VALSUSA, NONNA PIERINA TAMASCO COMPIE 103 ANNI: TANTI AUGURI!

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BORGONE SUSA – Il 15 dicembre la valsusina Pierina Tamasco ha compiuto 103 anni! “Nacque da Emilia Voso nonostante fosse affetta dalla “Spagnola” – racconta il figlio Claudio Giorno – e sta attraversando le ondate di Covid come “una che ne ha già viste tante”. Anche il Comune di Borgone ha voluto omaggiare la sua decana. Il sindaco Diego Mele ha inviato a nonna Pierina una bellissima composizione floreale, a nome dell’amministrazione comunale e di tutta la comunità. “Il regalo, con il biglietto, è stato molto apprezzato dalla nonna di Borgone” commenta Claudio Giorno.

LA STORIA DI PIERINA TAMASCO 

Ecco la storia di Pierina Tamasco, raccontata dal figlio: “Pierina Tamasco è la decana di Borgone Susa. Non vi è nata perché vi è arrivata nel 1947 da Agropoli (Salerno), località turistica nota anche come la “capitale” del Cilento, patria della “dieta mediterranea” (il che potrebbe anche rappresentare parte del “segreto” della sua longevità). Anche se l’essere nata in coincidenza della fine della Grande Guerra costrinse la sua famiglia numerosa (era l’ultima di sette figli) a far fronte alle difficoltà che finirono per determinare lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale; conflitto che oltre a causare il “richiamo sotto le armi” (per dieci lunghi anni) di quello che doveva diventare suo marito, Gustavo Giorno, la coglie in Abruzzo, (dove era andata ad aiutare la sorella Elena che aveva da poco partorito la prima figlia). E qui visse una esperienza drammatica quando i nazisti in ritirata dopo lo sbarco degli alleati nel sud Italia rasero al suolo per rappresaglia proprio il paese in cui era ospitata ossia San Pietro Avellano. Aveva quindi già visto la neve quando nel 1947 (con biglietto di sola andata per un “treno del sole” venne catapultata a Borgone Susa). Perché se il clima rigido lo aveva già assaggiato (e in una situazione ben più drammatica), nel profondo nord ovest della penisola dovette fare i conti con un altro genere di freddezza: quella umana. Unico nucleo familiare con entrambi i componenti provenienti dal sud Italia (un fratello di suo marito vi era arrivato molti anni prima trovandovi anche la moglie) venne accolta dai famigerati cartelli “non si affitta ai meridionali” così che dopo i primi mesi (invernali) passati in un alloggio di fortuna, la giovane coppia fu costretta ad accontentarsi di una casa senz’acqua, col gabinetto a piano terra sotto la scala esterna che serviva anche per entrare in casa e portarvi il secchio dell’acqua potabile (la falda non era poi così distante dal pozzo nero). Del resto si era nell’immediato dopoguerra, e anche la maggior parte degli “autoctoni” viveva in condizioni analoghe. Il Cotonificio Valle Susa erogava un salario al limite della sussistenza e poco più di un decennio dopo sarebbe iniziata la lenta ma inesorabile agonia del tessile (favorita anche dal mai rimpianto Felice, rampollo d’oro della famiglia Riva che era subentrata al fondatore svizzero Augusto Abegg (cui sono intitolate molte strade dei nostri comuni). Solo i più fortunati trovarono posto in Fiat o nell’indotto; la cassa integrazione non era ancora stata inventata e si vissero mesi difficili. Per cui ancora oggi avercela fatta è motivo di vanto per nonna Piera: aver saldato i debiti (che si rivelarono necessari anche per pagare l’oneroso atto notarile – indispensabile per l’assegnazione di un alloggio finalmente decoroso sia pure di casa popolare), aver fatto studiare il figlio, potersi finalmente dedicare al nipotino sono i suoi “gioielli” che non hanno bisogno di cassette di sicurezza per stare al sicuro. Niente che non sia proprio di molte altre anziane signore che la seguono o precedono di qualche anno, e che ancora oggi surrogano la carenza di welfare di cui questo paese rimane afflitto, una funzione preziosa ma in via di estinzione perché non si riesce a immaginare come potrà essere tramandato alle attuali generazioni. Chi lo avrebbe mai detto fra i suoi fratelli e sorelle che l’avevano soprannominata “scupillo” (scopettina) che l’ultima nata della famiglia patriarcale di “Nicola u turco” sarebbe arrivata così lontano. Attraversando due guerre mondiali, due pandemie, il freddo dei fondovalle del nordovest d’Italia per chi era nata in riva al mare (via della Granatelle, Agropoli, Cilento…). E il clima ancora più inospitale “scolpito” sui portoni della Torino sabauda “non si affitta ai meridionali ”che sarebbero stati “dimenticati” nella stagione delle crisi industriali, da quella del “Cotonificio Vallesusa” di Felice Riva scappato in Libano con in tasca i soldi (pubblici!) che dovevano servire a salvare le fabbriche dal fallimento (a quella infinita della FIAT (oggi FCA)”.

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3 COMMENTI

  1. È una donna super fortunata,a noi che siamo nonni, purtroppo non è andata altrettanto bene, avevamo l affetto di figli e nipoti soltanto quando aprivamo il portafoglio
    L abbiamo sempre aperto con generosità questo portafoglio usurato, poi quando magari, per le nostre necessità non siamo più riusciti con la stessa elargizione generosa a poter soddisfare i loro frequenti desideri, l affetto si è spento da parte loro
    Abbiamo dato, dato sempre anche se qualche volta dovevamo rinunciare a cose necessarie per noi ma bisognava sempre accontentarli
    Questi e il bilancio di 2poveri nonni fessi, imbecilli anche
    Per questo dico alla Signora che ha compiuto i 103 anni, auguri di vero cuore e si ritenga fortunata ad avere avuto una vita così colma di affetti cosi ricca di amore
    A noi non è andata cosi
    Pazienza!!!

  2. Francamente, caro signor Mahmood, lei non ha capito veramente nulla, io ho purtroppo descritto una situazione al limite della follia umana, perche caro Signore quando ti spogli di tutto e hai il minimo indispensabile, non credo faccia molto onore ne ai figli ne ai nipoti, abbiamo sempre dato a piene mani, chi veramente pensava solo ai soldi sono stati figli e nipoti, poi i suoi commenti fuori luogo se li tenga stretti e io veramente con tutto il cuore le auguro che certe disgrazie chiamiamole cosi, non accadano a lei e alla sua famiglia, ma veramente non accadano, perche, mi creda chi si è spezzato la schiena per dare il meglio a figli e nipoti e viene ricambiato così, non è una gran bella cosa, mi auguro che lei quando sarà nonno, non debba viverle certe brutture
    Auguri

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