di ELISA BENSO
SAUZE D’OULX – Si è aperta venerdì scorso – ed è stata rinviata a maggio – l’udienza preliminare del processo sulle morti di Camilla Compagnucci, la bimba di nove anni che perse la vita il 2 gennaio 2019 sulle piste da sci della Via Lattea, e di Giovanni Bonaventura, ingegnere deceduto il 20 gennaio del 2018 nello stesso luogo.
Entrambi erano andati a sbattere contro le barriere frangivento di legno di una pista, poi sequestrata su ordine del pm Giovanni Caspani, della procura di Torino, titolare dell’indagine. Il magistrato, dopo un sopralluogo nel comprensorio eseguito dai carabinieri, aveva fatto sequestrare in totale quattro discese. Attualmente soltanto una è rimasta inagibile, le altre sono state riaperte dopo che i tecnici hanno effettuato le dovute modifiche per la messa a norma. Il pm ha indagato quattro persone e come società la Sestrieres spa per omicidio colposo.
Venerdì scorso il gup di Torino ha stabilito l’aggiornamento dell’udienza per dare la possibilità nelle prossime settimane – alle difese e ai familiari delle vittime – di accordarsi su eventuali risarcimenti. L’udienza preliminare riprenderà a maggio.
Secondo la ricostruzione effettuata dai periti, la piccola Camilla era morta sul colpo, nel momento in cui era andata a collidere contro la barriera frangivento della pista Imbuto, su cui stava sciando con il papà. L’ostacolo si sarebbe trovato soltanto a tre metri di distanza dal percorso regolare: inevitabile quindi l’impatto, dopo che la giovane sciatrice aveva perso il controllo.
Originaria di Roma, Camilla era in vacanza con il papà da alcuni giorni. Il 2 gennaio la piccola indossava regolarmente il casco. Ha perso il controllo degli sci, in un attimo è finita fuori pista ed è precipitata a valle fino a sbattere con la barriera. Secondo il consulente della procura anche il giovane ingegnere siciliano sarebbe morto sul colpo a causa dell’impatto con l’ostacolo.
Purtroppo gli incidenti possono sempre succedere!
Quello che trovo scandaloso, è che dopo il primo incidente non era stato preso alcun provvedimento (se no il secondo incidente avrebbe avuto conseguenze molto più leggere)
Chi sbaglia deve pagare, e come per i Manager ThyssenKrupp, anche in questo caso si prendono i responsabili che hanno sempre e comunque l’obbligo di vigilare, altrimenti non hanno ragione di esistere.