AVIGLIANA – L’ennesimo caso di violenza sulle donne si è verificato ad Avigliana, ma a “salvare” la vittima questa volta sono stati due narcotrafficanti. Si è chiuso mercoledì 1° marzo a Torino, il processo d’Appello a carico di un cinquantenne di Avigliana accusato di stalking e arrestato dai carabinieri nel maggio del 2016.
La donna, una quarantenne di Avigliana che lavora nei mercati della Valsusa, ha rischiato di morire per aver lasciato l’uomo con cui ha avuto una breve relazione nel 2015. Dopo molti anni di matrimonio, la donna decide di separarsi e incontra questo vecchio amico, per caso: nasce una relazione sentimentale, ma dopo pochi mesi la vittima si rende conto che non è la storia giusta, e lascia l’uomo nell’estate dello stesso anno. Da qui inizia l’inferno: lui, disoccupato con piccoli precedenti, non si rassegna al rifiuto e la perseguita, con appostamenti sotto casa e nei mercati, e scrivendole messaggi e lettere minatorie, mille in totale prodotte agli atti, oltre ad altre mai spedite.
Soltanto due giorni fa la donna ha tirato un sospiro di sollievo: la Corte d’Appello di Torino ha inflitto tre anni di reclusione all’imputato, che resta in prigione, con una riduzione di quattro mesi rispetto alla pena di primo grado, di tre anni e quattro mesi. E’ però una telefonata intercettata tra due narcotrafficanti di droga e armi del maggio 2016, ad aver convinto i carabinieri, avvisati dalla Finanza, ad intervenire, facendo scattare l’arresto. Uno dei due narcos parlava dello stalker e diceva all’interlocutore di fare attenzione a dargli un’arma vera, “perché vuole usarla contro di lei”. La preoccupazione del narcotrafficante lo aveva spinto a vendere all’uomo una pistola giocattolo al posto di una semiautomatica. E questo suo gesto ha contribuito a salvare la vita della donna.
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