UNA STORIA A LIETO FINE: UN ANNO DOPO LA FRANA DI ALMESE, I PROPRIETARI SONO TORNATI NELLA CASA

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Diego Giacosa e il padre nella casa di Almese

di ELENA IDONE

ALMESE – A più di un anno dalla frana del 25 novembre 2016, ritorniamo a casa di Diego Giacosa in via Sonetto 1. Quel mattino la sua abitazione venne parzialmente distrutta dai massi che colpirono il lato nord dell’edificio.

Una frana caduta nei giorni dell’alluvione causò lo sfondamento parziale della casa. Non ci furono, per fortuna, feriti né morti. Amici, parenti e volontari diedero immediatamente una mano, offrendo braccia, scope, pale e qualche sorriso. 

Dal 29 dicembre, Diego e la sua famiglia (composta dai genitori, dalla compagna Getel, suo figlio Daniel e la nuora Ivana, da poco diventata mamma) sono rientrati in casa.

FOTO / LA RINASCITA DELLA CASA DI ALMESE COLPITA DALLA FRANA

“Eravamo in attesa che il vicino, la curia diocesana, terminasse i lavori di messa in sicurezza del proprio mappale. Questo è avvenuto verso la metà del mese. Non appena sono arrivate le pratiche di fine lavori, il 29 dicembre 2017 sono state inoltrate al Comune di Almese, che in giornata ha revocato l’ordinanza di inagibilità, permettendoci di rientrare in casa. A dire il vero, l’interno della casa era pronto già da giugno, c’era solo da terminare l’esterno.”

Nel frattempo Diego, i suoi genitori e Getel sono stati ospitati dal vicino di casa, mentre il figlio Daniel si divideva tra Volvera (dove si era spostata la moglie, incinta di poche settimane) e Almese.

È tornata anche la signora Sabrina, loro affittuaria che abita nell’appartamento vicino. Quel mattino, un attimo prima della frana, dopo essersi svegliata la donna decise di tornare nella stanza da letto a dormire, scampando così all’arrivo dei massi che sfondarono una parte della casa: per tutto il periodo dei lavori ha vissuto, con i due figli, presso i suoi genitori ad Almese.

La Regione Piemonte avrebbe voluto revocare l’inagibilità della casa già da fine settembre, ma non è stato possibile in quanto i lavori, iniziati con molto ritardo rispetto alla prima ordinanza sindacale (datata dicembre 2016), sono stati lunghi: “Inoltre a fine cantiere è stato necessario attendere la maturazione del cemento per ottenere i certificati da parte dei professionisti – spiega Giacosa – cosa avvenuta dopo la seconda metà di dicembre”.

Per quanto riguarda le spese, Giacosa ha pagato tutto di tasca sua: “La mia assicurazione è sparita, si è dileguata!”. La richiesta di risarcimento allo Stato per calamità naturale, seguita e valutata da professionisti, ammonta a circa 500.000 euro.

“Fino ad oggi non abbiamo ricevuto risarcimenti – dice Giacosa – le pratiche dello Stato sono generalmente molto lunghe. Noi comunque, con ottimismo, ci siamo subito tirati su le maniche…anche mio padre, supportato sempre da mia mamma, è stato operativo su tutti i fronti nonostante i suoi 82 anni…per questo lo ringraziamo di cuore”.

Diego Giacosa ha svolto funzioni di capo cantiere per più di un anno, ha seguito tutte le imprese: “Si sono dimostrate molto competenti e professionali”.

“Il Comune di Almese, con l’interesse del sindaco Ombretta Bertolo, c’è sempre stato vicino e a causa delle difficoltà burocratiche ha fatto intervenire la Regione Piemonte, in quanto la collaborazione del vicino (la curia diocesana) latitava. Ciò ha determinato un ritardo di sei mesi nello scioglimento dell’ordinanza d’inagibilità delle zone colpite, poiché, essendo questi ultimi di proprietà di entrambi, occorreva che la messa in sicurezza totale fosse terminata. La frana ha inoltre evidenziato una lacuna sul territorio di proprietà della curia (il muro di cinta) e questo ha peggiorato la situazione”.

Diego Giacosa ribadisce: “Le imprese e i professionisti che mi hanno seguito, sono stati all’altezza della situazione in ogni momento. Ci sono ancora da terminare alcuni lavori, come ad esempio il ripristino e la chiusura del terreno che il mio vicino, lato est della proprietà, mi ha gentilmente concesso per accedere con i mezzi da lavoro, attività che a breve evaderemo. Da questa esperienza rimane il rammarico del comportamento inaspettato e della non collaborazione della curia. Questa reticenza, oltre che a generare situazioni spiacevoli, ha fatto scaturire che si ricorresse alla Regione Piemonte per ottenere la realizzazione dei lavori. Mi permetto inoltre di segnalare che, a fronte di un simile evento, sia necessario il supporto di un gruppo di esperti e tecnici per aiutare, con le giuste direttive, chi si trova in difficoltà. Per quanto riguarda il mio caso, nell’immediato, non ho avuto dritte per ciò che riguarda la sicurezza, durante le prime ore dopo l’evento. Il volontariato, fatto da persone competenti, mi ha aiutato a gestire l’emergenza. In quel frangente non erano state neanche avvisate le forze dell’ordine: ricordo che mi dissero di essere venuti a conoscenza del fatto proprio a seguito dell’articolo di ValsusaOggi. Mi auguro che, semmai dovesse capitare nuovamente un evento del genere, ci si muova in maniera organizzata e capillare. Cosa possibile, grazie ai recenti accordi tra il Comune di Almese e la Protezione Civile assieme ai Vigili del Fuoco, Aib e la Croce Rossa di Villar Dora”.

Diego ci saluta accompagnandoci al cancello, guardando di nuovo la sua casa. Negli occhi ha le immagini di come era: “Quel mattino, davanti alle macerie, non sono stato del tutto preso dallo sconforto, bensì ho avuto un solo ed immediato pensiero: faremo una bella festa di inaugurazione quando rientreremo. E così sarà!”.

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