RICEVIAMO DA FEDERDUNI (Associazione degli imprenditori degli impianti di risalita)
È purtroppo storia recente la sequenza di spiacevoli situazioni venutesi a creare soprattutto nelle montagne piemontesi.Alla luce di tali eventi e dei risvolti che gli stessi stanno assumendo, la nostra Associazione, con la presente, desidera esprimere il proprio punto di vista.
Più in dettaglio:
Con riferimento a quanto occorso a Sestriere, senza entrare nel merito della vicenda e del singolo caso, ci corre obbligo rammentare che durante la realizzazione di lavori in montagna, per importanti opere di sistemazione di piste da sci, molto difficilmente può essere rispettato tutto ciò che la progettazione iniziale prevede e gli aspetti valutativi posti alla base degli elaborati progettuali esecutivi.
Questo per le caratteristiche geomorfologiche dei luoghi ove si opera, particolarmente difficili, del grado di imprecisione della cartografia posta alla base della progettazione rispetto al territorio, per gli imprevisti che quotidianamente si riscontrano nelle fasi di movimentazione del suolo e per la peculiarità dei lavori stessi, oltre alla quota e alla dislocazione dei cantieri che risulta particolarmente disagevole.
È quindi quotidiana conseguenza di tutto ciò il ricorso a varianti dei lavori in corso d’opera atte a raccordare il disposto progettuale all’effettivo stato dell’arte.
È altrettanto opportuno, in caso di varianti di entità tale da pregiudicare lo spirito iniziale della progettazione e del conseguente atto autorizzativo, con importanti ed essenziali difformità rispetto alla progettazione esecutiva originaria, che queste debbano necessariamente essere valutate ed approvate preliminarmente.
È tuttavia fondamentale che l’approvazione avvenga in tempi compatibili con la realizzazione dei lavori poiché, proprio in virtù dei luoghi ove le opere sono svolte, necessariamente in alta quota, questi non possono che essere effettuati nell’arco di un breve periodo stagionale estivo.
Nella triste vicenda del Sestriere rileviamo però, cosa che per noi è di difficile condivisione, l’interpretazione data dagli organi inquirenti che ha basato la revisione di un procedimento giudiziario per fatti accaduti nella scorsa stagione invernale sulla base di una legge postuma, entrata in vigore solo da pochi mesi.
Rileviamo altresì che tale revisione correla in maniera del tutto anomala il tragico evento della morte di un giovane sciatore, uscito fuori dalla pista battuta, a problematiche autorizzative legate a presunti lavori abusivi effettuati sul terreno, nella medesima zona ove si è consumato l’incidente, come se esistesse un legame di causa effetto diretto fra i due diversi episodi, dando per assodato che i lavori ritenuti abusivi siano anche stati inopportunamente realizzati e in maniera addirittura contrastante con quelle che erano le finalità per cui l’autorizzazione era stata richiesta, ossia la messa in sicurezza della pista da sci.
Indiziare di questo i gestori e proprietari delle piste, insieme al Sindaco della località posta nel comprensorio sciistico rende ancora più di difficile comprensione l’opera della magistratura inquirente.
Riteniamo infine che il porre anche in correlazione la difformità puntuale su alcuni lavori effettuati in un breve tratto di pista, probabilmente dettati dalle difficoltà realizzative testé citate e atti a garantire una maggiore sciabilità e sicurezza tracciato, con una norma nata allo scopo di preservare il territorio dell’intero nostro Paese da possibili gravi danni ambientali, peraltro di tutt’altra natura, rischi seriamente di far assumere a questa vicenda un carattere di pretestuosità atta solamente alla ricerca della notizia piuttosto che alla ricerca di eventuali oggettive responsabilità.
L’Italia è già tristemente nota per simili episodi.
Non da ultimo, e sempre in Piemonte, l’incredibile intervento della magistratura e la condanna di un gestore di una stazione di sci per un incidente mortale ad un bimbo causato da una caduta da un gioco gonfiabile posizionato da un giostraio in un piazzale parcheggio e poi divelto dal vento, soltanto perché il gestore della stazione di sci avrebbe potuto e dovuto conoscere preventivamente la previsione di arrivo improvviso del vento nel pomeriggio, ed avrebbe dovuto vietare tale attività sui piazzali della località o quantomeno allarmare in tal senso il giostraio.
Sostituendosi di fatto in questo modo alle Autorità dello Stato allo scopo preposte o alle Forze dell’Ordine, peraltro presenti?
Inutile rammentare che durante quella sfortunata giornata il gestore de quo era impegnato ad evacuare i propri impianti di sci in montagna e a mettere in salvo qualche migliaio di sciatori presenti, tutti risultati poi illesi.
Inutile rilevare che il decesso del piccolo avvenne solo dopo alcuni giorni, in ospedale e a causa di complicanze non riscontrate.
Non intendiamo entrare nel merito né sindacare certe decisioni, ma ci pare evidente, e ne siamo molto preoccupati, che negli ultimi anni la tendenza vigente sia quella di assegnare ai gestori delle stazioni sciistiche responsabilità enormi che non sono proprie degli stessi, sgravando nel contempo chi tali responsabilità dovrebbe assumersi, vuoi a carattere personale come nel caso di chi scia al di fuori delle piste battute, vuoi di chi gestisce diverse attività economiche, a volte complementari all’offerta turistica delle stazioni di sci, come nel caso del giostraio.
Il gestore è e deve essere ritenuto responsabile dei soli doveri ed obblighi a lui assegnati, della sola attività autorizzata ed esercitata dalla sua azienda, svolta unicamente sugli impianti e sulle piste da lui gestite; una responsabilità che già oggi è fondata su norme certe, su Leggi dello Stato o degli Enti decentrati dello stesso, su specifici Decreti e su opportune circolari ministeriali interpretative.
Riteniamo qualsiasi diversa attribuzione quale assolutamente illegittima e ingiustificata.
Riteniamo che in uno Stato moderno, come è il nostro, democratico e civile, si debba riprendere e riordinare un corretto assetto di competenze, attribuzioni, ruoli e responsabilità fra Enti e cittadini, consapevoli che qualsiasi ingerenza di soggetti diversi da quelli che saranno deputati ai diversi compiti, come invece oggi accade, non potrà che rendere impraticabile il regolare svolgimento di qualsiasi attività.
Federfuni Italia