Approvati gli ordini del giorno presentati dal Presidente del Consiglio regionale Stefano Allasia e dal Capogruppo della Lega Salvini Piemonte Alberto Preioni per l’Istituzione di due Zone Franche in Valsusa e in Val d’Ossola.
“Il territorio della Valsusa – ha ricordato nel suo intervento il leghista Valter Marin, valsusino, Presidente della Seconda Commissione e primo Sottoscrittore dell’Ordine del Giorno Allasia – è di fatto la principale “Porta d’Italia” verso l’Europa nord-occidentale. Ma dopo un ciclo economico caratterizzato dalle grandi strade napoleoniche e dal primo Traforo del Frejus sono subentrati periodi in cui la struttura economica si è fatta progressivamente più debole. Il risultato è una deindustrializzazione che negli ultimi trent’anni ha prodotto effetti durissimi, aggravati da una progressiva delocalizzazione di un tessuto produttivo un tempo una eccellenza a livello nazionale nel territorio transfrontaliero e nel Briançonese, complice anche un costo dell’energia che è del 25% inferiore rispetto al Piemonte”.
“Il Pil pro capite – ha ricordato ancora Marin – è inferiore ai 15.000 euro, tanto che la Valle è stata riconosciuta come area depressa della Regione Piemonte, senza che i grandi investimenti infrastrutturali invertissero questa tendenza. In questo quadro si inserisce l’azione meritori del comitato “Pro Zona Franca Extradoganale Valle di Susa”, che da mesi si riunisce quasi settimanalmente per chiedere iniziative concrete volte alla sua rinascita. Per questi motivi chiediamo alla Giunta e agli assessori competenti di sensibilizzare il Governo affinché valuti l’istituzione di una Zona Franca oppure, in subordine, ogni provvedimento utile al fine di uscire dallo stato di crisi economica in cui versa da tempo”.
“Parallelamente – ha quindi aggiunto il Capogruppo Alberto Preioni nel suo intervento – come Lega vogliamo rivendicare l’istituzione di una Zona Franca anche in Val d’Ossola. Negli anni, tutto l’arco alpino è stato di fatto tutelato, vuoi con le Regioni autonome o le Province a statuto speciale o appunto con l’istituzione di Zone Franche come a Livigno, mentre la Val d’Ossola continua a patire un gap importantissimo, innanzitutto con la vicina Svizzera. Il reddito medio di un cittadino elvetico è infatti di 81.000 franchi, contro i nostri 23.000 euro: è quini comprensibile che un operaio, un infermiere o un altro lavoratore specializzato sia invogliato ad andare a lavorare oltreconfine, andando però a impoverire irrimediabilmente il nostro tessuto produttivo. A questo poi si aggiunge il fatto che la Val d’Ossola, come la Valle Anzasca, la Valle Antrona e la Val Bognanco, si trovi in un’area interna che nei decenni ha conosciuto un progressivo spopolamento”.
“L’impegno che quindi chiediamo con forza a questa giunta – ha concluso Preioni – è di accogliere la nostra proposta di istituire una Zona Franca in Val d’Ossola e avviare un iter come quello già intrapreso per il riconoscimento dello status di Zona Economica Speciale, con riduzioni fiscali per abbassare il gap salariale dei lavoratori del Vco rispetto a quelli svizzeri. Con la Zona Franca, infatti, non si pagherebbe più l’Iva, garantendo un’attrattività simile a quella che ha già fatto le fortune di Livigno e andando a rimodulare la pressione fiscale sul modello di quella elvetica, dove non supera il 25%”.
La madre dei Gabriele 2 è sempre incinta 🙁
Questa idea piace, ma è solo pubblicità finché non verrà attuata.
Questo andava chiesto almeno 20 anni fa.
Andava fatto.
Specchietto per le sardine che continuano ad abboccare alle sirene dei flagelli d’Italia e Roma ladrona.
Di queste cazzate sulla zona franca ridono persino i vostri colleghi leghisti a Roma. Siccome il governo fascio-leghista è un disastro su tutta la linea, con una gestione del PNRR imbarazzante, non vi resta che promettere nuove sciocchezze.
Mi sembra di percepire una certa dose di rosicamento.Solo un cicinin…
Solo leghisti come te possono andare dietro a certe sparate sulla zona franca che in Valsusa si sentono fin dal progetto AlpeTunnel del 1992.
“Il Pil pro capite – ha ricordato ancora Marin – è inferiore ai 15.000 euro, tanto che la Valle è stata riconosciuta come area depressa della Regione Piemonte, senza che i grandi investimenti infrastrutturali invertissero questa tendenza. ”
Quindi anche Marin ammette che le grandi infrastrutture non portano ricchezza diffusa.
Infatti deputati, senatori, alte cariche dello stato e super paperoni vari italiani i loro casali e le loro ville d’ epoca di famiglia mica le hanno in valle di Susa o nelle periferie delle grandi città. Loro scelgono zone amene, bucoliche prive di qualsiasi infrastruttura o grande opera : i cucuzzoli delle langhe, le colline del senese, Capalbio ecc.ecc. E’ un loro vizio: devastare casa d’ altri e proteggere i propri investimenti immobiliari. Lo stesso Draghi ( è cosa risaputa ) possiede il casale di famiglia a Città della Pieve , mica a 2 passi da un comodo aereoporto, o svincolo o stazione dell’ alta velocità…..
Comunque sia l’ idea della zona franca, secondo il mio parere, non è così assurda come può sembrare ai più.
Condivido in pieno l’analisi del signor Mauro Galiano. Nel 2001 la Regione Piemonte ha riconosciuto la Valle di Susa come area depressa. Forse andava fatta all’epoca meglio tardi che mai.
Bisogna ricordare che in Italia ci sono 44 zone franche più altre nuove Zone Logistiche Semplificate.
Il Comitato Pro Zona Franca Extra-doganale Valle di Susa sta lavorando per ottenerla per tutta la popolazione senza distinzioni.