AVIGLIANA – È stato approvato per altri due anni ad Avigliana, Almese, Caprie, Rivalta e Vaie il progetto nazionale Sprar (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) per accogliere 21 profughi. Si tratta di un’iniziativa differente dal progetto di micro-accoglienza della Val Susa, ma con i medesimi obiettivi: lo Sprar era stato avviato già nell’ottobre 2013 e i 4 Comuni valsusini (insieme a Rivalta) hanno deciso di rinnovare l’attività dal 1 luglio 2017 al 31 dicembre 2019. Avigliana, che è Comune capofila del progetto, ha indetto il nuovo bando per trovare le associazioni e/o cooperative interessate a gestire l’accoglienza di 21 cittadini stranieri. Gli interessati dovranno presentare la candidatura entro il 15 maggio.
I progetti Sprar nascono in Italia dalla legge 189/2002: tramite fondi del Ministero dell’Interno vengono erogati dei contribuiti ai Comuni interessati a ospitare i rifugiati attraverso il “Fondo Nazionale per le Politiche e i Servizi dell’Asilo”. Nel 2013 il Comune di Avigliana aveva già siglato il primo accordo con i Comuni di Almese, Caprie, Rivalta e Vaie, oltre che con il consorzio socio-assistenziale Conisa “Valle Susa”, per partecipare al progetto Sprar, ottenendo l’approvazione dal ministero nel 2014 e con valenza fino al 2016. Il Comune di Avigliana ha quindi richiesto la proroga triennale dell’iniziativa.
Il ministero ha approvato nuovamente il progetto 2017/2019, erogando un importo annuo totale di 313mila euro, oltre al cofinanziamento degli enti partner pari a circa 16mila euro annui. Secondo quanto riportato negli atti del Comune, l’importo totale per la gestione del progetto, al netto di quanto già stanziato per la proroga, ammonta ad un massimo di 783mila euro.
Il Comune di Avigliana ha quindi indetto un bando per individuare il gestore dell’accoglienza profughi Sprar. I rifugiati dovranno essere ospitati in alloggi privati e/o di proprietà comunale nei Comuni di Almese, Avigliana, Caprie, Rivalta e Vaie. Tra le varie cose, come scritto sul bando del Comune, il gestore deve fornire vitto, vestiario e biancheria, prodotti per l’igiene personale, pocket money mensile, oltre a realizzare attività di accompagnamento sociale e garantire l’assistenza socio-sanitaria. A proposito del vitto, il gestore ha anche l’obbligo di soddisfare la richiesta e la necessità di particolari tipi di cibo, in modo da rispettare le tradizioni culturali e religiose delle persone accolte (con un spesa minima giornaliera di 4,50 euro a persona).
Il pocket money giornaliero ammonta a 2,50 euro per ogni rifugiato. Per i minori dovrà essere garantito l’inserimento scolastico, e tutti dovranno essere iscritti ai corsi di alfabetizzazione, apprendimento e consolidamento della lingua italiana. Con i soldi stanziati dal ministero dovranno essere pagate tutte le spese inerenti agli alloggi da affittare, comprese le utenze (acqua, elettricità, gas e gasolio da riscaldamento), manutenzione ordinaria, pulizia delle strutture, acquisto, noleggio o leasing di mobili, arredi ed elettrodomestici. Così come dovranno essere pagati i vari servizi assistenziali e della salute, i trasporti, la scolarizzazione, ecc.
Ogni rifugiato potrà essere ospitato per 6 mesi: “I tempi potranno essere prorogati per consentire la prosecuzione del percorso di integrazione socio lavorativa del soggetto – scrivono sul bando – previa autorizzazione, per ulteriori 6 mesi. In deroga a quanto previsto, in presenza di situazioni di oggettiva difficoltà e in particolare per nuclei famigliari con presenza di minori, il tempo di accoglienza potrà essere ulteriormente protratto”.
Il progetto generale di accoglienza durerà fino a dicembre 2019, “ma potrà essere ancora prorogato, al termine del triennio, per il periodo necessario a predisporre la nuova procedura per la scelta del partner”.
Ragazze e ragazzi disoccupati…….Create un associazione di accoglienza rifugiati è il lavoro attualmente più redditizio…….
Più che giusto che si organizzi questa accoglienza, ci sono milioni di disperati in fuga da situazioni come guerra, carestia etc… Però questo carico dovrebbe essere equamente ridistribuito su tutte le nazioni europee e non solo sull’Italia. Inoltre le o.n.g. o chi per esse che si prendono cura di queste persone, dovrebbero utilizzare i sistemi del nord europa, e cioè non basta mandarli a scuola di italiano 2 o 3 ore al giorno, per poi bighellonare con cellulari molto costosi tra le mani, per ore ed ore, nelle vie dei Paesi, nei giardini etc… molti di loro sono giovanissimi, quindi che vengano iscritti nelle scuole medie o superiori e che siano obbligati a frequentare… i maggiorenni che siano obbligati a frequentare scuole per imparare un mestiere, con stage formativi etc, in modo che prima o poi possano lavorare in Italia o all’estero, e in modo che abbiano mente e corpo occupati quotidianamente a fare qualcosa, perchè purtroppo il bighellonare giornate intere senza fare nulla, rende questi giovani riciclabili dalla malavita locale, oltre al fatto che dei giovanotti dai 14 ai 25 anni che girovagano giorno e notte senza una famiglia, purtroppo a volte divengono protagonisti di molestie se non addirittura violenze sulle donne locali, per cui una donna dai 12 ai 70 anni deve quasi avere paura a uscire per strada o a passare in certe zone magari un po’ isolate… gli ormoni a quell’età sono potenti, le culture e i modi di vestire dai loro Paesi al nostro sono molto differenti dai nostri, ecco perchè se vogliamo che crescano dei giovani produttivi e socialmente utili, non li si può lasciare girovagare senza meta con l’I phone in mano e le scarpe firmate ai piedi… innanzitutto le o.n.g. o cooperative o altro, se il cittadino medio italiano può indossare le scarpe decathlon e usare il cellulare Asus da 80 euro, che si regolino e non buttino soldi inutili in scarpe firmate e cellulari ultracostosi, perchè ovviamente il cittadino ignaro che vede queste disparità e non sa come arrivare a fine mese, inveisce contro gli immigrati pensando che ricevano 2000 euro al mese a testa, quando non è così… devono avere abiti rispettabili, ma non più costosi di quelli di buona parte degli italiani, e un cellulare per comunicare con casa loro, ma non l’ultimo modello ultracostoso, perchè queste cose servono solo ad arricchire le tasche delle cooperative evidentemente, non di certo quelle degli immigrati che prendono ciò che si dà loro…e i soldi risparmiati, che si usino per impegnarli in attività proficue quotidiane che non siano solo imparare l’italiano, ma imparare dei mestieri e perchè no svolgere anche lavori socialmente utili, che li faccia sentire soddisfatti e che li tolga da in mezzo alle strade dove per forza di cose, abbandonati a loro stessi, diventano pericolosi per sè stessi e per gli altri…questo è un dato di fatto, non perchè arrivano dall’estero, anche i ragazzi italiani se passano le giornate per le strade invece che a studiare e a lavorare, divengono facili prede della criminalità, della droga etc, perciò le cooperative che si facciano carico di tenerli sempre impegnati in attività soddisfacenti e utili per la società in cui viviamo.
Al mio commento avrei dovuto fare una premessa, e cioè che nemmeno se avessi dei figli miei li educherei dando loro abiti firmati, cellulari ultimo modello etc…perchè sono cattivi maestri di vita… i veri valori sono altri, per es. aiutare il prossimo, le persone anziane negli ospedali e negli ospizi, aiutare le persone diversamente abili, pulire il mondo che ci circonda, andare a scuola per studiare, imparare un mestiere e guadagnarsi da vivere, proporzionalmente a quanto sia possibile trovare un lavoro naturalmente, visto il periodo che viviamo… ma nessun giovane, nè profugo, nè italiano, nè straniero, nè europeo dovrebbe passare le giornate a fannulleggiare con il cellulare o il tablet in mano, in mezzo alle strade, magari importunando le ragazzine o le donne di passaggio, facendo scritte sui muri, spaccando i beni comuni, lasciando in giro bottiglie e cose varie invece di metterle nella raccolta differenziata, fumando spinelli, etc etc… Gli adulti dovrebbero prendersi la responsabilità di come saranno in futuro i giovani di oggi, i genitori sono responsabili di come saranno i loro figli da adulti, e le cooperative, non dovrebbero solo pensare a come ricavare il maggior profitto dai profughi che sbarcano in Italia, ma se li accolgono, dovrebbero assumersene la responsabilità di crescere dei giovani coscienziosi, generosi, onesti, perchè questi giovani, stranieri ed italiani sono il futuro dell’Italia, e non diventeranno certo adulti responsabili passando le giornate per la strada e pensando che il massimo valore della vita sia il cellulare costosissimo piuttosto che la maglietta firmata… ma guardandosi attorno, guardando come vivono e si comportanto questi giovani di strada, italiani e stranieri, c’è da mettersi le mani nei capelli e da dire “povera Italia”…
Poveri ragazzi,
guardati male da un gran numero di italiani a causa di una legge che non si limita a proteggerli, ma li coccola, li illude , li vizia facendo creder loro che in Italia è tutto comodo, all’ ultima moda e ” aggratis ” !!
Non è colpa loro, che si limitano a sfruttare i benefici ( noi non lo faremmo al posto loro ? ) ma di una classe dirigente che legifera senza aver mai conosciuto il significato di lavorare per ottenere le cose, di dare dignità al cibo ai vestiti e alla casa che vanno guadagnati e non omaggiati da chi ci vorrebbe perennemente genuflessi e pronti a restituire la ” carità ” ricevuta con il voto perenne. E questo vale per tutti, rifugiati e italiani doc.
Credo che quando finiranno gli €. per tutte queste regalie, questi giovani si troveranno improvvisamente davanti alla dura quotidiana realtà italiana. E avranno ragione ad arrabbiarsi per le illusioni e i falsi miti .
Molti tra gli italiani ( quelli che lavorano per ottenere le cose tanto per intenderci) intanto dicono di vedere scarpe firmate, cellulari ultra moderni e rette giornaliere da 3 stelle e ingenuamente cadono nella trappola allestita ad arte dalla stessa classe dirigente che predica l’ antirazzismo ma provoca ostentazione di una ricchezza che non c’ è, con l’ unico risultato finale di creare gelosie e rabbia.
La mia convinzione è che basterebbe far fare loro lavori socialmente utili alcune ore al giorno in cambio dell’ accoglienza che ricevono e subito la tensione sociale calerebbe. Ma è troppo semplice e poi non creerebbe quel rapporto di sudditanza che il benefattore crea in chi vede i propri bisogni soddisfatti senza nulla vedersi chiedere in cambio. Concetto , quest’ ultimo, molto caro alla chiesa cattolica ( tra l’ altro legittimata a metterlo in pratica) ma purtroppo molto spesso accarezzato sia da chi legifera che dagli amministratori locali nonostante il loro compito sia un altro: creare dignità, opportunità di sviluppo e ricchezza diffusi a tutte le persone.
Mauro Galliano
Potrebbero essere impiegati nella manutenzione e pulizia dei sentieri di montagna. Lavori socialmente utili.