VALSUSA, MUORE AL PRONTO SOCCORSO: 5 GIORNI PRIMA ERA ENTRATO IN CODICE VERDE, “VOGLIO GIUSTIZIA PER MIO PADRE”

La storia di Pasquale Ariodante, 84 anni, deceduto all'Ospedale di Susa. "Bloccato per 1 ora in ascensore per un guasto e senza ossigeno". La replica Asl: "Invitiamo la famiglia a contattarci"

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di FABIO TANZILLI

SUSA – Entrato al Pronto Soccorso di Susa con un codice verde, muore 5 giorni dopo nel letto dell’ospedale. E’ la vicenda di Pasquale Ariodante, 84 anni, di Susa. Martedì 11, intorno alle 18, Pasquale è caduto da 5 scalini nella sua casa. L’ambulanza 118 l’ha portato subito al pronto soccorso di Susa, alle ore 18.17, con un Codice “Verde 4”, il più basso della categoria (ossia di “urgenza minore”, “pazienti in condizioni stabili”, “senza rischio evolutivo), appena sopra il bianco.
Ma la situazione era più grave del previsto: dopo aver constatato la possibilità di decesso già il giorno successivo (mercoledì 12 giugno), domenica 16 giugno alle ore 8.28, Pasquale Ariodante è morto: codice gravità di uscita “Rosso 1”.
In poco tempo il suo quadro clinico è precipitato. Per queste ragioni, ancora sconvolti per il lutto, i famigliari di Pasquale chiedono risposte, giustizia e vogliono andare fino in fondo su questa vicenda. Senza escludere di presentare apposita denuncia alla Procura di Torino.
“Siamo addolorati e arrabbiati – spiega il figlio Marco – come è possibile che una persona ricoverata al pronto soccorso con un codice verde, in pochi giorni possa morire? Se è entrato con un codice verde 4, come urgenza minore e senza rischio evolutivo, come mai già il mattino seguente il suo quadro clinico è peggiorato, fino alla morte? Pongo delle domande all’Asl, e ne ho diritto visto che si tratta di mio papà. Forse ci sono stati gli errori di valutazione e nella gestione del paziente, forse sottovalutando la gravità? Visto che mio papà era già anziano e aveva già un femore rotto, non sarebbe stato meglio trasferirlo subito da martedì 11 giugno, il giorno stesso, dal pronto soccorso di Susa all’ospedale di Rivoli, o in un altro ospedale maggiore e più attrezzato nel Torinese, piuttosto che tenerlo a Susa in queste condizioni, fino alla morte?
Soltanto giovedì 13 giugno da Susa ci hanno proposto di fargli fare una visita al San Luigi di Orbassano. Ma abbiamo detto di no, chiedendo il non accanimento terapeutico. Perché ormai la situazione di mio papà era compromessa e il giorno prima, mercoledì 12 giugno, i medici ci avevano già comunicato la possibilità di decesso, e che la situazione era peggiorata”.
Marco e la nipote Sandra mostrano tutti i referti medici, dove in effetti martedì 11 giugno viene confermata l’iniziale valutazione di “bassa” gravità assegnata a Pasquale. Subito il medico aveva riscontrato un trauma alla costola laterale destra, e un ipotetico trauma cranico. Nell’esame obiettivo il paziente appariva “vigile e orientato”. Lamentava dei dolori alla palpazione del torace e all’anca. Pasquale è stato così sottoposto alle radiografie e alla visita ortopedica.
Nel referto della radiografia, intorno alle ore 20 di martedì 11 giugno, viene accertata la frattura composta del femore destro. Pasquale aveva già rotto lo scorso anno il femore sinistro, perché era caduto dalla barella proprio al pronto soccorso di Susa, dove si era recato per un problema intestinale. Nel referto non sono descritte urgenze o elementi di gravità. I medici decidono comunque di trattenere in pronto soccorso Pasquale per la notte.
“Questo è traumatico – spiega il figlio Marco – alla sera del martedì siamo andati a casa tranquilli, io e mia sorella, perché dal pronto soccorso ci avevano detto che non c’era niente di grave e che lo avrebbero tenuto una notte per controllarlo. Poi il mattino dopo invece c’è stato il totale silenzio, dalle 7 del mattino fino alle 13. Ci hanno fatto stare in sala d’attesa senza sapere nulla di mio papà. Alle 13 ho visto che lo portavano in radiologia, ed è rimasto pure bloccato 1 ora in ascensore perché guasto. E solo al pomeriggio di mercoledì 12 giugno ci hanno detto che era peggiorato e che rischiava di morire”.
Eppure tutto sembrava tranquillo, fino alla sera prima: “Avevo parlato con il medico alle 20.30 di martedì 11, e mi ha detto che era tutto a posto, che mio padre aveva “solo” una frattura al bacino di lieve entità, ma che preferivano tenerlo comunque per una notte in osservazione” spiega il figlio Marco.
In effetti anche l’ortopedico nella prima visita non aveva riscontrato alcuna gravità. Consigliando per il paziente “riposo a letto nei primi 10 giorni”, consentendo la “cauta mobilizzazione” delle gambe e per passare dal letto alla carrozzina, e rimandando Pasquale “ad un controllo clinico tra 15 giorni previa prenotazione”, da anticipare se ci fosse stato un peggioramento.
Nella prima notte al Pronto Soccorso, all’1.17 gli vengono somministrati solo una volta paracetamolo (tachipirina ndR) e talofen, che è un tranquillante. Poi nel referto non c’è più scritto nulla fino al mattino: alle 5.53 e alle 6.15 la situazione sanitaria di Pasquale viene descritta nel referto solo così, con due parole: “paziente risvegliabile, ha riposato”.
Eppure la situazione precipita vertiginosamente. Mercoledì 12 giugno, alle 8.38, il medico di turno visiona un’altra radiografia del torace sul lato destro, dove emerge la frattura di 3 costole lievemente scomposte. Inoltre viene segnalata “un’estesa ipodiafania”, ossia un’ampia area più opaca, nella parte destra del torace. Alle 9.07 la saturazione dell’ossigeno di Pasquale scende al 91%. Un’ora dopo Pasquale viene di nuovo visitato dal medico di turno, ma il paziente “non dava risposte intellegibili”.
Alla stessa ora, 10.07, viene richiesta dal medico una nuova radiografia al cranio e al torace. Radiografia che però Pasquale farà soltanto 3 ore dopo, alle ore 13, con presa visione degli esami medici soltanto alle ore 14 (più precisamente alle 13.58). Come mai?
“Mio padre è rimasto bloccato dentro l’ascensore per quasi un’ora sulla barella, senza ossigeno e senza poter fare subito le radiografie
– spiega il figlio Marco – infatti mentre doveva scendere dal pronto soccorso al reparto di radiografia, l’ascensore dell’ospedale si è bloccato per un guasto. Il tecnico che doveva riparare l’ascensore è arrivato a Susa da Venaria 50 minuti dopo: l’abbiamo visto arrivare con i nostri occhi. Ma in tutto quel tempo mio papà è rimasto bloccato dentro la cabina e senza ossigeno. Viene anche da chiedersi come mai, in caso di guasti, trattandosi di urgenze e di ospedali, vengono mandati a Susa per la riparazione dei tecnici distanti, di Venaria”.
Alle ore 14 finalmente il medico può constatare, dopo aver letto le nuove radiografie, la grave situazione sanitaria di Pasquale: viene riscontrato l’emotorace, ossia un ampio versamento di sangue nella cavità pleurica, oltre alla frattura di 4 costole e un trauma cranico. Alle 14.20 il medico parla con il figlio Marco e la sorella, comunicando il grave peggioramento e la gravità delle condizioni cliniche. Mercoledì 12 giugno alle 15.02, viene comunicato alla famiglia di Pasquale un “ulteriore peggioramento e possibilità di exitus” (ossia di decesso).
Non sono passate neanche 24 ore dal ricovero al pronto soccorso in codice verde 4, avvenuto il pomeriggio prima. “Non avevo più notizie di mio papà dalla mattina di mercoledì – aggiunge Marco – siamo tornati a pronto soccorso mercoledì alle 7 del mattino, ma ci siamo accorti che le cose erano cambiate. Fino alle 13 non ci hanno detto più nulla, né potevamo assisterlo. Solo alle 13 ho scoperto gli dovevano fare le nuove radiografie. Fino alle 2 del pomeriggio di mercoledì 12 non ci hanno fatto entrare a vedere mio papà”.
Da quel momento, il calvario di Pasquale prosegue fino a domenica 16 giugno, alle ore 8.28, quando il cuore smette di battere.
“Siamo addolorati per la morte di Pasquale – spiegano il figlio Marco e sua nipote Sandra – vogliamo andare fino in fondo su questa vicenda e capire se ci sono stati errori nella valutazione e nel trattamento del paziente, oppure no, e che non ci sia stata negligenza da parte del personale sanitario. Vogliamo risposte e giustizia”.
LA REPLICA DELL’ASL
“Purtroppo non ci è consentito in questa sede, per evidenti ragioni di tutela dei dati personali e sanitari, affrontare i casi specifici dei singoli pazienti, ma siamo assolutamente disponibili a farlo con la famiglia, che invitiamo a contattarci attraverso il nostro Ufficio Relazioni con il Pubblico (tel. 0121 235099 mail urp@aslto3.piemonte.it), dal lunedì al venerdì ore 9 – 13. Ci preme comunque evidenziare, in termini generali, come vi siano quadri clinici complessi, soprattutto in persone non più giovani, che possono evolvere rapidamente, anche a seguito di eventi di relativa entità, benché i pazienti vengano seguiti con massimo scrupolo e professionalità”.

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12 COMMENTI

  1. Mi dispiace molto per tutto , per il signore e per la sua famiglia .
    Purtroppo la sanità in val di Susa è morta da tempo e le persone anziane o più deboli o fragili né subiscono le conseguenze .
    Ho lottato mesi da sola per fare riaprire il pronto soccorso di Avigliana in modo da gestire meglio i pazienti di rivoli e Susa ma sono stata definita una pazza.
    Purtroppo poi i casi come questi dimostrano l’ inefficienza della sanità in valle …
    Mi spiace per la famiglia

  2. Possono “arrampicarsi sugli specchi”, ma per quell’ora trascorsa nell’ascensore bloccato qualcuno dovrà pagare …
    Lamentiamo una sanità scandalosa al sud d’Italia ma ahimè qui è a dir poco imbarazzante !!

  3. Da figlia che ha perso un papà con una grave malattia, curato in un altro ospedale dell’Asl TO 3, o almeno così mi dicevano, perchè poi, quando non c’era più speranza, ho scoperto da un medico delle Molinette che in realtà avevano utilizzato una cura obsoleta per poi non curarlo proprio più ma somministrando solo cortisone per il dolore, vi dico, fate denuncia subito…. si è vero, sono persone anziane e la situazione può evolvere gravemente, ma il sangue nel torace da dove è sbucato? come mai non hanno visto subito le costole rotte e il trauma cranico? Purtroppo l’ospedale di Susa è orribile, ma quello di Rivoli non scherza, basti pensare che portando lì mia mamma per la pressione molto elevata, mi sono sentita dire da una dottoressa del pronto soccorso: “Ma cosa gliene frega…se è asintomatica la lasci così tanto è anziana”…roba da matti…perchè è anziana devo lasciarle venire un ictus o un infarto?? Sono disgustata, da tutto… la sanità sta collassando e gli ospedali della nostra Asl, quando vedono il paziente anziano, lo vedono come l’ultima ruota del carro, che anche se muore non importa a nessuno… li parcheggiano lì ore senza fare gli accertamenti necessari, e fanno passare davanti il ragazzino che ha un ginocchio sbucciato perchè ha fatto l’ora di ginnastica a scuola e così via…. lo ripeto, per loro la vita di un anziano conta praticamente zero… stessa esperienza con mia nonna, sempre Susa, è vero era molto anziana ed era finita lì per un blocco renale da disidratazione visto che purtroppo la casa di riposo non si interessava troppo di farli bere nonostante il caldo, poi è stata di nuovo male dopo pochi giorni dalle dimissioni e un medico coscienzioso mi ha detto: ” non posso garantire nulla ma spero di curarla ancora una volta come la volta scorsa, la mando in reparto domani mattina”… io ero un po’ rasserenata anche se preoccupata….la mattina successiva mi chiama una dottoressa, mi apostrofa malamente dicendo che gente così anziana non si porta in ospedale e la rimanda in struttura dove mia nonna risiedeva in quanto era sulla sedia a rotelle…pochi giorni dopo mia nonna è morta… molti mi hanno detto che sarebbe morta comunque vista l’età…certamente… ma meglio poi che prima, e il loro dovere è curare il paziente nel migliore dei modi fino all’ultimo respiro, invece di abbandonarlo a sè stesso perchè anziano… sono pentita di non avere fatto denuncia innanzi tutto per mio papà e pure per mia mamma e mia nonna… è un mondo spietato, senza un briciolo di empatia… se trattassimo i loro genitori e nonni allo stesso modo sarebbero contenti? Non credo proprio…non lasciatevi spaventare come ho fatto io, mi sono pentita, perchè queste persone continuano ad avere gli stessi atteggiamenti solo perchè tutti quanti passiamo sopra ad atteggiamenti gravissimi…

  4. Potrei aggiungere anche la mia argomentazione, ma preferisco stare zitta. Sarebbe ora che qualcuno prende provvedimenti e fa quello che il suo ruolo prevede.

  5. Lo stesso e successo a mio padre a Susa,son pentito di non averlo trasferito a Torino. A Susa non portero più neanche il cane,e voi famigliari fatevi coraggio e denunciate

  6. La sfortuna di un caso gestito male o superficialmente può capitare in tutti gli ospedali (poco personale, turni stressanti, etc etc) ma quando la stessa si accanisce ripetutamente sullo stesso pronto soccorso (che onestamente non è carico come quello delle Molinette) e nuovamente su pazienti anziani, entrati almeno apparentemente in buona saluta fisica e mentale e rilasciati/dimessi morti qualche dubbio ti viene.
    Il Pronto Soccorso è l’unica funzione dell’ospedale che non puoi scegliere quindi DEVE funzionare; se non funziona, per il bene di tutti è meglio chiuderlo.

  7. Come mai vengono dimenticati certi argomenti, oppure lasciati andare in ultima pagina?

    Nascondiamo certe argomentazioni sotto il tappeto?
    Perché alcuni argomenti rimangono insignificanti rimangono fermi molti giorni in prima pagina?

    Diamo più visibilità a questi fatti, riguarda la salute di tutta la popolazione della valle susa.

    Questo ospedale deve essere messo in attività con qualità e servizi decenti con l’aiuto anche del giornale valsusa.

    Non abbandoniamo come un articolo dimenticato e scaduto non è una scatoletta di tonno scaduto un essere umano giovane o anziano che sia.

    * La gente deve essere curata bene e subito non spedita al CUP per richiedere un’altra prenotazione perché la strumentazioni per fare una semplice densitometria urgente è rotta SCOPRENDO CHE da un mese è guasta, poi non avvisano nemmeno lasciando il paziente a mettersi in viaggio e presentarsi puntualmente e scoprendo che non può farla il giorno prefissato sul posto dell’appuntamento.
    Perché non hanno bloccato gli appuntamenti pur sapendo che la strumentazioni era rotta continuando a accettare appuntamenti per moltissime persone?
    Perché loro stessi non hanno provveduto a organizzare un appuntamento in un’altra struttura in tempo utile?
    Perché un paziente deve recarsi nuovamente al Cup e ricominciare la trafila con altre ulteriori attese?

    Chiedo questa redazione di dare più visibilità ai fatti più importanti riguardanti un bene primario della salute umana.
    Grazie

    Che qualcuno provveda a dare una mano per ristabilire una salute pubblica e carente in questa valle dimenticata dalle istituzioni pubbliche.

    Cerchiamo di dare una svegliata a tutti quelli che dormono e che sarebbe loro compito fare il suo dovere per migliorare la situazione.

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