VALSUSA, SALVÒ LA VITA A DEI RAGAZZINI: CESARE LAI, UN EROE DIMENTICATO

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L’aereo dopo lo schianto (Fotografia concessa da Pier Carlo Porporato)

GIAGLIONE – Questa è la storia di un eroe sardo, Cesare Lai. Eroe vero quanto dimenticato. Per salvare la vita di alcuni ragazzini che stavano giocando in un campo di volo sulle montagne di Valle Susa, virò in fase di atterraggio, proprio all’ultimo, quando scorse il grande pericolo e si schiantò in un bosco. Morì sul colpo.

Il fatto risale a quasi 90 anni fa ma in pochi, pochissimi, lo ricordano. Giusto i parenti sparsi tra Ulassai e Cagliari, giustamente orgogliosi di un avo che fu insignito della medaglia d’argento al valore. Adesso la comunità di Giaglione, un piccolo paese della Valsusa di 600 abitanti in provincia di Torino, ha deciso di recuperare una pagina importante nella storia della comunità alla quale appartenevano quei bambini miracolati.

Il 5 agosto verrà ricordato quell’aviatore sardo nel corso di una cerimonia particolare: verrà scoperto il cippo in ricordo di Cesare Lai scoperto per caso da due escursionisti e restaurato grazie all’Associazione Nazionale Alpini, alla presenza del sindaco di Ulassai Gianluigi Serra, invitato speciale insieme ai familiari dell’aviatore sardo.

Il cippo sui monti di Giaglione (Fotografia concessa da Pier Carlo Porporato)
Gilberto Forneris (professore ordinario di Acquacoltura e di Ecologia delle acque dolci presso il Dipartimento di Scienze Veterinarie della Università di Torino, esperto ornitologo e fotografo fauna selvatica) e Pier Carlo Porporato (funzionario Dipartimento di Scienze Veterinarie della Università di Torino, storico, fotografo e documentarista) sono due amici con una passione in comune: le passeggiate in campagna armati di macchina fotografica. Con l’obiettivo catturano le immagini della fauna selvatica, soprattutto uccelli.
Zona di “caccia” preferita: quella di Pra Plan, territorio di Giaglione, vicino al forte di Santa Chiara. “È qui che circa un anno fa – racconta Porporato – inoltrandoci nel sentiero alla sinistra del pratone di Pra Plan, scoprimmo in mezzo ai cespugli un piccolo monumento abbandonato”.
“Le indagini – prosegue Porporato – non sono state agevoli ma sono state ripagate dall’emozione di scoprire quel che era successo il tre agosto del 1933. Il campo di volo di Pra Plan era uno dei tanti realizzati in quota in quegli anni: un’area importante per le sue caratteristiche: la discesa agevolava il decollo, la salita l’atterraggio. Una delle più sicure nella zona. Ma in quella giornata divenne teatro di una tragedia”.
Cesare Lai (Fotografia concessa dalla famiglia Lai)
Il tenente pilota Cesare Lai, sardo di Ulassai, si trovò in difficoltà perché, dopo aver cominciato la manovra di atterraggio alla guida dell’Ansaldo A-120 della Regia Aeronautica, si accorse che la pista di atterraggio era occupata da ragazzini che stavano giocando ignari di tutto.
“I documenti e le testimonianze dell’epoca raccolte in Piemonte – proseguono Forneris e Porporato – raccontano la cronaca di quei drammatici istanti: Lai tentò una manovra disperata per non investire i bambini, planò a sinistra e si schiantò nella pineta. Dell’aereo non è rimasta nessuna traccia, a parte due parti del velivolo che furono conservate e utilizzate per la realizzare la croce alla sommità del piccolo cippo in ricordo della tragedia area e del gesto eroico del pilota di Ulassai”.

La ricerca dei due appassionati studiosi-escursionisti di Giaglione è proseguita recuperando l’atto di morte conservato nell’archivio dello Stato civile del Comune di Giaglione. Da qui è stato possibile ricostruire la storia della famiglia dell’aviatore sardo, figlio di Luigi Lai ed Elvira Mereu e nato il 14 luglio 1906. Un documento fondamentale per il contatto con il Comune di Ulassai dove l’eroe sardo è stato sepolto in una bella tomba che celebra in qualche modo anche il suo gesto: “Cesare Lai, tenente aviatore decorato medaglia d’argento ai confini de la patria, l’animo e le forze rivolti verso nobili fini offrì la sua giovane vita in olocausto”.

L’aereo dopo lo schianto (Fotografia concessa da Pier Carlo Porporato)

In questo modo, grazie agli impiegati del Comune di Ulassai, i due appassionati piemontesi Gilberto Forneris e Pier Carlo Porporato sono riusciti a mettersi in contatto con i parenti ancora in vita del pilota della Regia Aeronautica morto nella tragedia aerea del 1933: saranno gli invitati speciali nella cerimonia il programma il 5 agosto in Piemonte.

“Cesare Lai – prosegue Porporato – apparteneva a una famiglia agiata e numerosa: il padre Luigi (classe 1873) era di Ulassai, proprietario terriero, la madre Elvira Mereu (del 1880) era nata a Ierzu. Cesare, (all’anagrafe Cesare Vittorio Aurelio Lai, era il quarto nato di cinque fratelli e quattro sorelle. Non è stato facile a ma alla fine siamo riusciti a raggiungere telefonicamente i parenti che ci hanno aiutato a completare gli ultimi tasselli di questa bellissima pagina della storia di Giaglione”.

Cesare Lai ha frequentato la scuola di volo dell’Aeronautica della Reggia di Caserta e ha prestato giuramento il 16 dicembre del 1928, nell’intervallo tra le due guerre mondiali. Negli archivi anche la fotografia di gruppo degli allievi del promo corso Falco, troppo sgranata per poter distinguere Cesare lai.

È stato un nipote di Cesare Lai, Paolo Lai, imprenditore cagliaritano, a trovare nei documenti conservati gelosamente dal padre. Foto e materiale messi generosamente a disposizione del Comune di Giaglione. Il sindaco Marco Rey – accogliendo la proposta di Gilberto Forneris e Pier Carlo Porporato – si è impegnato a installare un carrello turistico nell’area di fronte al parcheggio del campo di volo di Pra Plan che illustri la vicenda e di predisporre la segnaletica che consenta di raggiungere il cippo – restaurato dagli alpini a memoria di un pilota sardo che diventò eroe quando perse la vita per salvare quella di un gruppo di bambini.

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2 COMMENTI

  1. Quando ero bambino, alla fine degli anni 70, da Condove ci recavamo tutti gli anni a comprare le tume a l’arp ‘d Gepin. Quando eravamo di ritorno ci fermavano a Santa Chiara a fare merenda. Mio nonno mi raccontava sempre di questo episodio accaduto quando lui aveva solo 11 anni.. e tutti gli anni mi accompagnava a vedere il monumento costruito con pezzi dell’aereo.. ricordo ancora che il nonno, come tutti quelli della sua generazione, non lo chiamava aereo bensì “apparecchio”.
    Mi complimento con chi ha voluto riesumare questa storia e ripristinarne il monumento: poco prima della pandemia ero passato di lì con la mia famiglia per mostrarlo ai miei bambini e per raccontargli questa storia ascoltata tante volte dal nonno.. però, purtroppo, non ero più riuscito a trovarlo..

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