di DORIANO CRANCO (Cooperativa Doc, gestori del Villaggio Olimpico)
Spett.le Redazione, siamo a riscontrare l’articolo pubblicato a cura del Direttore Generale di Parcolimpico, Daniele Donati.
Esprimiamo anche noi solidarietà alle lavoratrici e ai lavoratori che vivono di eventi e cultura, attività che nel nostro piccolo (perché non è il nostro principale oggetto di lavoro) supportiamo e supporteremo. E ringraziamo dello spazio che ci viene accordato per riportare al centro la vera questione legata al Villaggio Olimpico.
Parcolimpico è nato come ente di valorizzazione del patrimonio olimpico, degli impianti sportivi e delle strutture alberghiere. Gli eventi dovrebbero essere uno strumento…non la mission della società.
Crediamo che i presupposti che ne hanno favorito la costituzione fossero altri e che gli intendimenti dei soci fondatori fossero far nascere un ente di sviluppo per il territorio che avrebbe potuto rendere concreti gli enormi sforzi sopportati dai Comuni della Val di Susa e dalla Città di Torino per l’organizzazione dell’evento olimpico….nient’altro.
Un ente di sviluppo che, a maggior ragione in periodi difficili come questo, dovrebbe creare le condizioni per contrastare le insicurezze e le difficoltà di un territorio che vive di sport e turismo, attività messe a dura prova dalla pandemia.
Il Villaggio Olimpico non è solo un albergo, è un moltiplicatore di possibilità per un territorio: favorire le condizioni per l’apertura, oltre ad essere una mission per l’ente, produrrebbe, a nostro modo di vedere, positività, sicurezza e, come abbiamo dimostrato in questi anni, benessere per i diversi operatori del comparto.
Il canone di locazione del Villaggio Olimpico di Bardonecchia, che non abbiamo chiesto di eliminare, ma solo di ridurre per creare le condizioni di un’apertura, dovrebbe servire al principale scopo di favorire la continuità di attività a maggior ragione nella struttura e nei territori montani.
Le dilazioni finanziarie servono solo a creare debiti insostenibili in futuro, la pandemia è ora e non è finita. Per quanto riguarda invece la scelta di rivolgersi al Tribunale di Torino precisiamo che non è “un’avventura” e che lo stesso Tribunale, non ravvisando il carattere di urgenza, ha suggerito di discutere nel merito.
La discussione dunque ci attende.
Poverini…chissà il dolore che stanno provando.