dall’UFFICIO STAMPA FESTIVAL ALTA FELICITÀ
VENAUS – Sarà l’Operetta a dare il via al Festival dell’Alta Felicità giovedì 26 luglio alle ore 21, nell’arena della borgata 8 dicembre di Venaus. Madama Butterfly aprirà le danze sul palco della manifestazione No Tav che, arrivata alla sua terza edizione, porta in scena l’Operetta firmata dall’Impresa Lirica Francesco Tamagno contrapponendola simbolicamente alla grande opera inutile e dannosa. Madama Butterfly, la giovane innamorata dell’amore come la Valle per la sua terra.
Nel corso della giornata si esibiranno anche Bonnot & Tracanna “Drops”, Eleonora Strino Trio e Flavio Boltro BBBTrio, per finire con i General Levy nell’aftershow. Quattro giorni, dal 26 al 29 luglio, ricchi di concerti, gite, eventi culturali, sport e scorpacciate di piatti cucinati sul momento dagli oltre 1500 mt quadri di stand food.
“Un evento che dimostra come sia possibile vivere la propria terra e il proprio tempo in maniera diversa rispetto a quanto ci viene imposto dai governi – scrive il Movimento No Tav sul sito del Festival – in armonia con quello che ci circonda ed insieme a chi ci è vicino“.
La forza del movimento No Tav sta nella partecipazione e nell’organizzazione ampia e coinvolgente delle attività, in tanti hanno già scelto di partecipare alla campagna Entra a far parte della ciurma ad alta felicità. Per chi purtroppo non potrà esserci di persona, potrà comunque partecipare alla raccolta fondi “La Felicità non ha prezzo”.
Tornano le tante gite che ogni giorno accompagneranno centinaia di persone sui sentieri partigiani (storia della Valsusa) a scoprire i luoghi storici della lotta notav. Torna anche la consueta gita al cantiere di Chiomonte, per osservare con i propri occhi dove finisce lo sperpero immenso di denaro pubblico.
La festa, quella che ad alta felicità, riempirà nuovamente l’arena di Venaus per far ballare e saltare migliaia di giovani e meno giovani. Sul palco si potranno incontrare: Ascanio Celestini, Marina Rei & Paolo Benvegnù, Sud Sound System & Bag A Riddim Band, Mezzosangue, Mellow Mood, Tommaso Zanello in arte “Er Piotta”, Teresa De Sio, Modena City Ramblers, Dub Inc, Le Luci Della Centrale Elettrica, e ancora Wu Ming I, Marta Fana e Bruno Arpaia e molti altri ancora.
Le tante cucine che insieme sazieranno tutti con piatti che andranno dagli agnolotti alla borragine con pomodoro e basilico alle lunette alla toma di lanzo, dai gofri dolci e salati alle robiole ai ferri con pomodori, per continuare con il grande stand della griglia, le infinite prelibatezze vegane e vegetariane e molto altro ancora.
Anche il Mercato Consapevole sarà presente per le vie del paese di Venaus, dove artigiani e produttori locali presenteranno i propri articoli che spazieranno da piccole creazioni di oreficeria, sartoria e molti altri generi.
Saranno adibite due grandi aree verdi dove si potranno comodamente montare le tende. Il pernottamento è completamente gratuito. Ogni area adibita a Campeggio sarà dotata di servizi igienici. È richiesto di avere cura del luogo attraverso l’utilizzo degli appositi raccoglitori per i rifiuti rigorosamente suddivisi per effettuare la raccolta differenziata.
Come nelle scorse edizioni, ci sarà un servizio navette da Susa all’area del festival, attivo dalle ore 10 del mattino sino alle 4 del mattino successivo.
MADAMA BUTTERFLY, MUSICA DI GIACOMO PUCCINI – LIBRETTO DI L.ILLICA
Cio-Cio-San, che vuol dire “signora farfalla”, “Madama Butterfly”, è una ragazza giapponese di 15 anni. Suo padre è morto quando lei era ancora una bambina: questo drammatico evento ha condotto la famiglia sul lastrico e ha portato la giovane a diventare una geisha.
Un giorno viene combinato per lei un matrimonio con un aitante tenente della marina statunitense, Benjamin Franklin Pinkerton, nella speranza di poterle dare un futuro migliore e, risollevare le sorti familiari. La giovane è immatura, inesperta, sognatrice e innamorata dell’amore. Pur di realizzare il suo romantico sogno d’amore, Butterfly ripudia parenti e religione, arrivando alla propria autodistruzione.
Cio Cio San è l’apoteosi del mito femminile, così caro a tutta la cultura di fine Ottocento. Il senso di totale incompatibilità tra due modi di vivere, quello occidentale e quello orientale, e la denuncia dello sfruttamento coloniale. Siamo di fronte a un dramma psicologico; fu questo che sconvolse i frequentatori dei teatri d’opera del primo novecento.