I VIDEO DELLA CENSURA DURANTE IL CONSIGLIO COMUNALE DI GIAVENO
di PAOLA TESIO
GIAVENO – Ne avevamo parlato nei nostri precedenti articoli, quando durante il penultimo consiglio comunale ero stata ammonita di non fare le riprese e mi era stata intimata la consegna del cellulare da parte del presidente del consiglio Vilma Beccaria. In seguito al nostro articolo in cui rendevamo noto l’accaduto, la notizia è stata postata sulla pagina del Partito Democratico di Giaveno accompagnata dalla scritta “Fake News”. Avevamo replicato ricordando che l’articolo 21 della Costituzione sancisce: “La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure” e martedì 27 marzo, nuovamente durante un consiglio comunale di Giaveno, sono stata censurata perché stavo facendo delle videoriprese (pubblicate in questo articolo) e allontanata dalle forze dell’ordine.
Quest’ennesimo episodio è la conferma che le nostre notizie non sono false, ma frutto di un’informazione giornalistica indipendente.
Ricordiamo al Comune di Giaveno che l’articolo 21 nasce in virtù di un fatto (cito il dizionario giuridico Brocardi): “Nel periodo fascista i controlli sulla comunicazione erano penetranti. Il costituente, all’opposto, sceglie di limitarli fortemente, […] vietando qualsiasi censura”.
Il mio atto di riprendere il consiglio comunale, nonostante una votazione a porte chiuse, attuata proprio in virtù del mio accredito, è una presa di posizione per ricordare che la libertà è un valore inalienabile e il diritto di cronaca deve sempre essere garantito. Inoltre nessun regolamento del consiglio comunale, dovrebbe a mio avviso, violare la nostra Costituzione. In un clima di indifferenza occorreva a mio avviso dare testimonianza.
Questa volta, mentre riprendevo, sono stati chiamati i vigili urbani che nel tentativo di “identificarmi” volevano in realtà allontanarmi impedendomi di fatto di svolgere il mio lavoro di cronista, per rispondere ad un ordine impartito dall’amministrazione.
Una giustificazione maldestra: non era necessario “identificarmi” perchè ero già stata ampiamente “riconosciuta” durante il Consiglio Comuunale e più volte citata proprio in merito alla decisione presa dalla maggioranza di “non autorizzare alla signora Tesio le riprese”.
Dopo che la polizia municipale mi ha allontanata dal consiglio comunale, mi sono recata dai carabinieri per un esposto, ad integrazione della precedente querela già depositata, nella speranza che venga fatta luce sulla vicenda.
Credo che ancor più importante sia sottolineare che non è dignitoso impedire a nessuno le riprese, neppure ai cittadini, poiché in quanto elettori si sentono traditi da programmi elettorali che prevedevano le riprese pubbliche in consiglio comunale.
Non è semplice scrivere oggi, dopo aver assistito al silenzio aberrante di chi, anziché garantire la democrazia, la ferisce colpo su colpo.
Il buon Emilio fede direbbe che figura di merda…. Che han fatto i civic…. Identificare una cronista già accreditata e conosciuta… Ma per favore…. Proprio ridicolo……
Al cittadino non far sapere quel che fa il consigliere. Alla faccia della limpida democrazia.
Emilio Fede avrebbe fatto la trecentesima puntata, cold case de noantri, sul delitto di Cogne.
Quando si tratta di giornalismo citiamo giornalisti degni di questo titolo professionale.
Tesio in questa vicenda sta facendo o cercando di fare quanto prescrive la sua professione, documentare i fatti.
Le sue opinioni, forse discordanti con quelle degli amministratori, non sono state messe in campo ed è contro di queste che è facile immaginare il motivo di tanto ostruzionismo.