OULX – La Corte d’Appello di Torino ha condannato a 8 anni di carcere Enzo Mineo, 53 anni, per i reati di tentato omicidio, stalking, minacce e possesso di arma. Nel settembre 2016 aveva provato ad uccidere a coltellate l’ex compagna Irene Bellotti, davanti alla sua abitazione in via dei Laghi. Per miracolo la lama si fermò a pochi millimetri dagli organi vitali.
Mineo sconterà la pena in carcere: è stato condannato in secondo grado. Nella prima sentenza, nel luglio 2017, all’uomo era stata inflitta una pena a 10 anni di reclusione: in appello ha avuto una leggera riduzione. Ma nel contempo il giudice ha confermato l’impianto accusatorio del pubblico ministero, senza dare ulteriori benefici al condannato. Inoltre dovrà risarcire l’ex compagna per un importo pari a 70mila euro. Somma che Mineo non ha a disposizione: per tali ragioni la vittima chiederà l’accesso al fondo statale di solidarietà.
Il 12 settembre 2016 l’uomo si era appostato vicino a casa della vittima, la 50enne Irene Bellotti, colpendola con varie coltellate. I due erano stati insieme per 16 anni: lei aveva deciso di lasciarlo e di rifarsi una vita. La donna venne ricoverata alle Molinette in gravi condizioni e per fortuna i medici riuscirono a salvarla. Mineo non aveva accettato la fine della loro relazione. Per Irene si trattava già della seconda aggressione subita dall’ex fidanzato, sempre con il coltello. Dopo averla ferita, Mineo scappò a bordo della sua auto, una Opel Grigia, per poi costituirsi in caserma il giorno successivo.
Dopo l’aggressione, Irene Bellotti ha avuto la forza di ricominciare e di denunciare l’ex compagno, affrontando un processo a rito abbreviato durato due anni. Probabilmente Mineo farà ricorso in Cassazione, ma la condanna in appello è un risultato molto importante.
Grazie all’aiuto concreto dell’associazione piemontese “Svolta Donna” e del suo centro antiviolenza gestito da volontarie che ha numerosi sportelli nel torinese (Susa, Orbassano, Rivoli e Avigliana), la donna ha ottenuto il supporto necessario in tutti questi lunghi mesi.
Tra le varie cose, l’associazione ha fornito alla vittima anche l’assistenza legale. “Siamo soddisfatti per la sentenza del tribunale – commenta l’avvocato di Irene, Silvia Lorenzino – si tratta di un caso tipico di stalking, con un’escalation degli episodi di persecuzione di cui è stata vittima Irene. Si parte spesso dalle molestie, dai messaggi e dalle telefonate continue sul cellulare, dagli appostamenti sotto casa e si arriva al tentato omicidio. La condanna stabilita dal giudice assume un valore importante, dimostrando quanto sia importante per le donne denunciare le violenze subite. La giustizia ha funzionato”.
Troppo poco deve marcire dentro in carcere. Le donne e i bambini non si toccano non dimeticatevelo mai .