di NORMA RAIMONDO (Fotografie di Aitor Garcia Vozmediano ed Elisa Ramassa)
Amarle sarà difficile, ma si può imparare a difendersi dalla loro presenza. Dopo l’allarme lanciato da alcuni genitori preoccupati della segnalazione della presenza di zecche nei parchi gioco valsusini, il dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università degli Studi di Torino, che dal 2015 studia il fenomeno della loro diffusione in valle insieme all’Ente di gestione delle aree protette Alpi Cozie, vuole fare alcune precisazioni sul nostro giornale.
“In Piemonte – precisa la dottoressa Laura Tomassone – è sempre più diffusa la zecca dei boschi (Ixodes Ricinus). Questo artropode è più abbondante sotto i 1.200 metri di altitudine, ma lo stiamo ritrovando anche in alta montagna, oltre i 1.700 metri , anche se, più si sale di quota, più la loro presenza si riduce. Il suo morso può trasmettere all’uomo malattie serie, come la malattia di Lyme, l’encefalite da zecche (TBE – Tick Borne Encephalitis; fino ad ora segnalata soltanto nel nord-est dell’Italia) e le rickettsiosi. Non è il caso di creare panico, ma non bisogna abbassare la guardia, perché le complicazioni di queste malattie possono essere serie“.
Il clima di quest’anno, molto umido, ha certamente favorito la proliferazione delle zecche che, dalle prime segnalazioni, paiono essere più abbondanti che in passato.
LE SEGNALAZIONI DEI LETTORI IN ALTA VALSUSA E A GIAVENO: “SIAMO STATI PUNTI DALLE ZECCHE”
Proprio in questi ultimi giorni sono arrivate in redazione due differenti segnalazioni dai lettori, da due zone diverse, sempre per il problema delle zecche: “Vi scrivo perché oggi io, mio marito e i miei bambini, ci siamo trovati addosso delle zecche dei boschi. Abitiamo a Giaveno da un anno e non ci era mai capitato nulla di simile – scrive una mamma – né conoscevamo l’esistenza di questi animali. Sono molto preoccupata, i due miei bimbi hanno rispettivamente 4 anni e 21 mesi, e sono stati morsi. Ho letto che dalle zecche si possono contrarre malattie infettive e vi chiedo se avete già avuto segnalazioni di questo tipo. Penso sarebbe il caso di avvertire di questo fenomeno e istruire le persone sul da farsi. Noi ci siamo molto spaventati e abbiamo fatto una corsa alla guardia medica, tuttavia leggo che non possiamo avere la certezza se non a lungo termine di essere scampati all’infezione. Per il momento abbiamo chiuso con le passeggiate nei boschi e i giochi sull’erba”.
La seconda segnalazione arriva da un turista torinese, C. P.: “Buonasera, vorrei chiedere un’informazione. Ieri sono salito al Levi Molinari da Salbertrand, seguendo il sentiero e passando per Eclause e poi su fino al rifugio. Al ritorno mi sono trovato addosso molte zecche, e la guardia medica di Oulx me ne ha estratte 14, normalmente molto piccole. Non ho camminato fuori dal sentiero e mi hanno effettivamente detto, al rifugio e anche dalla guardia medica, che quest’anno sembra esserci un problema di zecche. Capisco che possa succedere ma volevo chiedervi se devo segnalare l’episodio, ed, eventualmente, a chi, nella Comunità dell’Alta Valle”.
LA RISPOSTA DEGLI ESPERTI
“Le zecche – spiega la dottoressa Laura Tomassone – abitano nel terreno gran parte del loro tempo e solo per pochi giorni stanno su un ospite animale. Sono ematofaghe, quindi si cibano di sangue. Nel loro ciclo di vita, che è abitualmente di un paio d’anni, si nutrono solo tre volte: allo stadio di larva, di ninfa e di adulto. Gli adulti, maschio e femmina, si riproducono e poi muoiono, la femmina dopo aver deposto centinaia di uova“.
Il dipartimento di Scienze Veterinarie, insieme all’Ente Parco, sta cercando di fare un buon lavoro: a tal proposito sta contattando i medici e gli ospedali di valle per comprendere quante persone si siano rivolte loro per segnalare punture da zecca o segni clinici di malattia, oltre che svolgendo attività educativa nelle scuole.
“Bisogna prestare molta attenzione a eventuali segni clinici successivi al morso, e se ci si accorge di essere stati punti, sarebbe bene conservare la zecca o sotto alcool oppure in freezer racchiusa in un pezzo di scotch, in modo da poterla mostrare, qualora anche dopo mesi insorgessero complicazioni, a noi o all’Istituto Zooprofilattico di Torino“.
La dottoressa Tomassone sottolinea che spesso il numero di casi di malattie trasmesse da zecche è sottostimato; nel 2016, l’osservatorio regionale per le malattie infettive del Piemonte ha riportato 12 casi di malattia di Lyme, un numero non così elevato, considerando che si tratta dell’intera regione.
“Il problema è che i sintomi sono poco specifici e non è facile riconoscere la malattia, quindi i casi spesso non vengono segnalati alle autorità sanitarie; inoltre i sintomi si possono manifestare anche a distanza di mesi dal morso di una zecca“.
COME DIFENDERSI?
E poiché la migliore difesa è proprio la prevenzione, il suggerimento è, quando si va nei boschi, di indossare abiti chiari sui quali è più facile scorgerne la presenza, così come proteggere eventuali accessi (fondo dei pantaloni, ad esempio) racchiudendone le estremità all’interno delle calze.
“Una volta tornati a casa, controllarsi sempre con estrema attenzione e, qualora si scopra una zecca, rimuoverla. Non bisogna mettere olio, petrolio, alcool, bruciarla: tutti questi rimedi sono diffusi ma errati. La zecca, se stuzzicata, può rigurgitare gli agenti patogeni che causano le malattie. Meglio invece munirsi della classica pinzetta da sopracciglia, o di apposite pinzette vendute in farmacia, ed estrarla dalla pelle. Per i tre mesi successivi al morso è bene continuare a controllare la zona interessata. Se si notano gonfiori, arrossamenti, eruzioni cutanee nell’area del morso, o compaiono febbre, dolori muscolari e articolari, è bene contattare il proprio medico, che deciderà se effettuare ulteriori indagini o somministrare un antibiotico – che va dato solo in presenza di segni clinici. Non tutte le zecche albergano batteri patogeni, quindi non sempre il morso della zecca è causa di malattie“.
Insomma, il detto “fastidioso come una zecca” non è infondato, ma con le zecche si può convivere, se si adottano le accortezze del caso. Per saperne di più, ente parco e Dipartimento di Scienze Veterinarie hanno anche organizzato alcune serate informative (previste il 13 luglio nella sede del Gran Bosco di Salbertrand e il 20 luglio al Palazzo delle Feste di Bardonecchia). Il tema può comunque essere approfondito visitando il sito https://www.parchialpicozie.it/news/detail/08-06-2018-zecche-conoscere-per-prevenire/, con rimando ad utili link, brochure e locandine. Per restare in guardia, sì, ma senza eccessivo timore.
Io vivo in una borgata circondata dai boschi sopra Giaveno e in realtà è da anni che andando a funghi d estate se non mi metto addosso un repellente o semplicemente un’ Anti zanzare al geranio vengo assalito da questi simpatici parassiti. Le punture non fanno nulla se rimuovi subito l animale con una pinzetta e disinfetti… va fatta ogni volta una bella ispezione alle gambe e all’ inguine solitamente li si attaccano. Quindi mettetevi addosso qualcosa che gli dà fastidio e non vi attaccheranno!
In effetti sabato sono andato a funghi e sono tornato con più zecche che funghi.
Ora quindi invece di mettere in freezer i funghi, in freezer metto le zecche.
Io invece vedo un sacco di zecche rosse in giro sopratutto in valle di susa.
È pieno di zecche in valsusa…
Purtroppo hai ragione e il problema maggiore è che negli ultimi anni ci sono moltissime persone anche con bambini che hanno iniziato a frequentare sentieri di montagna ma purtroppo non hanno la minima idea di cosa rischiano e nessuno fa nulla e non diffondono informazioni valide
Il mio parere è che l’introduzione dei lupi in alta montagna sta facendo scendere a valle molti più Caprioli, cervi, cinghiali ecc.. di quanti ne scendessero fino 2/3 anni fa e tutti loro contribuiscono a lasciare molte più zecche( che oltretutto si moltiplicano in modo esponenziale e che non hanno molti nemici) di quante ne avevamo prima. Non credo affatto al discorso climatico, annate calde e molto afose ne abbiamo già avute tantissime, ma fino 5/6 anni fa era difficile vedere Caprioli e altri ungulati nei prati già a 4/500mt di altitudine perché restavano più in alto e quindi rilasciavano in alto anche le zecche, adesso in alto sono arrivati i lupi e loro scendono a valle e con loro tantissime zecche, ma tanto tra qualche anno avremo anche i lupi nei parchi paesani perché ovviamente seguiranno gli ungulati, ma tanto come sempre fino a quando non sorgeranno serissimi problemi nessuno prenderà seri provvedimenti purtroppo è poi sarà troppo tardi.