di FABIO TANZILLI
Un 60enne valsusino morí due anni fa durante un rally nel Cuneese, e ora nove persone sono alla sbarra per omicidio colposo. Ieri mattina si é tenuta al tribunale di Cuneo l’udienza filtro del processo sulla morte del bardonecchiese Mario Scanavino, deceduto a 60 anni mentre assisteva alla 17esima edizione del Rally delle valli Cuneesi, il 3 settembre 2011. Lui, con altre due persone, era rimasto investito da una Citroen DS 3, che all’improvviso durante la gara aveva perso il controllo in curva, finendo fuori strada e ribaltandosi più volte. Inizialmente si pensava che Scanavino e le altre due persone investite si trovassero sul bordo della carreggiata, in una zona vietata al pubblico, invece – secondo quanto spiegano i famigliari – non é stato affatto così: tramite filmati e testimonianze è stato dimostrato in aula che la zona non era segnalata per niente come pericolosa. Una ragione in più, per porre maggiore attenzione, sulle responsabilità di sicurezza del pubblico, a chi organizza un evento: per questo motivo il primo imputato é il presidente del comitato promotore della gara, Pier Luigi Capello (di Carmagnola): secondo i pm, avrebbe dovuto controllare che nelle zone vietate non ci fosse il pubblico, facendo vigilare sul divieto di accesso, proprio per tutelare l’incolumità degli spettatori e predisponendo le misure di sicurezza adatte. Altro imputato é il commissario del percorso Alberto Isoardi, poiché secondo le tesi dell’accusa, anche lui avrebbe dovuto impedire al pubblico di posizionarsi in quella zona pericolosa, così come il direttore di gara Giuseppe Rustichelli (residente a Settimo): non avrebbe controllato il rispetto del piano di sicurezza previsto dal regolamento nazionale dei rally. Sempre in quest’ambito dei controlli, gli altri accusati di omicidio colposo per la morte di Scanavino sono l’ispettore di sicurezza Fabrizio Giuggia, che prima della partenza della gara avrebbe dovuto controllare che il pubblico non fosse posizionato in zone vietate, come invece é avvenuto, in particolar modo durante il giro sulle auto apripista. Infine, altra accusa di omicidio per i piloti delle auto apripista (Antonio Multari di Rivoli, Massimo Sasso di Carmagnola, Andrea Caffarati di Pinerolo, Marco Bianchi e Salvatore Giordano di San Secondo di Pinerolo): secondo i pm non si sono occupati di segnalare i luoghi pericolosi, dove il pubblico assisteva alla gara. La famiglia di Mario Scanavino si é costituita parte civile nel processo, e i parenti saranno interpellati in una nuova udienza il 13 gennaio 2014.
La morte di Scanavino aveva scosso Bardonecchia e molti dell’alta Val Susa, che lo conoscevano. Ecco come era stato ricordato sul quotidiano La Repubblica nel settembre 2011:
“ERA una persona solare, Mario Scanavino morto per una passione: i rallies. Lo conoscevano tutti a Bardonecchia, perché nella sua vita aveva fatto numerosi lavori: gestire una pizzeria in Via Medail, poi il bar del campeggio Bokki, negli ultimi tempi si era occupato di telefonia. Ma la sua grande passione erano i motori, la guida, il rally. «Era davvero un brav’ uomo – racconta Francesco Avato, ex sindaco di Bardonecchia – la sua morte, così improvvisa, è davvero inaspettata. Lo vedevi spesso in giro per il paese, ultimamente stava cercando un nuovo lavoro, amava le automobili. Anni fa era riuscito ad organizzare a Bardonecchia anche raduni per le auto d’ epoca». E poi c’ era il rally: si occupava perlopiù di fare il navigatore, ma non disdegnava la guida. Per un periodo aveva collaborato anche con la scuderia dell’ Alta Valle Motor Sport: «Aveva una grande passione per le auto, come si dice in questi casi, viveva per l’ odore della benzina – ricordano Francesco e Mino Ambrosiani – nei mesi in cui c’ era stata la trattativa per acquisire l’ Alitalia, durante un vertice societario tra Air One e Ryanair tenutosi a Cesana Torinese, Mario si era occupato di alcune dimostrazioni di guida per i manager, in una pista che avevamo allestito alla Colonia Italsider. Quest’ estate era venuto a seguire anche la Cesana-Sestriere…la sua morte è davvero un dispiacere. E fa davvero strano che ieri si sia messo in quel posto a vedere la gara, perché dalla sua grande esperienza nel settore, poteva immaginarlo che se era una zona vietata, era dovuto agli alti rischi. Anche se era un rettilineo, l’ imprevisto può sempre succedere». Scanavino viveva nella piccola borgata di Les Arnauds, in via Melezet 39. Lascia due figli, i giovani Alessandra e Davide, ed un nipotino appena nato. Li seguiva assiduamente nell’ attività sportiva allo Sci Club Bardonecchia, con cui aveva organizzato anche delle gare”.
.