di MARIO RAIMONDO
Bella serata quella di sabato 26 Settembre a Villardora dedicata alla memoria, ma soprattutto all’attualità, dei Santi Sociali piemontesi, figure ‘titaniche’ della Chiesa locale ed universale. Nella splendida cornice del Castello villardorese, autentico gioiello che meriterebbe davvero di essere maggiormente conosciuto, si è tenuto un incontro di lettura e riflessione sulla ‘Santa Impresa’ dei cosiddetti Santi Sociali Piemontesi in un itinerario che partendo dalla loro epoca giunge a quella dell’attuale Città Metropolitana di Torino e guarda oltre…E’ stato il padrone di casa, Alessandro Antonielli d’Oulx, ad introdurre la serata partendo proprio dal luogo, il castello, “un luogo la cui conservazione e prosperità ci impegna molto, spesse volte in assoluta solitudine…Le pietre se non hanno anima, hanno però memoria, la memoria di chi le ha ‘vissute’ e ‘curate’ con impegno…con i gesti di tutti i giorni che sono il sottile discrimine tra ciò che è memoria o museo e ciò che è vitalità e passione”.
Le parole di Antonielli d’Oulx han fatto, forse involontariamente, da traino al ‘filo’ conduttore della serata, quelle parole ‘appassionate’ che sono state le letture effettuate da Beatrice Marzorati e Davide Schiaccianoce tratte dallo spettacolo ‘Santa Impresa’ di Laura Curino e che tra un intervento e l’altro dei relatori hanno sedotto ed ipnotizzato il pubblico trasportandolo, come in una macchina del tempo, in quella Torino all’alba del capitalismo e dell’industria del XVIII secolo dove le officine senza luce erano prigioni moderne.
Daniele Valle, Presidente della Commissione Cultura della Regione Piemonte nel suo intervento ha ricordato “le particolarità di quell’epoca dove lo Stato era un’idea molto diversa da quella che abbiamo noi oggi e dove la Chiesa era anch’essa profondamente diversa. Eppure in quel terreno così duro ed arido germogliarono frutti straordinari che mani straordinarie fecero attecchire e prosperare dove nessuno mai avrebbe pensato. Opere immense che nacquero dal nulla dedicate alle persone, alla sofferenza umana, opere per mitigare la sofferenza umana, le miserie morali e materiali di un’epoca che stava vivendo una stagione di grandi cambiamenti e che ebbe in personaggi come il Cottolengo, Don Bosco, Giulia di Barolo (ma anche il Cafasso, il Murialdo ,Faa di Bruno) autentici ‘fari’ in grado di squarciare il buio. Epoca che fu di cambiamenti storici e sociali, con lontane analogie alla nostra… che vede addirittura cambiamenti globali a velocità sino a poco tempo fa inimmaginabili ,le cui soluzioni richiederebbero davvero ‘Sante Imprese’ che non guardino all’immediato di oggi, dal fiato corto, ma all’avvenire che necessariamente dovrà avere un lungo respiro”.
L’intervento di don Luigi Chiampo, Presidente della Cooperativa Sociale Amico, da sempre a fianco degli ‘ultimi’ ha posto al centro alcune tematiche che riguardano la nostra società attuale, le sue mete , ammesso che ancora ne esistano. “ Viviamo – ha detto tra l’altro Don Chiampo –tra contraddizioni fortissime. Siamo iperconnessi ,eppure spesso siamo soli…Buttiamo via il pane e c’è gente che muore di fame…Abbiamo fatto del PIL il mantra, della competitività la regola…Eppure la competitività alla fine genera lo scarto e lo scarto porta emarginazione…Chi non è competitivo non può più partecipare, viene tagliato fuori ,si sente finito…E’ questa la società in cui vogliamo vivere?
Io credo che la prima ‘santa impresa’ dei nostri giorni sarebbe, dovrebbe essere quella di riappropriarci della nostra dimensione comunitaria… per condividere, per coinvolgere… E non coinvolgere solo la razionalità, ma anche il cuore. Perché alla fine l’unica vera felicità è fare felice qualcun altro”.
A fine serata è toccato a Mauro Carena, Sindaco di Villardora e Consigliere Delegato della Città Metropolitana trarre le conclusioni: “Abbiamo sentito parole belle – ha detto Carena – che ci hanno raccontato storie ed esperienze di epoche lontane e giorni vicini…Abbiamo sentito, attraverso le parole di Marzorati e Schiaccianoce, un’interpretazione più o meno verosimile di quelle che potevano essere le ‘condizioni operative’ dei Santi Sociali piemontesi. Persone che di fronte a delle necessità di un’epoca si s’inventarono delle soluzioni. Anche noi oggi, di fronte alla vastità dei problemi – dalle migrazioni alle scelte dello sviluppo economico, dalle strategie energetiche alle sfide ambientali poste in essere dai cambiamenti climatici – abbiamo bisogno di immaginare delle soluzioni e probabilmente abbiamo poco tempo o perlomeno un tempo limitato per trovarle ed adottarle…Ecco la ‘santa impresa’ odierna, quella che ognuno di noi nella via di ogni giorno deve portare avanti…Capendo che il mondo è un grande cortile e che tutto ciò che accade nel ‘cortile’ in realtà accade a casa nostra”.
Una riflessione quella di Carena condivisa con un grande applauso dal pubblico che ha così chiuso una serata desueta ed avvincente nel magnifico Castello di Villardora.