SUSA – Cose tristi che capitano al Cup dell’Asl To3 a Susa. Dove la direzione dell’Asl To3 dovrebbe ricordare ad alcuni dipendenti che sono al servizio dei pazienti, e che devono svolgere il loro lavoro – per il quale sono pagati dalla collettività – senza sembrare i padroni del mondo che concedono grazie e favori.
Martedì 26 novembre: un cittadino si reca allo sportello di Susa in orario intorno alle 12, con sala vuota e poca gente in attesa. Sul telefonino il medico di base gli ha mandato la ricetta per prenotare un’ecografia, e il cittadino deve prenotarla, facendosi indicare le date disponibili dal Cup. D’altronde siamo nel 2024 e non nel 1800, quindi è normale che la trasmissione di fustelle e altri documenti sanitari da parte dei medici avvenga via mail, così come è consentito, senza doverli sempre stampare su carta. Sullo smartphone e in formato digitale si leggono perfettamente, anche meglio che stampati su inchiostro.
Con l’apposito lettore dei codici a barre, di cui sono dotati i Cup dell’Asl, il tutto si fa facilmente. Ma allo sportello di Susa, quell’operatrice del Cup non ci sta. La signora risponde in modo arrogante: “Non lo faccio dal cellulare, deve stamparlo su carta”.
Alla dipendente del servizio sanitario pubblico, viene spiegato che due settimane prima una sua collega, sempre allo sportello Cup di Susa, aveva invece utilizzato senza problemi il lettore dei codice a barre, di cui sono dotati allo sportello appositamente, leggendo i dati dalla mail del paziente per comunicare le date di visite ed esami disponibili. Quindi le viene chiesta la cortesia di poter leggere la fustella del medico. Ma la dipendente dell’Asl, sempre seccata, risponde: “Mandi una mail”. Con pazienza, viene chiesto nuovamente all’impiegata perché non vuole usare l’apposito lettore dei codici a barre per comunicare al paziente le date di visite e prenotazione esami, anche dal cellulare, visto che qualche settimana prima la sua collega l’aveva fatto senza problemi. D’altronde il Cup è il centro di prenotazione unico per esami e visite, e dovrebbe servire a quello.
Ma l’incaricata dell’Asl non si schioda: “Vada allora dalla mia collega, che è più brava di me”.
Per risolvere il problema, il cittadino – già non entusiasta di dover fare un esame sanitario – si sposta autonomamente all’altro sportello a fianco. Dove per fortuna c’è una dipendente molto gentile e professionale – a differenza della collega – che risolve subito la questione: prende in mano il cellulare del paziente e legge subito il codice a barre della ricetta inviata in mail, indicando le date disponibili per l’ecografia.
Finita la pratica, il cittadino torna dall’impiegata e le fa presente che il problema è stato risolto senza difficoltà dalla collega: “Se non è contento, scriva all’Urp” risponde la signora, sempre con tono sprezzante, come se segnalare un problema all’Ufficio Relazioni con il Pubblico dell’Asl fosse inutile, e che tanto lei fa come le pare.
Ecco, questo è un esempio di situazioni che vanno risolte dalla dirigenza dell’azienda sanitaria locale. I pazienti che si recano al Cup di Susa, non vanno in quella sede per prendere il caffè o divertirsi, ma per essere sottoposti a esami o prenotare anche visite importanti, sovente con problemi di salute anche gravi. Trovarsi di fronte, dietro al vetro dello sportello, personale dell’Asl a volte arrogante, poco disponibile e con poco tatto o empatia, è un danno per tutta l’Asl e per la comunità.
VALSUSA, UN EPISODIO DI MALEDUCAZIONE AL CUP DI SUSA
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