha nessun problema a fare le pratiche per il finanziamento che divide in 36 rate. Mi dice che per questi finanziamenti occorre fare una piccola pratica di assicurazione per una cifra che mi sembrava congrua, visto la esigua richiesta di credito. Firmo anche la pratica dell’assicurazione, la quale non sarebbe stata obbligatoria, ma me la passa come una procedura che deve essere rispettata, altrimenti non avrebbe potuto portare avanti la pratica di finanziamento. Mi sembrava strano, ma le cifre erano davvero basse per cui accetto. Pago quindi le spese di istruttoria 250 euro (molto alte rispetto ad altre banche) e inoltre mi addebitano anche 183,61 euro di questa assicurazione come “SPESA ACCESSORIA”. L’assicurazione tra le altre cose prevede di risarcire il finanziamento in caso di malattia che renda inabili al lavoro, con una invalidità che superi un certo grado di invalidità e per la quale rispondo ad un questionario. Inoltre rispondo ad altre domande a cui rispondo positivamente. Poi in calce al questionario ecco la chicca: sono “adeguato” nel pagare la Polizza, e quindi possono andare avanti e farmi pagare. Ma che cos’è che ho sottoscritto veramente con l’assicurazione nei miei confronti? Il Dip (documento Informativo Precontrattuale ) mi informa che: “E’ una polizza collettiva ad adesione facoltativa dedicata alle Imprese che copre il rischio di Invalidità Totale Permanente da Infortunio o Malattia, Il Ricovero Ospedaliero per Grandi Interventi Chirurgici e l’inabilità Temporanea Totale al lavoro dei collaboratori, soci o dipendenti, di rilevante importanza per l’Impresa Aderente. L’adesione a questa polizza è sottoscrivibile esclusivamente in abbinamento all’adesione alla polizza collettiva che copre il rischio Morte prestata da Vera Protezione S.p.A.”
Ecco che cosa ho firmato. Quindi secondo questa polizza se io dovessi rimanere invalido in maniera totale permanente o anche temporaneo, dovrebbe sostituirsi al pagamento delle rate. Ma andiamo avanti perché la clausola dice che l’assicurazione per “Inabilità temporanea Totale al lavoro da Infortunio o Malattia prevede un periodo di carenza di 30 giorni. Inoltre c’è scritto sul contratto che io devo fare dichiarazioni veritiere sul mio stato di salute al momento della sottoscrizione del contratto. Quindi firmo l’assicurazione in tutti i punti dove devo firmare e mi viene erogato il finanziamento. Faccio l’ordine per circa 15/20 registratori di cassa e parto con la campagna rottamazione per questi ultimi e faccio il mio lavoro di commerciante. Nello stesso periodo con la mia compagna durante i week end andiamo a fare scampagnate in montagna, Moncenisio, Lago della vecchia presso il rifugio Avanzà, costruisco due tettoie, ristrutturo casa e inoltre lavoro quasi 10 ore tutti i giorni oltre a studiare per circa 2 ore tutti i giorni per espletare al meglio il lavoro presso la mia azienda di informatica. Frequentavo assiduamente la palestra circa 5 giorni su 7 e facevo corsi intensivi con un coach della palestra di Susa, la mia città. Mediamente riuscivo anche ad andare in piscina due volte alla settimana e quindi mi considero un buon sportivo e un buon amante della salute. Detto questo, durante le ultime escursioni del mese di settembre mi era sembrato di essermi stirato una caviglia. Non ci ho fatto caso più di tanto, in quanto non sarebbe stata la prima volta così dopo essermi curato con i soliti unguenti decido di andare a farmi vedere da un massaggiatore. Dopo alcune sedute dove questo fastidio non passava, il medico mi dice che occorrerebbe fare una lastra. Quindi mi faccio fare la ricetta dalla mia dottoressa e prenoto la lastra. Inoltre, tramite un’amica, mi faccio consigliare un suo conoscente ortopedico per fare una visita. Il dottore mi riceve al pronto soccorso del San Giovanni. Gentilmente mi fa fare una lastra e dopo mi chiede se voglio fare una risonanza. Io chiaramente accetto. Il giorno 14/10/2019 dopo l’esame mi viene diagnosticata la rottura di una vertebra, L5. Mi sembrava che mi fosse caduto il mondo addosso, ma con la mia solita voglia di fare, mi metto il busto di Jewitt come mi hanno consigliato e vado avanti nelle visite. In quella occasione mi fanno anche un prelievo per la biopsia. Dopo pochi giorni vengo richiamato e mi fissano una visita al San Luigi. Il 24/10/2019, in quell’occasione senza mezze misure vengo messo al corrente che il problema alla vertebra è stata creata da un linfoma diffuso e che occorre cominciare subito la terapia chemioterapica. Mio padre è mancato nel 1980 a seguito di una diagnosi tardiva su linfoma. Aveva 42 anni e devo dire che un po’ di pensieri li ho fatti anche io, in quel preciso momento. Dunque nascondo a tutti il mio terrore e vado avanti con il sorriso e affronto grazie alle mie figlie, che erano in quel periodo totalmente a mio carico, essendo separato e avendo da solo mantenuto e supportato le mie figlie, che sostenevo con la mia unica fonte di guadagno, che in quel momento era del tutto bloccata. Io mi occupo di informatica e per quanto abbia l’azienda “automatica”, i miei clienti mi chiamavano spesso ed io ero impossibilitato a dare loro l’assistenza che ero solito dare, quindi tanti che avevano urgenza si sono rivolti altrove e mi hanno creato una grave perdita di fatturato.
Proseguo nella mia terapia e dopo dieci giorni mi mandano a casa con l’obbligo di continuare la mia terapia a casa e di tornare ogni 10 giorni per le sedute di chemio. Il tempo fra una chemio e l’altra lo passavo a riprendermi dalla distruzione mentale e fisica che provoca questo tipo di terapia ed ero impossibilitato a lavorare, perdendo ulteriormente lavoro e fatturato. Le mie figlie sono state forti in quel periodo e sono andate avanti, con la casa e con i loro impegni scolastici. Io mi limitavo a dargli una mano per quello che potevo. Gli avevo dato l’auto in quanto mia figlia aveva avuto anche un incidente e aveva distrutto l’auto che gli avevo comprato nel 2017. Mi consigliano di fare la pratica per un sostegno economico, che mi veniva prima elargito sotto forma di 258 euro al mese, ma poi ritirato perché il mio reddito superava i 5000 euro all’anno. Se non avessi superato quella soglia sarebbe stato un ulteriore problema, perché sarei dovuto andare a mangiare alla Caritas, perché con quel supporto non avrei pagato neanche il pullman per la scuola delle mie figlie. È stato un periodo duro e brutto, con le spese che correvano e tutto il resto. Il 20/02/2020 l’inps mi dichiara una invalidità del 100% al lavoro. Io ero costretto al busto 24 ore su 24 e 7 giorni su 7. Le piaghe sullo sterno erano insopportabili oltre al complesso rito delle chemio. Nel frattempo apro il sinistro presso la banca al fine di avere, almeno per quel periodo l’aiuto previsto dall’assicurazione stipulata anche contro il mio volere, e ben sarebbe venuta. Le risposte incominciano subito a tardare e dopo un po’ di tempo mi accreditano la somma di 360 euro circa a fronte della mia disabilità, e cioè solo per i 10 giorni che ho avuto di degenza in ospedale. Io non capisco, sono invalido al 100% e l’assicurazione che dovrebbe coprirmi in caso di gravi malattia mi ha liquidato con una caramellina. Il debito al tempo ammontava a circa 10.000 euro, cifre del tutto non eccessive, ma comunque l’assicurazione risponde che la malattia non basta per accedere ai benefici di cui sopra ho copiato direttamente dal lord DIP. Non sto a tediare il lettore con l’avvento del Covid 19 e con la chiusura di ogni attività ricettiva, 100% dei clienti della mia azienda. Quando sono riuscito a riprendermi quel minimo per poter ragionare, avevo finito di pagare tutto, avevo approfittato dei bonus e delle agevolazioni dell’accesso al credito e avevo fatto un nuovo debito per coprire il vecchio. Ho incominciato una causa contro l’assicuratrice che coinvolgerà anche la banca per false dichiarazioni e ricatto morale. Ad oggi la causa verte sul fatto che io già sapevo prima di stipulare il contratto della mia malattia, e che ho architettato tutto per avere ragione sui 10.000 euro che tra l’altro ho restituito nel 2020. Mi trovo in una situazione in cui per moralità e puntiglio voglio andare avanti e risolvere questa brutta faccenda, basata sui problemi di salute di persone che hanno pagato ma che ora sono in balia di queste assicurazioni che approfittano della debolezza degli assicurati. Voglio combattere questa battaglia per tutti quelli che non sono così avvezzi a sgomitare in queste attività ma che soccombono al primo diniego. Purtroppo il mondo marcio che gira dietro a queste subdole assicurazioni pseudo obbligatorie che già le banche propongono ricattando i piccoli imprenditori, ma anche privati che in quel momento sono in difficoltà.
Ho potuto sentire con le mie orecchie due dottori (apposta si scrive in minuscolo), uno insignito della carica di consulente di parte dal giudice e uno dalla controparte che si accordavano come generare una consulenza a favore dell’assicurazione e non del paziente/cliente. Come può un medico spergiurare il suo mandato? Quindi come scrive Vincenzo Imperatore nel suo splendido testo bestseller che smaschera le banche che si prendono gioco dei clienti e che li obbligano a delle pratiche indecenti a favore delle lobby delle assicurazioni, voglio portare alla luce questi eventi allorché non capiti ad altri di stipulare assicurazioni fantasma e non obbligatorie.

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5 COMMENTI

  1. Le classiche truffe legalizzate, con omertà da parte di chi dovrebbe tutelare il cittadino. Sempre valido un detto veneto……..i soldi e l’amicizia accecano la giustizia…..Posso solo augurarti ogni bene.

  2. Ho cambiato diverse banche prima di trovarne una “onesta”. In un caso ho querelato anche il direttore della filiale per truffa. Nella banca attuale in cui sono cliente devo dire di essere stato trattato benissimo e l’assicurazione menzionata dal lettore è di un tenore diverso, anche se l’ho posta in essere pensando all’ipotesi più grave (sgrat sgrat). Tuttavia, per essere chiaro, la differenza la fa il personale che deve essere chiaro e cristallino nel spiegare tutte le clausole come se il cliente fosse un bimbo di 3 anni (non siamo tutti ragionieri).
    Sono veramente dispiaciuto per la situazione del lettore, io, personalmente, consulterei un buon legale specializzato in questi argomenti bancari. Spero di tutto cuore che vinca la battaglia contro il brutto male che lo ha colpito.

  3. CHE VERGOGNA, oserei dire tipicamente italiana! Quando arrivai in Italia 45 anni fa, seguendo mio marito mezzo calabrese (sposato a Praga, pagato le nozze da me, ero benestante e guadagnavo molto), la prima cose che mi disse, era: “Non firmare mai niente, per nessun motivo, Italia è piena di truffatori e disonesti” e poi “in Italia vale solo l’articolo quinto: chi ha soldi ha vinto”. Non ero molto convinta, Italia e gli italiani li trovavo adorabili. Già. Ma dopo 15 anni ho dovuto ricredermi, il mio ormai ex marito aveva ragione! Durante la separazione coniugale ero stata depredata di tutti i miei beni, truffata (il datore di lavoro non aveva pagato i contributi per la mia pensione) e maltrattata dalla così detta “giustizia”, che sosteneva il disonesto e perseguitava me e i miei due figli che crescevo senza alcun contributo paterno fino a loro maggiore età. Ma la colpa era mia, non ero stata attenta, durante il matrimonio avevo irato ogni cosa senza nemmeno leggere, mi fidavo. Stupida, neh? Eppure lui mi aveva avvertita…SOLIDARIETA’ all’autore della lettera, un abbraccio!

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